Come prologo alla XVI edizione del Premio Anmil, conferimento che viene assegnato a chi nella propria professione o vita personale si è dedicato alla difesa dei diritti dei disabili, alla ricerca scientifica, all’integrazione degli invalidi nella società, a tutti quei temi che Anmil, Associazione che tutela gli infortunati sul lavoro, nonché orfani e vedove dei caduti, difende da più due settant’anni, domani a Milano una delegazione di Anmil Piacenza incontrerà il grande fotografo internazionale Sebastiao Salgado ed a lui consegnerà il riconoscimento “come lettera d’amore dedicata ad un grande uomo, prima ancora che grande fotografo, ed al suo inestimabile impegno civile, morale ed etico, a favore della dignità dei cittadini del pianeta. Per chi crede nei valori dell’uguaglianza e della giustizia sociale, le sue immagini, emozionanti, strazianti, bellissime, sono il più potente antidoto all’indifferenza e il suo viaggio un esempio da onorare”.
Sebastiao Salgado nasce in Brasile nel 1944. Si forma come economista prima in Brasile poi in Francia. Agli inizi degli anni ‘70, mentre lavorava per l’Organizzazione Mondiale del Caffè, inizia ad interessarsi alla fotografia. Da passione amatoriale, in breve tempo la fotografia diventa una vocazione e un progetto di vita. Salgado trova subito una nicchia di cui diventa protagonista, documentando come i cambiamenti ambientali, economici e politici condizionano la vita dell’essere umano. Ha lavorato su molti dei principali conflitti degli ultimi 25 anni, ma la sua opera più famosa rimane probabilmente “La mano dell’uomo”, un colossale progetto sull’uomo e sul lavoro, realizzato in 6 anni attraverso 26 paesi, una delle più importanti opere fotografiche del dopoguerra. A metà degli anni ‘90, profondamente toccato dalla crudezza delle scene viste durante il genocidio in Ruanda, Salgado decide di dedicarsi ad un progetto ambientale presso l’hacienda di famiglia in Brasile. Contemporaneamente, sposta la sua attenzione di fotografo sulle tematiche ambientali, ed inizia a lavorare al progetto “Genesis” che lo porterà ad abbandonare le sue caratteristiche di ritrattista, ed a realizzare un colossale omaggio al Pianeta, rappresentando animali e paesaggi non ancora contaminati dal progresso umano. Questa trasformazione nella sua carriera, è raccontata splendidamente nel film-documentario “Il sale della Terra”, di Wim Wenders.
Salgado ed il lavoro. Con la fine del ‘900, i lavori tradizionali e manuali iniziano rapidamente a sparire, soppiantati progressivamente dall’avvento delle nuove tecnologie. “La mano dell’uomo” è un grande omaggio alla condizione umana ed al lavoro, che Salgado realizza raccontando per immagini questo passaggio epocale. Dalle miniere d’oro del Brasile ai pozzi di petrolio del Golfo Persico, dalla Manica alle miniere di zolfo Indonesiane, Salgado è sempre lì, pronto a immortalare in 35 mm il dramma e la disperazione ma soprattutto, la dignità dei lavoratori. Salgado era considerato un ottimo fotogiornalista fino alla pubblicazione de “La mano dell’uomo”, ma quest’opera colossale lo ha collocato in una dimensione ancora più ampia. Le fotografie di Salgado esprimono tutta la loro potenza sia sulla carta stampata che sulle pareti di una galleria d’arte, caratteristica che contraddistingue i grandi fotografi. I suoi soggetti non sono mai ripresi con uno sguardo paternalistico ma sempre con una naturale ed istintiva empatia. Per quanto possa essere emotivamente coinvolto, le foto di Salgado risultano comunque distaccate ed obbiettive. L’“occhio fotografico” di Salgado si adatta senza problemi ai ritratti individuali come alle fotografie di gruppo, alla fotografia industriale come ai paesaggi.
Salgado e la polio.
In un mondo sconvolto e dilaniato dalla guerra, l’Iniziativa per lo sradicamento globale della polio sembra un raro e prezioso esempio di ciò che si potrebbe realizzare con il lavoro congiunto e armonico di tutti i paesi del mondo, coalizzati contro un comune nemico. Salgado ha viaggiato a lungo attraverso cinque diversi paesi per fotografare la campagna internazionale, cominciata nel 1988, per sradicare la polio definitivamente nel 2005. Il fotografo ha documentato l’enorme lavoro, fatto di generosità e dedizione, compiuto da volontari e professionisti per superare ostacoli come i conflitti armati, l’estrema povertà, la terribile siccità che affliggono India, Pakistan, Somalia, Sudan e la Repubblica Democratica del Congo. “Nel mio lavoro – così ha scritto Salgado – ho documentato terribili atrocità… oppressioni causate a volte dagli stessi esseri umani… Il gigantesco sforzo per sradicare la polio è riuscito a rinnovare, in me, la speranza, la fede nella possibilità di trovare delle soluzioni”: La polio sarà solo la seconda malattia nella storia dell’uomo, dopo il vaiolo, ad essere debellata con una campagna sanitaria pubblica.
“Siamo davvero onorati che una personalità di tale profilo etico e professionale – sottolineano Giovanni Ferrari, presidente Anmil Piacenza e Bruno Galvani, presidente Fondazione Anmil onlus, impegnati insieme a tutta l’Associazione ad organizzare la sedicesima edizione del Premio Anmil – accetti il nostro piccolo riconoscimento. Questo nostro gesto vuole davvero essere una lettera d’amore verso un uomo che ha speso tutta la sua vita ed il suo talento per la dignità dei cittadini del nostro pianeta. Quando poi si è occupato degli ultimi lavoratori del mondo, o del dramma della poliomielite in Africa, ci ha obbligati a fare i conti con le nostre coscienze ed a riflettere sui valori dell’uguaglianza e giustizia sociale, che in troppe parti del mondo sono dimenticati. Salgado, a nostro avviso, è veramente un esempio per l’intera società. Ancora una volta vogliamo ringraziare la Fondazione di Piacenza e Vigevano, la Banca di Piacenza e Bulla Sport Wear, che ormai da anni sono al fianco di Anmil nell’organizzazione del nostro premio”.
Il premio sarà consegnato a Milano venerdì mattina alle 11,30 presso Forma Meravigli, dove per la prima volta a livello internazionale, sarà allestita la mostra Kuwait. Un deserto in fiamme di Sebastião Salgado.
Nelle quindici passate edizioni del Premio Anmil, numerosi ed illustri sono stati i premiati: Ken Loach (regista), Luis Sepulveda (scrittore), Dario Fo e Franca Rame (autori ed attori), Nazionale Cantanti, Alex Zanardi (sportivo), Vittorino Andreoli (Psichiatra), Associazione Vialli e Mauro Onlus, Gianluca Zambrotta (sportivo), Candido Cannavò (giornalista e scrittore), Marco Paolini (autore ed attore), Vauro (vignettista), Don Mazzi (sacerdote), Striscia la Notizia, Lorenzo Roata (giornalista sportivo), Maurizio Crosetti (giornalista sportivo) il Trio Medusa delle Iene, Giovanni Anversa (giornalista televisivo), Marco Berry (conduttore televisivo), TG3 Primo Piano, Claudio Arrigoni (giornalista), Giorgio Lambri (giornalista), Simona Segalini (giornalista), Giuseppe Pontiggia (scrittore), Pino Roveredo (scrittore), Massimo Carlotto (scrittore), Antonio Padellaro (giornalista), Fabrizio Gatti (giornalista), Paolo Berizzi (giornalista), Emiliano Fittipaldi (giornalista), Riccardo Bonacina (giornalista), Luigi Pelazza (Le Iene), Associazione Articolo 21, Tito Boeri (economista), Ottavia Piccolo (attrice) Emma Bonino, Stefano Rodotà, Gino Strada e i dottori o ricercatori: Marco Lanzetta, Renato Gilioli, Giorgio Brunelli, Giovanni Gaudino, Luciano Mutti, Umberto Veronesi, Angelo Vescovi, nonché numerose personalità piacentine.
L’iniziativa è organizzata in collaborazione con il Comune di Piacenza ed è sostenuta da Fondazione di Piacenza e Vigevano, Banca di Piacenza e Bulla Sport Wear. Per numerosi anni è stata inserita all’interno della prestigiosa cornice del Festival del Diritto.