L’etichetta di origine obbligatoria della pasta e del riso farà uscire dall’anonimato 14 milioni di quintali di grano e 450mila quintali di riso prodotti in Emilia Romagna. È quanto afferma Coldiretti ricordando che è scattato ieri, martedì 13 febbraio, l’etichettatura obbligatoria del riso e da oggi, mercoledì 14 febbraio, quella della pasta.
“L’etichetta di origine obbligatoria che permette di conoscere l’origine del grano impiegato nella pasta e del riso – afferma il direttore di Coldiretti Piacenza Giovanni Luigi Cremonesi – mette fine all’inganno dei prodotti importati, spacciati per nazionali, in una situazione in cui un pacco di pasta su tre è fatto con grano straniero, come pure un pacco di riso su quattro senza che questo fosse fino ad ora indicato in etichetta”.
Coldiretti ricorda che l’etichettatura è una scelta applaudita dal 96% dei consumatori che chiede venga scritta sull’etichetta in modo chiaro e leggibile l’origine di tutti gli alimenti e confermata in Italia anche dal Tar del Lazio.
Un provvedimento importante anche per valorizzare la qualità della produzione piacentina: nella nostra provincia sono circa 5.500 gli ettari coltivati a grano duro.
In Emilia Romagna – ricorda Coldiretti regionale – il provvedimento interessa 30mila aziende che producono grano su una superficie di 324mila ettari per un valore di 340 milioni di euro e riso su una superficie di 8.000 ettari, per un valore di 25 milioni di euro.
Secondo quanto previsto dal decreto le confezioni di pasta secca prodotte in Italia –prosegue Coldiretti – dovranno d’ora in poi avere obbligatoriamente indicato in etichetta il nome del Paese nel quale il grano viene coltivato e quello di molitura. Se proviene o è stato molito in più paesi possono essere utilizzate, a seconda dei casi, le seguenti diciture: paesi UE, paesi NON UE, paesi UE E NON UE. Inoltre, se il grano duro è coltivato almeno per il 50% in un solo Paese, come ad esempio l’Italia, si potrà usare la dicitura: “Italia e altri Paesi UE e/o non UE”.
“Finalmente – ha concluso Cremonesi – sarà possibile sapere se la pasta che somministriamo ai nostri figli contiene il glifosate. E’ molto importante sostenere con la trasparenza scelte di acquisto più consapevoli da parte dei consumatori”.