“Pordenone: domande, dubbi e misteri”, letture teatrali nel convento dei frati minori

La Salita al Pordenone organizzata dalla Banca di Piacenza, le numerose manifestazioni collaterali che le fanno da corollario e il catalogo “Pordenone e la maniera padana”, hanno contribuito ad alzare il livello di conoscenza storico-artistico di Giovanni Antonio de’ Sacchis. Un patrimonio di informazioni in cui hanno trovato posto anche quelle notizie, forse meno ufficiali ma non per questo meno importanti, emerse nel corso dell’incontro intitolato “Pordenone: domande, dubbi e misteri”, svoltosi nei giorni scorsi nel chiostro del Convento di S. Maria di Campagna.

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Basandosi su scritti e ricerche di Argan, del Vasari, di Ferdinando Arisi, di padre Corna, del Campi, del Ridolfi, del Fiocco e sui Testi patristici degli Oracoli sibillini, Nando Rabaglia e Carolina Migli – con l’accompagnamento musicale alla chitarra classica di Antonio Amodeo, che ha eseguito brani del periodo rinascimentale – hanno offerto al numeroso pubblico presente notizie e curiosità sulla vita privata e sul carattere del Pordenone, ma anche sulla storia del tempio sacro di piazzale delle Crociate. Dall’olio miracoloso che sgorgava, già nell’anno Mille, nel luogo in cui oggi sorge la basilica, alle indulgenze plenarie concesse ai fedeli di S. Maria di Campagna dai pontefici Urbano II, Pasquale III, Innocenzo III e Gregorio X. Dagli esordi pittorici del grande artista friulano, agli affreschi ritrovati nell’abitazione della famiglia de’ Sacchis ed eseguiti, verosimilmente, durante gli anni della sua giovinezza, prima ancora di studiare le opere del Giorgione.
Le prime affermazioni artistiche con gli affreschi realizzati nel Duomo di Cremona, il dualismo con Tiziano negli ambienti veneziani, la chiamata di Girolamo Pallavicino per la chiesa di Cortemaggiore, l’amicizia con il giureconsulto Barnaba Dal Pozzo e la convenzione con i Fabbriceri di S. Maria di Campagna, datata 15 febbraio 1530, per eseguire gli affreschi della cupola. I tre matrimoni, il “carattere ruvido e rissoso” (sono parole del Vasari), la decisione di girare armato di spada dopo un violento litigio, il vezzo di dare le proprie sembianze ai santi e ai profeti dei suoi affreschi e l’ultima, in ordine di tempo, importante commissione ricevuta dal Consiglio dei Dieci di Venezia per affrescare il soffitto della biblioteca di Palazzo Ducale.

Il tutto, con un apprezzato taglio teatrale enfatizzato dalle capacità attoriali di Nando Rabaglia, dalla vellutata voce di Carolina Migli e dalle note uscite dalla chitarra di Antonio Amodeo.