Più autonomia legislativa, amministrativa e fiscale alla Regione in ambiti strategici per lo sviluppo del territorio quali: la tutela e la sicurezza del lavoro, l’istruzione tecnica e professionale e la formazione universitaria; l’internazionalizzazione delle imprese, la ricerca scientifica e tecnologica, il sostegno all’innovazione per i sistemi produttivi e per lo start up di impresa; il governo del territorio e la rigenerazione urbana, la tutela dell’ambiente e le infrastrutture; la tutela della salute. E, ancora: il coordinamento della finanza pubblica, la governance istituzionale e la partecipazione alla formazione e all’attuazione del diritto dell’Unione europea. Un’autonomia aggiuntiva garantita da risorse finanziarie certe in cui ammontare sarà definite nel corso del negoziato col Governo e che saranno calibrate su funzioni e competenze concretamente assegnate dallo Stato all’Emilia-Romagna.
Questi, in sintesi, gli indirizzi della Giunta illustrati dal presidente della Regione, Stefano Bonaccini, nonché il contenuto della bozza di risoluzione sulla richiesta di autonomia la cui illustrazione in Aula è stata affidata al presidente della commissione Bilancio, affari generali e istituzionali, Massimiliano Pompignoli. La risoluzione impegna il presidente della Regione, Stefano Bonaccini, ad avviare, sugli ambiti evidenziati, il negoziato con il Governo ai fini della sottoscrizione dell’intesa, ai sensi dell’articolo 116 della Costituzione, che porterà alla proposta di legge statale per riconoscere alla Regione Emilia-Romagna “ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia”. Il disegno di legge passerà quindi alle Camere, ove, per l’approvazione, è prevista la maggioranza assoluta dei componenti. Il presidente Bonaccini ha ricordato come il Dettato costituzionale consenta l’attribuzione alle Regioni con i conti in ordine, come l’Emilia-Romagna, di ulteriori margini di autonomia attraverso una legge dello Stato approvata a maggioranza assoluta, sulla base di un’intesa con il Governo.
La richiesta di competenze legislative e amministrative differenziate – ha spiegato il capo dell’esecutivo regionale – è finalizzata “fatta salva l’unità nazionale, a realizzare forme di autonomia rafforzata per il sistema territoriale regionale, con l’obiettivo di acquisire una più estesa autonomia in ambiti cruciali per lo sviluppo del territorio senza, però, scadere nella richiesta di statuto speciale”. Per quanto riguarda la copertura finanziaria delle funzioni ulteriormente richieste – ha sottolineato Bonaccini – la Regione intende proporre la propria compartecipazione al gettito dei tributi erariali riferibili al proprio territorio, da definire in sede di negoziato con il Governo, senza introdurre alcun tributo ulteriore. Infine, ha ribadito il proprio impegno a tenere costantemente informati i consiglieri sull’andamento del negoziato col Governo.
“Attraverso la Costituzione, intendiamo fare ciò che in Italia non è mai stato fatto: chiedere e ottenere maggiore autonomia per l’Emilia-Romagna, per poter gestire direttamente competenze in materie cruciali come lavoro e formazione; imprese, ricerca e sviluppo; sanità e tutela della salute; territorio, riqualificazione e rigenerazione urbana, ambiente. Senza chiedere più soldi allo Stato centrale, bensì trattenendo alla fonte, qui, una parte delle risorse generate nel nostro territorio, risorse, lo abbiamo dimostrato diventando la regione che cresce di più nel Paese e aprendo la strada a più di un provvedimento nazionale, che siamo certi sapremo utilizzare al meglio per migliorare ulteriormente i servizi forniti ai cittadini, continuare a crescere e creare occupazione. Una proposta che vede due punti fermi: l’unità nazionale, per noi sacra e intoccabile, e il fatto che non chiediamo di diventare una nuova Regione a Statuto speciale. E a chi chiede addirittura di dividere la nostra regione, creandone due separate, dico che noi oggi non diciamo no alla Romagna, ma diciamo sì all’Emilia-Romagna, perché insieme, in una regione unita e fatta di valori e saperi unici, non temiamo nessuno fra la aree più avanzate in Europa e nel Mondo”.
Il presidente della Regione, Stefano Bonaccini, apre il dibattito in Assemblea legislativa sul Documento di indirizzi approvato dalla Giunta regionale per l’avvio del percorso necessario al riconoscimento di una maggiore autonomia per l’Emilia-Romagna. Un obiettivo perseguito ricorrendo alla Costituzione, che all’articolo 116, comma III, consente l’attribuzione alle Regioni a statuto ordinario di ulteriori “forme e condizioni particolari di autonomia” attraverso una legge dello Stato approvata a maggioranza assoluta, sulla base di un’intesa fra il Governo e la Regione interessata.
Oggi l’Aula consiliare è chiamata a discutere e approvare una proposta di risoluzione, esaminata in commissione Bilancio, affari generali e istituzionali, che impegna il presidente Bonaccini ad avviare il negoziato con il Governo ai fini della sottoscrizione dell’intesa prevista dall’articolo 116.
E nel pomeriggio di ieri è arrivato il via libera al Documento della Giunta dalle parti sociali riunite nel Patto per il Lavoro, col quale l’esecutivo regionale ha fin dall’inizio condiviso la proposta per chiedere al Governo maggiore autonomia. In queste settimane, infatti, sulle quattro aree tematiche si sono confrontati altrettanti gruppi di lavoro, coordinati dagli assessori competenti, e numerose indicazioni avanzate nell’ambito del Patto.
“Vogliamo arrivare al confronto con il presidente del Consiglio con una proposta la più condivisa possibile dalla società regionale- prosegue Bonaccini- e voglio ringraziare i componenti il Patto per il Lavoro – sindacati, imprese, enti locali, atenei, associazioni del Terzo settore – per ciò che abbiamo costruito insieme in queste settimane. Così come ringrazio i Gruppi consiliari per il confronto vero che c’è stato nelle Commissioni e oggi in quest’Aula: sono arrivate critiche e proposte migliorative, ma al di là delle posizioni politiche mi chiedo se non vi siano le condizioni per una condivisione, nel merito, della proposta, per presentarci davanti al presidente del Consiglio e chiedere, insieme, maggiore autonomia per l’Emilia-Romagna”.
“Attraverso l’articolo 116- sottolinea il presidente della Giunta- la Costituzione offre una opportunità alle Regioni virtuose, e l’Emilia-Romagna, ribadisco, lo è: abbiamo i conti in ordine e numeri che sotto il profilo economico e sociale ci pongono ai vertici nazionali ed europei. Rispettiamo la decisione di Veneto e Lombardia, fare un referendum è pienamente legittimo, ma il giorno dopo dovranno avviare l’identico nostro percorso, quello previsto dalla Costituzione. Viceversa, noi vogliamo creare le condizioni che portino alla crescita del territorio, contribuendo così in modo diretto anche alla crescita dell’Italia, del sistema Paese, chiudendo una proposta seria e concreta, fatta di contenuti e non di promesse irrealizzabili. Mi auguro che il Governo ci ascolti, così come siamo consapevoli che sia necessario arrivare a una legge approvata dalle Camere a maggioranza assoluta, ma quella che abbiamo intrapreso- chiude Bonaccini- è una strada che vogliamo percorrere fino in fondo”.
Tarasconi e Molinari (Pd): “L’Emilia-Romagna è pronta alla sfida dell’autonomia”
“La Regione Emilia-Romagna è pronta alla sfida dell’autonomia”. Ne sono convinti i consiglieri regionali Pd Katia Tarasconi e Gian Luigi Molinari, favorevoli alla proposta di potenziamento dell’autogoverno del sistema territoriale regionale. “Condividiamo – spiegano – il percorso finalizzato all’acquisizione di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia, ma senza derive secessioniste e restando, a scanso di equivoci, una Regione a statuto ordinario”, puntualizzano gli esponenti Pd. “Sì, perché – incalzano i consiglieri piacentini – i quesiti referendari di Lombardia e Veneto non hanno senso: ciascuna Regione può ricorrere all’articolo 116 della Costituzione che formalmente consente questo iter, senza dover arrivare a spendere risorse per il referendum. Nel dibattito politico è come se chiedessero che Lombardia e Veneto diventassero a Statuto speciale”. In altre parole: “la linea assunta dai governatori leghisti Zaia e Maroni, che si avvalgono delle forme di consenso popolare in modo strumentale, è inutile e non ha ragione d’essere, infatti l’Emilia Romagna ha scelto la via negoziale indicata dalla stessa Corte costituzionale senza ricercare plebisciti propagandistici che, al di là dell’esito, nulla aggiungeranno a quanto già previsto. Ci venga quindi spiegata – continuano Tarasconi e Molinari – la necessità di spendere cifre esorbitanti che oscillano tra i 30 e i 50 milioni di euro per ritrovarsi nella stessa condizione di partenza, con l’avvio dell’iter procedurale contemplato regolarmente per qualunque Regione ne faccia richiesta così come sta facendo la nostra. Perché appare quasi scontato che vincerà il Sì: perché mai un cittadino non vorrebbe avere più autonomia e più risorse per beneficiare di ulteriori servizi?”
“La nostra Regione – affermano – ha le capacità per gestire bene, talvolta meglio, alcuni settori: abbiamo avviato l’iter di confronto con le altre forze politiche e crediamo che lo sviluppo del territorio in ambiti cruciali come lavoro e internazionalizzazione delle imprese, welfare e sanità, formazione e istruzione possa beneficiare di un cambio di passo emancipandosi dal Governo centrale. È tutto interamente basato su una idea di sviluppo, attraverso una programmazione più circoscritta alle esigenze della Regione, in modo che ci sia una gestione delle risorse meglio ponderata”.
“Non abbiamo quindi alcuna titubanza nell’affermare che siamo pronti alla sfida; un percorso – spiegano – che si concluderà nella seduta assembleare del 3 ottobre con il voto su una risoluzione, fondamentale per conferire al presidente Bonaccini piena facoltà nell’avviare il negoziato col Governo. Scontato dirlo: gli approcci di valore sull’autonomia sono completamente diversi rispetto ad altri gruppi assembleari, ma l’auspicio – dicono – è che le altre forze politiche non innalzino barricate e condividano tale proposta. Tutto questo potrebbe essere quanto mai utile per andare, ad esempio, verso un’integrazione dei sistemi di istruzione professionale e formazione professionale così come, nell’ambito delle politiche per il lavoro, per legare le misure passive, di competenza dello Stato, a quelle attive, di competenza regionale”.
Secondo i consiglieri piacentini, sarà preziosa un’autonomia aggiuntiva in ambiti quali la rigenerazione urbana, l’antisismica, la tutela del territorio e dell’ambiente con la programmazione degli investimenti infrastrutturali. “Si tratta di fare proposte concrete su cui stiamo lavorando, in attesa che ci sia poi il via libera dal Parlamento”