“Non ci è stata fornita l’opportunità di aprire un tavolo di discussione, pericoloso lasciare che l’amministrazione comunale proceda senza un confronto aperto e senza che tutti i cittadini di Piacenza siano coinvolti”. A parlare è il comitato “Salva Raffalda” che si oppone alla collocazione di una nuova piscina al Polisportivo di Largo Anguissola, progetto che prevede, secondo gli attivisti, l’eliminazione della piscina Raffalda.
“E’ bene ricordare che da tempo il Comune persegue l’obiettivo di eliminare la piscina Raffalda, inizialmente con finalità speculative, poi rientrate nelle dichiarazioni ufficiali, e che comunque, per perseguire tale obiettivo, ha sempre cercato di dimostrare all’opinione pubblica che l’impianto fosse fatiscente e la sua gestione onerosa. Va chiarito che la spesa sostenuta per l’impianto Raffalda non è dovuta a maggiori costi di gestione ma semplicemente all’obbligo imposto dall’amministrazione al gestore di cedere il 90% degli spazi acqua alle società sportive” commenta il comitato.
“Perché si vogliono concentrare nell’area polisportivo tutti gli spazi acqua di Piacenza? Per il nuoto libero e i corsi nuoto non sarebbe forse più opportuno puntare a una miglior distribuzione degli stessi, come già nella situazione attuale? Sanno i cittadini di Piacenza che con l’accentramento il Comune si andrebbe ad indebitare per 600.000 euro all’anno per ben venti anni?”
Il comunicato del Comitato Salva la Raffalda
Quando la rappresentanza del Comitato Salva la Raffalda ha partecipato nel luglio 2016 alla presentazione in Sant’Ilario del progetto di una nuova piscina da collocarsi al Polisportivo, le criticità dell’impostazione del medesimo ci parvero tante e tali da farci ritenere la proposta difficilmente realizzabile. Sembrava rinnovarsi il tentativo da parte dell’amministrazione comunale di soddisfare le aspettative e le richieste del nuoto agonistico e delle società di pallanuoto, dimostrando a parole l’impegno e l’interessamento al problema. Non fu pertanto manifestata da parte del Comitato una esplicita opposizione, per non apparire in atteggiamento prevenuto e per favorire l’apertura a dibattere con la stessa amministrazione di più idonee soluzioni.
Nel frattempo, mentre in consiglio comunale il tentativo di far procedere il progetto suscitava svariate opposizioni, non ci è stata fornita l’opportunità di aprire un tavolo di discussione sull’argomento, mentre su altre iniziative il comune si prodiga per dare un’idea di apertura e di partecipazione.
Riteniamo pericoloso oggi lasciare che l’amministrazione comunale proceda in tale iniziativa senza un confronto aperto e senza che tutti i cittadini di Piacenza siano coinvolti e resi partecipi e consapevoli sia dell’inutile e gravoso impegno economico affrontato dal Comune, sia delle innumerevoli contraddizioni del progetto stesso.
Fra queste riteniamo opportuno evidenziare gli aspetti eclatanti e più immediatamente rilevabili:
La planimetria del progetto presentato già esprime da sola una estrema forzatura nel voler inserire un ulteriore edificio, con i volumi e le dimensioni necessari ad ospitare la nuova piscina di 33 m, fra le strutture già presenti al polisportivo. Si sono dovuti limitare al minimo gli spazi interni intorno alla piscina e ciò non ha comunque evitato la necessità di addossare tutti gli edifici, deturpando totalmente l’area verde e gli spazi aperti del polisportivo e compromettendo l’attuale buona fruibilità estiva della piscina scoperta. Chiediamo al Comune di esporre un plastico del progetto per consentire a tutti di manifestare una inevitabile disapprovazione. Non ci vogliono architetti esperti per cogliere lo scempio che si è osato pensare.
Sanno i cittadini di Piacenza che il Comune si andrebbe ad indebitare per 600.000 euro all’anno per ben venti anni? E si tratta di un progetto di project financing che lascia comunque esposto il Comune a rischi di ulteriori richieste di intervento economico senza limiti predeterminati.
Perché si vogliono concentrare nell’area polisportivo (tra l’altro non troppo distante dalla Farnesiana) tutti gli spazi acqua di Piacenza? Per il nuoto libero e i corsi nuoto non sarebbe forse più opportuno puntare a una miglior distribuzione degli stessi, come già nella situazione attuale?
E’ bene ricordare che da tempo il Comune persegue l’obiettivo di eliminare la piscina Raffalda, inizialmente con finalità speculative, poi rientrate nelle dichiarazioni ufficiali, e che comunque, per perseguire tale obiettivo, ha sempre cercato di dimostrare all’opinione pubblica che l’impianto fosse fatiscente e la sua gestione onerosa. Va chiarito che la spesa sostenuta per l’impianto Raffalda non è dovuta a maggiori costi di gestione ma semplicemente all’obbligo imposto dall’amministrazione al gestore di cedere il 90% degli spazi acqua alle società sportive.
L’impianto Farnesiana invece non pesa sulle casse comunali ma costituisce un introito, in quanto il gestore può rivendersi gli spazi acqua ai privati ed è libero di organizzare in proprio corsi o altre attività per la totalità del tempo di apertura dell’impianto senza vincoli o limitazioni.
E’ strano che si sia sempre inteso ingannare i cittadini con questa visione distorta e strumentale.
Nulla in contrario al fatto che il Comune supporti le attività agonistiche acquatiche, Pallanuoto compresa, nell’ambito del sostegno che il Comune è in grado di assicurare a tutto lo sport piacentino. Tutti coloro che gravitano sulla Raffalda hanno sempre rinunciato a spazi di nuoto libero a favore dei ragazzi della Pallanuoto e il quartiere ha sempre dimostrato di accogliere favorevolmente anche le animate partite domenicali. Nel corso degli anni sono state presentate varie idee, realizzabili con investimenti economici notevolmente più contenuti (copertura piscina scoperta, dimensionamento a 33 metri di quella coperta del Polisportivo o eventualmente della stessa Raffalda), ma il Comune continuava ad aver un solo obiettivo smantellare la Raffalda. Ci chiediamo sempre con preoccupazione: perché?
Tra l’altro nel momento in cui ci fosse anche una nuova piscina strutturata per la Pallanuoto e dedicata per il 90% agli allenamenti ed alle attività agonistiche, la Raffalda come oggi la Farnesiana, potrebbe rappresentare un introito per le casse comunali, perché già da ora i gestori si sono dichiarati interessati al proseguimento della gestione. Invece sembra che fra le clausole del Project Financing per la nuova piscina il Comune abbia accettato, o forse proposto, il vincolo dell’eliminazione della Raffalda dallo scenario degli spazi acqua comunali. E invece sarebbe comunque auspicabile mantenere la disponibilità di ulteriori ore per il nuoto libero per tutti i cittadini. I dubbi e le perplessità intorno a queste scelte si ampliano e sarebbe opportuno che qualcuno rispondesse alle domande che sorgono rispetto a tale poco lineare scenario.
Tra l’altro occorre considerare che gli operatori che attualmente hanno in gestione le piscine comunali stanno ben operando e riescono a dare un servizio di buon livello, nonostante il rinvio di interventi anche minimali a cui il Comune dovrebbe provvedere al posto di progetti faraonici e sproporzionati. La disponibilità di tempi di apertura allargati anche per la Raffalda ha immediatamente dato riscontri positivi in termini di maggior affluenza e quindi di introiti.
Di contro il Comune ha invece richiesto un aumento delle tariffe di ingresso per nuoto libero. Non certo su pressione dei gestori attuali, ma quasi a soddisfare anticipatamente le richieste di una nuova potenziale gestione. L’ idea di concentrare tre piscine nella stessa area, sembra quasi pensato per favorire il titolare del progetto di project financing, che a quel punto incamererebbe anche la gestione delle due piscine già esistenti. Ma, ci chiediamo, può un progetto di tale rilevanza essere condizionato da tali questioni, ignorando invece gli aspetti urbanistici più significativi?
Chiediamo con forza al Comune di confrontarsi e di aprire un tavolo di discussione. Non è pensabile caricare un simile debito ventennale sulle spalle dei cittadini in un periodo di grave congiuntura che vede tagli su servizi essenziali, senza l’adeguata trasparenza e facendo emergere troppi dubbi su contenuti e finalità dell’operazione.
Su un tema così importante ribadiamo ci debba essere vera partecipazione.