L’arresto cardiaco colpisce 1 persona ogni 8 minuti in Italia. Sono 60.000 le vittime di arresto cardiaco ogni anno nel nostro paese (400.000 in Europa ogni anno), la sopravvivenza è inferiore al 10%, per il fisiologico “ritardo” (rispetto alla patologia) dell’arrivo dei soccorsi, che mediamente in una città piccola come Piacenza è 8 minuti (area urbana). Sono i dati resi noti questa mattina, sabato 24 marzo, in occasione della manifestazione organizzata da Progetto Vita lungo viale Dante, nel quartiere più cardioprotetto d’Italia. Vari i motivi che hanno spinto Progetto Vita a questo evento: intanto festeggiare i vent’anni dalla nascita dell’associazione, ma soprattutto sensibilizzare la cittadinanza sull’utilizzo del defibrillatore e rimarcare il concetto di liberalizzazione degli apparecchi salvavita: in altre parole, con i moderni defibrillatori è possibile agire sulla persona colta da arresto cardiaco in modo facile e senza danni collaterali sul paziente: “Le persone devono poter utilizzare il defibrillatore anche senza aver seguito il corso o aver acquisito il patentino” sostiene Daniela Aschieri. Per questo motivo lungo viale Dante sono state disposte circa venti postazioni con manichini ad hoc, per permettere ai passanti di provare con mano l’utilizzo dello strumento salvavita. Erano presenti tutti questa mattina, autorità civili e militari, rappresentati dal prefetto Maurizio Falco, premiato dall’associazione per il suo impegno: “Sono tornato a Piacenza da poco tempo e vi posso assicurare che l’impegno di Progetto Vita è conosciuto e apprezzato anche nelle altre province. E’ una vera eccellenza di cui i piacentini devono andare fieri”. Progetto Vita, si diceva, compie vent’anni, nasce infatti nel 1998 con l’obiettivo di portare i defibrillatori là dove si verifica l’arresto cardiaco per potere essere utilizzati in attesa dell’arrivo dell’ambulanza. Questa nuova tecnologia infatti non richiede competenze specifiche. Il defibrillatore semiautomatico (DAE) può essere usato da chiunque: il DAE esegue la diagnosi di arresto cardiaco automaticamente (riconosce la aritmia chiamata fibrillazione ventricolare che sottende l’arresto cardiaco nei primi minuti dal suo inizio) e solo in questo caso) si predispone per erogare lo shock elettrico, che in altro modo non può essere erogato. Nessuna responsabilità quindi dell’operatore che lo utilizza: l’atto diagnostico e la responsabilità della erogazione della scarica elettrica è dello strumento (legalmente della ditta costruttrice) che si predispone s0lo ed unicamente in caso di reale necessità. La scarica elettrica (cosiddetto shock) è l’unica terapia che interrompe la fibrillazione ventricolare. Per fare questo però bisogna intervenire entro i primissimi minuti. Ogni minuto che passa dallo svenimento (se è dovuto ad un arresto cardiaco) le probabilità di sopravvivenza scendo del 10%. In pratica dopo 5 minuti avremo 50% di probabilità di salvare la vittima, dopo 00 minuti 0%. Il massaggio cardiaco effettuato prima dell’arrivo del defibrillatore fa recuperare 2-3 minuti preziosi in attesa dell’arrivo del DAE.
A Piacenza 107 persone sono ad oggi state salvate da arresto cardiaco, grazie a questi strumenti dislocati in città e provincia. La sopravvivenza da arresto cardiaco a Piacenza è salita dal 6% al 41% se interviene sul posto un defibrillatore pubblico o una pattuglia delle forze dell’ordine. Tutte queste persone hanno ripreso la loro vita normale. Un dato ancora più rilevante: la sopravvivenza da arresto cardiaco negli impianti sportivi a Piacenza è altissima: 90% delle persone colte da arresto cardiaco si riprendono quando viene utilizzato un DAE presente sul posto (ci saranno 2 persone salvate il giorno 24 alla cerimonia). Oggi, in tutta la provincia di Piacenza, sono stati collocati 812 defibrillatori: 214 in luoghi pubblici, 232 in aziende sul luogo di lavoro, 153 in impianti sportivi, 68 negli istituti scolastici, 87 in carico alle forze dell’ordine (Polizia di stato, Municipale, Carabinieri, Guardia di finanza, polizia provinciale, polizia stradale, polizia penitenziaria, allievi della scuola di polizia), 58 nei condomini, 50 quelli posizionati nel quartiere viale Dante e limitrofi, per creare il primo quartiere cardioprotetto d’Europa (l’80% degli arresti cardiaci si verifica a casa). “Ne mancano ancora 100 rispetto al progetto ideato, che installeremo entro fine anno” commenta la dottoressa Daniela Aschieri. Questa mattina, circa 60 studenti delle scuole superiori con i loro insegnanti si sono dislocati in 16 postazioni per insegnare in tre mosse ad applicare il DAE. “Sarà il 118 con i suoi operatori a guidare telefonicamente chi ha bisogno di usare il DAE senza avere fatto corsi specifici, in modo che chiunque lo possa prendere e servirsene” spiega il responsabile del 118 di Area Vasta Ovest Adriano Furlan.
“Questa è una campagna che da anni portiamo avanti per liberalizzare l’uso del defibrillatore indipendentemente dall’avere fatto corsi specifici. In questo momento la legge 120 del 2001 cita che “… chiunque può usare un defibrillatore semiautomatico, se ha fatto un corso specifico e ha ottenuto la conseguente autorizzazione del 118 di competenza territoriale”. In realtà questa legge ha fortemente limitato la diffusione della cultura della defibrillazione (sono stati creati corsi lunghi e costosi, che poco si addicono alla reale necessità richiesta dallo strumento per potere essere utilizzato). In Europa la maggior parte delle nazioni ha liberalizzato l’uso del DAE: Francia, Spagna tra le altre hanno liberalizzato questo impiego del DAE senza corsi, questo è quello che vogliamo fare in Italia, partendo dalla esperienza di Piacenza dove si salvano oltre il 40% delle persone colpite da arresto cardiaco se un DAE è vicino” conclude Aschieri.