Condannato a 4 anni e 8 mesi Moustafa Elshennawi, 23enne egiziano residente a Belgioioso (Pavia) accusato di aver preso parte agli scontri durante il corteo antifascista del 10 febbraio scorso a Piacenza. Sarebbe stato proprio Elshennawi ad aggredire il brigadiere capo del Battaglione di Bologna, Luca Belvedere: il militare era caduto a terra durante una colluttazione e una decina di manifestanti ne avevano approfittato per iniziare un pestaggio in piena regola.
In particolare il 23enne sarebbe il soggetto ripreso in video mentre colpisce ripetutamente il carabiniere con il suo stesso scudo, sottrattogli pochi istanti prima durante i tafferugli. Si tratta di un lavoratore nela campo della logistica, residente a Belgioioso ma domiciliato a Piacenza e iscritto al sindacato Si Cobas.
La richiesta del pm Emilio Pisante, appunto la pena di 4 anni e 8 mesi, era stata ritenuta esagerata dall’avvocato difensore del manifestante, Eugenio Fosco, ma è stato ritenuto adeguato dal giudice Stefania Di Rienzo.
Bergonzi (Pd): “Bene la condanna”
Bene la condanna al violento che picchiò un carabiniere in occasione del corteo del 10 Febbraio scorso; dimostra che le pene ci sono e si possono comminare.
L’’aggressione di un rappresentante delle forze dell’ordine rappresenta un atto di particolare gravitá, cui occorre rispondere con fermezza e senza sconti.
Naturalmente, chiunque sia la vittima, chi si rende responsabile di atti di violenza non deve poter restare in libertà per un periodo congruo, ma ciò a maggior ragione quando la violenza è volta contro chi opera al servizio dei cittadini; chi li difende ha diritto ad essere ancor più tutelato proprio in ragione del delicato e prezioso compito che è chiamato a svolgere a beneficio della collettività. “Guai a chi tocca una divisa” deve essere un messaggio chiaro ed inequivocabile per tutti. In questa occasione ritengo opportuno ancora una volta elogiare e ringraziare le forze dell’ordine, che, unitamente al Signor Prefetto, meritano un plauso per la riconosciuta professionalità e per l’encomiabile dedizione con le quali garantiscono al nostro territorio un elevatissimo livello di sicurezza, dando sempre e comunque il massimo. Per mantenerlo, la salutare capacitá di indignazione dei piacentini sarà sempre, un’ottima alleata dell’imprescindibile opera degli uomini in divisa.
Il sindacato SIAP: “Quattro anni e otto mesi dovrebbero essere normalità e non stupore”
Quattro anni e otto mesi di detenzione per aver usato violenza fisica contro un uomo dello Stato che stava operando per garantire l’ordine e la sicurezza pubblica al fine di consentire il libero esercizio del dissenso democratico, non dovrebbe creare stupore, ma dovrebbe essere la normalità. Anzi, per quanto mi riguarda, rivedendo le immagini violente e notando con quanta durezza si colpisce un uomo in divisa mentre è a terra – uno contro cento – sono anche pochi. Quell’uomo in divisa, insieme a tutti i colleghi, erano li per far rispettare le regole democratiche , quelle costituzionali; di quella costituzione che si invoca solo quando fa comodo per difendere, ad esempio, la norma costituzionale dell’antifascismo utilizzando, però, in violazione della costituzione stessa, metodi violenti e facilmente accostabili al fascismo stesso e al regime comunista. Estremismi che spesso sono figli della stessa mentalità violenta e totalitaria. È questa la strada da seguire contro chi usa violenza nei confronti della donne e uomini dello Stato nell’esercizio delle loro funzioni democratiche e, vorremmo, che in tutto ciò, non sia fatto un solo passo indietro neanche per prendere la rincorsa. Le lievi pene inflitte nel tempo, come si è potuto notare nei fatti di cronaca, hanno consentito, a troppi teppisti e delinquenti, di usare violenza e minacciare anche di morte nei confronti di chi è chiamato a garantire la sicurezza dei cittadini. Pertanto, noi del Siap, speriamo che per il futuro siano poste in essere pene ben più consistenti utili a consentire un servizio a beneficio della comunità ben più incisivo. Se così non sarà, prima o poi, saremo noi costretti a manifestare davanti ad un carcere per chiedere che chi ha usato violenza contro uomini e donne delle istituzioni intenti a difendere gli altri , stia dentro le mura e le inferriate delle carceri italiane afinchè , finalmente, possa essere sconveniente delinquere.