Pugni (M5S): “Ambiente: coraggio, si cambia!”

Riceviamo e pubblichiamo.

Radio Sound

La campagna elettorale sta per chiudersi ma noi, da qualche anno, siamo impegnati a farci delle domande e darci delle risposte. Risposte chiare e concrete a domande che da troppo tempo sono le stesse, domande da troppo tempo ignorate dalle amministrazioni che si sono susseguite.

La madre di tutte le domande è perché la questione ambientale, dalla qualità dell’aria che respiriamo alla gestione dell’ecosistema urbano, venga sistematicamente ignorata e presa sottogamba? La risposta più ovvia e rassicurante sarebbe l’ignoranza ma purtroppo crediamo non sia cosi e che il punto sia un altro. Tutto gira intorno alla difesa di interessi individuali e di una politica della minima spesa massima resa che tanti danni ha fatto nella gestione del verde urbano.

L’assessore di turno si vanta di aver piantato un albero per ogni nuovo nato; questo ci fa sorridere amaro perché basta girare per la città per trovare alberelli secchi o peggio esemplari di svariate decine di anni orrendamente capitozzati e destinati a senescenza precoce. Che fare? La mappatura del verde ed un disciplinare serio ci permetterebbero di pianificare un Piano di Verde Urbano Trentennale ponendo attenzione alla fruibilità e alla difesa della biodiversità senza tralasciare il lato estetico. Un albero capitozzato entra precocemente in senescenza e diviene pericoloso, inoltre, a fronte di un apparente risparmio immediato, accumula debito negli anni per porre rimedio a questa cattiva gestione.

La vecchia politica racconta la storia dell’inceneritore, dimenticandosi di specificare che comunque nel 2020 (o qualche anno dopo deroghe permettendo) l’attuale termovalorizzatore, ormai obsoleto, non potrà più bruciare rifiuti solidi urbani ma solo rifiuti speciali provenienti da fuori provincia. Quindi tenere in vita il termovalorizzatore serve solamente a garantire fatturato ai gestori sulla pelle dei cittadini. Che fare? Aumentare la raccolta differenziata, non solo a parole, per arrivare alla fatidica soglia (oltre il 73%) che ci permetta di gestire nella maniera più sostenibile il rifiuto di fine ciclo. Bisogna anteporre l’interesse e la salute dei cittadini a tutto il resto.

Sentiamo parlare di nuove aree logistiche quando è palese che ci sono intere lottizzazioni ancora da costruire e numerose aree industriali da riqualificare. Che fare? Dire no a nuovo consumo di suolo e prodigarsi per fare tutto il possibile ed essere attori protagonisti nella rinascita delle aree dismesse riqualificandole secondo standard europei di qualità e attrattività.

Non esiste un piano urbano di mobilità sostenibile che pianifichi il traffico e la circolazione dei veicoli quando diverse città l’hanno sperimentato con risultati molto buoni. Pensate che in via XX Settembre per esempio non si può circolare in sella alla bicicletta ma i vari player delle consegne a domicilio la percorrono con furgoni enormi più volte al giorno per la consegna di una busta! Nelle città evolute d’Europa gli stessi operatori, il più delle volte multinazionali, sono obbligati, senza battere ciglio, ad usare mezzi elettrici nei centri storici…

Senza dimenticare lo stato e la qualità delle nostre piste ciclabili, l’assenza di parcheggi scambiatori (ad esclusione dello stadio Galleana), gli orti urbani e soprattutto la mancanza di una visione complessiva del problema che permetta di coordinare risorse umane ed economiche per il raggiungimento dell’obiettivo di avere una Piacenza più verde, più evoluta, più vivibile e più attrattiva.

I nostri volti non campeggiano su vecchi autobus a gasolio che sbuffano gas di scarico per le vie della città o su ogni testata giornalistica online. Le nostre risorse economiche sono limitate ma sfidiamo chiunque ad aver investito quanto noi in termini di tempo, passione, competenze, lavoro e coraggio.

Auspichiamo che i cittadini siano consapevoli che è arrivato il momento di voltare pagina. Voltare pagina guardando al futuro, della citta e dei nostri figli.
Il candidato Sindaco e la sua lista.