Questa mattina, nella nuova sede dell’Associazione Proprietari-Casa Confedilizia, è stato presentato un nuovo elemento d’arredo e, nello specifico, si tratta di un bellissimo quadro del pittore piacentino Bruno Grassi.
Un quadro realizzato con la tecnica dell’olio su tela, dal quale si rileva la matrice surreale padana in cui si inscrive gran parte dell’opera di Grassi il quale, diverse volte, ha mostrato attenzione alle figure femminili in primo piano. Inoltre alcuni elementi di esecuzione rimandano ad una valenza simbolista che si può notare dalla rappresentazione dell’ambientazione, uno squarcio di luce in un cielo cupo, ma, soprattutto, nell’elemento naturale, posto a fianco del volto della ragazza, il ramo su cui poggia l’uccellino, realizzato con grande raffinatezze di esecuzione e i cui particolari sono molto dettagliati, così come lo è la capigliatura della ragazza.
All’evento hanno partecipato (nella foto) diversi Soci con il Presidente Mischi, l’avv. Sforza Fogliani, il Direttore Mazzoni, l’avv. Coppolino, il rag. Guglielmoni e il dott. Maiavacca.
Bruno Grassi
BIOGRAFIA: Bruno Grassi, piacentino di origine, è un artista noto e multipremiato nonostante la sua abitudine a una vita appartata (“amo i percorsi artistici solitari”). Ha studiato all’Istituto d’arte “Gazzola” di Piacenza sotto la guida di Luciano Ricchetti (a sua volta sodale di Mario Cavalieri) e dello storico dell’arte Ferdinando Arisi. Grassi, ogni anno, durante tutto il suo corso al “Gazzola”, è sempre stato premiato come migliore allievo dell’Istituto. Nel contempo, si è diplomato in corno presso il Conservatorio musicale “Nicolini” di Piacenza. Lui stesso commenta: “La ragione di questi miei due studi apparentemente così diversi è dovuta al fatto che sono da sempre legato alle forme e alle armonie. Forme e armonie che ho poi voluto sempre riproporre nei miei quadri”. La famosa “scuola pittorica di Piacenza” ha due veri capostipiti: Luciano Ricchetti (sironiano) e Osvaldo Bot (marinettiano). Dal primo esce Bruno Grassi e dal secondo Gustavo Foppiani. Ognuno, poi, con la loro nidiata di epigoni.
Bruno Grassi è stato scoperto, giovanissimo, da Ettore Gianferrari, il grande gallerista milanese titolare dell’omonima galleria di Via del Gesù che lo ha subito voluto fra le firme della sua prestigiosa scuderia di artisti. Ha riscosso la stima del critico Marco Valsecchi, curatore di Biennali a Venezia, che gli tributò il Premio nazionale Bolaffi Arte. Nel 2002 è stato premiato come miglior pittore dell’anno dalla sezione italiana del Pen Club International.
E’ stato inserito anche tra gli artisti nella recente mostra sul “Surrealismo padano” da De Chirico a Ligabue, curata da Vittorio Sgarbi. “ Credo di far parte a pieno titolo del surrealismo emiliano” dice Bruno Grassi “ un surrealismo che viene da lontano, molto prima che Andrè Breton lo codificasse in Francia”. Il surrealismo emiliano infatti, come rileva Vittorio Sgarbi, nasce addirittura con l’Ariosto, si afferma sulla scena internazionale con De Chirico e De Pisis e, passando per Ligabue e Foppiani, è ancora attivo e presente nel panorama artistico con firme molto significative tra le quali, appunto, anche quella di Grassi. E’ un surrealismo con mille teste ma con un’anima sola, frutto di una terra febbrile, carnale, vitalista e visionaria.
Piacenza 3 febbraio 2017