A Piacenza i rifiuti di altre province, Dosi: “Un passo avanti”. Critici Legambiente, M5S e Forza Italia

“Raddoppia il servizio di teleriscaldamento a servizio della città di Piacenza, con un impatto ambientale positivo importantissimo. Questo il risultato raggiunto al termine di un percorso rigoroso di valutazione di impatto ambientale della termovalorizzazione e della rete di teleriscaldamento che ha avuto un iter approfondito e meticoloso, avviato il 4 agosto 2015, quasi due anni fa. Con la conclusione della Via e la nuova autorizzazione che ne deriva, si scrive l’ultima pagina del percorso intrapreso, portandolo a termine. L’Amministrazione comunale ha partecipato portando il proprio contributo tecnico per assicurare ogni garanzia sulla qualità e l’efficienza degli impianti interessati dal processo autorizzativo”. Commenta così il sindaco Paolo Dosi dopo la Conferenza dei Servizi che si è svolta ieri, martedì 16 maggio. Si è richiesto da più parti che il Sindaco intervenisse per interromperlo, cosa che non è nel suo potere. L’indirizzo politico in materia è costituito evidentemente dagli strumenti di pianificazione regionale e territoriale ed è a questo che occorre fare riferimento, insieme alle posizioni che il consiglio comunale ha espresso nel corso degli anni sul tema. A questi elementi gli amministratori ed i tecnici del Comune di Piacenza si sono sempre strettamente attenuti. Secondo la direzione indicata dal piano regionale, puntiamo a valorizzare le opportunità dell’economia circolare spostando l’attenzione dalla termovalorizzazione al recupero di calore e quindi al riciclo. Un altro passo avanti per un territorio, quello piacentino, che si è già reso autonomo nello smaltimento dei rifiuti (inclusa l’assenza totale di discariche) grazie alle strategie implementate in questi anni, non soffre crisi che sono sistematiche in altri territori anche molto vicini e privi di impianti, ed ha un termovalorizzatore tecnologicamente ineccepibile, ben gestito e ben controllato sul quale i cittadini possono fare totale affidamento”.

Radio Sound

Critiche però si levano da più parti. “La conferenza dei servizi ha accolto la richiesta di IREN. A Piacenza pertanto si bruceranno rifiuti speciali provenienti da fuori città. Una decisione arrogante e contraria al buon senso comune” commenta Andrea Pugni, candidato sindaco del Movimento 5 Stelle: “Il M5S, nell’aula comunale, ha presentato negli anni scorsi numerosi interventi in merito alla tutela della salute e al miglioramento della qualità dell’aria, compresa la richiesta, non accolta, di chiusura nel 2020 dell‘inceneritore di Piacenza. Vogliamo spegnere l’inceneritore in quanto, ricordiamolo, è uno dei più vecchi e obsoleti presenti in regione. La decisione di oggi al contrario ne perpetua la vita arrecando un grave danno alla salute della popolazione soprattutto attraverso la combustione di rifiuti speciali. I rifiuti speciali sono quelli derivanti dalle attività agricole e agro-industriali, dalle attività di demolizione, costruzione e scavo, dai prodotti delle lavorazioni industriali, artigianali, commerciali, sanitarie, dalle attività di recupero e smaltimento come ad esempio i fanghi prodotti dalla potabilizzazione dell’acqua, gli scarti legati al trattamento delle acque e alla depurazione delle acque reflue, i rifiuti prodotti dalle attività di abbattimento dei fumi. Nei prossimi anni verranno bruciati 120mila tonnellate di rifiuti l’anno, senza tener conto, dell’impegno e della virtuosità dei cittadini di Piacenza nella attività di differenziazione degli stessi. Tanto più virtuoso sarà il risultato conseguito dai cittadini nella riduzione del rifiuto indifferenziato urbano tanto più aumenterà l’incenerimento di rifiuti speciali provenienti da chissà da dove. Noi non crediamo che l’impegno dei cittadini nella differenziazione dei rifiuti meriti un tale “premio”. Perché invece non decidere l’introduzione della tariffazione puntuale e la “raccolta spinta” finalizzata allo spegnimento di una delle due linee dell’inceneritore? Purtroppo interessi diversi hanno decretato di collegare l’inceneritore al teleriscaldamento; ciò comporterà inevitabilmente un sodalizio a tempo indeterminato con buona pace di ambiente e salute pubblica. Volontà e politica lungimiranti e coraggiose avrebbero potuto portarci a soluzioni virtuose come ad esempio la creazione di un centro di trattamento meccanico-biologico a freddo, in cui ridurre ulteriormente i rifiuti utilizzando tecnologie all’avanguardia e già sperimentate altrove con successo. Si è invece preferito privilegiare l’interesse privato a quello pubblico. Siamo in campagna elettorale e recentemente abbiamo notato come tutti si scoprano ambientalisti ed ecologisti. Fioccano da parte delle forze politiche proclami, dichiarazioni di intenti e belle promesse, salvo poi agire in modo contrario a quanto dichiarato. Noi la battaglia per l’ambiente e la qualità dell’aria la sosteniamo da sempre e continueremo a farlo”.

Dubbi anche da parte di Fabio Callori, vice coordinatore di Forza Italia: “Nella seduta del 16 maggio, in occasione del Consiglio Locale di ATERSIR Piacenza, sono state presentate le linee guida del bando di gara europeo per la scelta del prossimo gestore dei rifiuti sul territorio piacentino. E’ stata elaborata una proposta ma occorre un’attenta valutazione di alcuni punti prospettati primo fra tutti quale sarà esattamente il ruolo rivestito da ATERSIR locale. Nel bando presentato esiste anche l’incognita relativa al personale che sarà riassunto dalla ditta aggiudicataria della gara; tale aspetto deve invece essere tenuto in assoluta considerazione con la garanzia della tutela di tutti gli attuali lavoratori. Ritengo che il parere dei Sindaci, frutto di attento e scrupoloso lavoro svolto sui territori oltre che conseguenza dell’esperienza maturata a contatto con l’ambiente, debba essere tenuto in totale considerazione; è, invece, un parere solo consultivo che può essere completamente stravolto dall’Amministrazione Regionale a cui spettano le decisioni definitive. Tale Istituzione, da sempre, opera scelte secondo propri criteri di opportunità politica e non sulla base delle necessità dei territori. La Regione, infatti, ha già deciso che entro il 2020 il termovalorizzatore piacentino brucerà tutti i rifiuti speciali della regione. E’ estremamente importante, invece, ascoltare e seguire la volontà degli Amministratori che in prima linea quotidianamente operano per il meglio delle loro comunità. Il Consiglio d’Ambito di ATERSIR, che rappresenta l’organo di indirizzo politico – amministrativo di primo livello dell’Agenzia, è composto dai Sindaci dei capoluoghi di provincia e il Primo Cittadino di Piacenza riveste un ruolo importante perché è portavoce del territorio piacentino; in realtà l’attuale Sindaco di Piacenza non se ne è mai fatto né carico né portavoce e le decisioni Regionali sono state sempre accettate senza replica. Bisogna invertire tale tendenza, nel Consiglio d’Ambito di ATERSIR deve essere presente un Sindaco che difenda la sua città e che dica NO quando è necessario. Ritengo quindi che i Sindaci debbano avere più potere decisionale nello specifico argomento e non debbano accettare condizioni imposte dalla Regione Emilia Romagna soprattutto alla luce del fatto che la gestione dei rifiuti sarà vincolante per i futuri 15 anni”.

Critica anche Legambiente: “Non c’era nessun motivo per chiudere, a tutti i costi e a pochi giorni dalle elezioni, la conferenza dei servizi con una autorizzazione che apre le porte alla possibilità per l’inceneritore di Piacenza di bruciare rifiuti speciali provenienti da tutta la regione e l’Italia intera nonché condizionare il riscaldamento delle nostre abitazioni ai rifiuti di altri, collegandolo al teleriscaldamento. La cosa più semplice che Legambiente aveva richiesto agli attori presenti alla conferenza, ma soprattutto al Comune di Piacenza, direttamente interessato non solo per la presenza sul suo territorio dell’impianto ma anche perché in piena campagna elettorale, era quella di rinviare la decisione sulla possibile autorizzazione alla nuova amministrazione eletta, per permettere un approfondimento e l’individuazione di un percorso utile e partecipato per l’intera cittadinanza. Una richiesta non solo dettata da motivi di ovvia opportunità, ma soprattutto di democrazia visto che i cittadini, a breve, avranno la possibilità di scegliere, anche in base ai diversi programmi elettorali, quale soluzione poter dare al problema dei rifiuti e quale progetto seguire, probabilmente diverso da quello dell’amministrazione uscente. Invece no, ancora una volta ha prevalso, su un tema di vitale importanza per la città e la provincia di Piacenza, l’arroganza e la volontà di porre i cittadini di Piacenza di fronte ad un fatto compiuto che sarà di ostacolo a qualunque altra soluzione più virtuosa ed economicamente sostenibile della gestione dei rifiuti.
Nel merito delle richieste di Iren siamo più volte intervenuti dimostrando tutte le incongruenze e i pericoli derivanti dal proseguire in un cammino, quello dell’incenerimento, che non solo falsa il ciclo virtuoso dei rifiuti verso il recupero, ma crea problemi anche per la salute dei cittadini che vivono in un’area già pesantemente inquinata anche per effetto dell’impianto di Borgoforte che dista poche centinaia di metri dal centro storico. Ma quello che, in questa fase, ci preoccupa maggiormente è la miopia di una amministrazione che, sul tema dei rifiuti, ha totalmente sposato la logica di una azienda quotata in borsa il cui vero obbiettivo, peraltro lecito, è quello di fare utili, senza porsi invece altri traguardi ben più importanti nella direzione della tutela della salute dei propri cittadini, del recupero di materia e di quell’economia circolare che porterebbe maggiori posti di lavoro rispetto all’inceneritore e di cui tutti, Regione in primis, non perdono occasione per vantarsi, disattendendone però poi i principi in sede di autorizzazioni.
Piacenza ha bisogno di ben altro che bruciare rifiuti: ha bisogno di chiudere ambientalmente ed economicamente il ciclo dei rifiuti attraverso una forte diminuzione della loro produzione, una raccolta differenziata spinta attraverso un sistema domiciliare che possa raggiungere e superare l’ 80, 90% con tariffa puntuale, e poi riutilizzare quel poco che rimane attraverso impianti di trattamento diversi dall’inceneritore, come le fabbriche dei Materiali, impianti di recupero di materia dal rifiuto residuo post differenziata. Tuttavia, nonostante questa decisione che complica le cose, vogliamo pensare che una rinnovata presa di coscienza dei cittadini, sempre più sensibili al problema dell’ambiente, sia in grado di motivare la prossima amministrazione, di qualsiasi colore sia, affinché possa essere intrapreso quel cammino virtuoso che ci porti, coerentemente con gli indirizzi europei e la legislazione regionale, a quel traguardo di economia circolare di cui la riduzione e riutilizzo dei rifiuti debba e possa essere il primo e sostenibile obbiettivo.
Non si pensi che questa “scellerata” decisione possa farci desistere dal continuare un forte impegno sul problema rifiuti ed inceneritore, chiamando i piacentini a pronunziarsi su un problema che coinvolge direttamente la salute, l’ambiente e l’economia della nostra città”.