Profughi a Breno, Lega Nord: “Scritta da condannare, ma siamo vicini ai residenti”

«Il razzismo non è mai giustificabile, né da una parte né dall’altra. Ciò non toglie che la mala gestione del fenomeno migratorio – subita anche in Valtidone – sia folle e insostenibile». È questa la sentenza della sezione di Borgonovo della Lega Nord sui fatti accaduti a Breno, dove un gruppo di residenti ha barricato con un muro di balle di fieno una struttura destinata ad accogliere quindici migranti africani gestiti dalla cooperativa Ippogrifo.

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«La scritta apparsa sui muri, cioè “No ai neri” è sbagliata – commenta il Carroccio – giudicare una persona per il colore della pelle, nel ventunesimo secolo, è demenziale. In questo caso, perciò, il nostro “No” non va a chi è “diverso”. La nostra opposizione va al sistema di integrazione – anzi di disintegrazione sociale – voluto dal Partito Democratico e dai burocrati di Bruxelles. Condannando il gesto razzista compiuto da pochi, ribadiamo la vicinanza agli abitanti di Breno e ai tanti cittadini che, con determinazione, non sottostanno a questa vergognosa politica migratoria che mira solo ad ingrassare le casse di soggetti privati e cooperative».

«Solo un governo scollegato dalla realtà quotidiana delle persone può prevedere che a Breno, una frazione di Borgonovo con appena cinquanta anime, debbano essere collocati quindici richiedenti asilo, oltretutto con un preavviso minimo e lasciando l’amministrazione comunale con le mani legate, assoggettata alla Prefettura. Fondi pubblici a pioggia vengono impiegati per “sfamare” la macchina dell’immigrazione illegale e per la gestione di presunti profughi, i quali spesso sono persone di cui non conosciamo né l’identità, né la provenienza, né la storia, molte volte prive di un banale profilo sanitario. Soldi che, evidentemente, non sono stati trovati per le famiglie piacentine in difficoltà, né per i giovani senza lavoro o per gli anziani. Anche questa, a sua volta, rappresenta una forma di razzismo. Così facendo – conclude la Lega Nord – nelle attuali condizioni di povertà diffusa in cui giace il Paese, si alimentano le diseguaglianze e le lotte tra gli ultimi, compiendo una sorta di sostituzione etnica di massa priva di qualsiasi norma e controllo».