Strumenti per la ricerca attiva di un impiego, informazioni per muoversi nella giungla della legislazione italiana sul lavoro e una formazione generale che aiuti a difendersi da forme di sfruttamento e dal lavoro nero. Ha questi (e altri) obiettivi il progetto presentato ieri in Camera del Lavoro di Piacenza “Da ospiti a cittadini”, realizzato grazie alla collaborazione tra la Cgil di Piacenza e l’ufficio stranieri, il servizio orienta lavoro (Sol) e la Lia, una società che gestisce una piccola struttura di accoglienza con 25 ospiti nel comune di Castellarquato.
“Il nostro lavoro, finisce esattamente quando c’è più bisogno di integrazione: quando i ragazzi ottengono i documenti e devono lasciare la struttura di accoglienza. Con questo protocollo d’intesa, vogliamo dare loro strumenti per una ricerca attiva di lavoro” hanno spiegato ieri Manuela Calza, della Segreteria della Cgil, Alessandro Pigazzini della Lia, alberto Zucconi, responsabile Sol Cgil e Bruno Carrà dell’ufficio stranieri.
“Che cos’è un contratto di lavoro, che tutele ci sono, qual è la differenza tra dipendente e socio di una cooperativa di servizi: si è parlato di questo e molto altro negli incontro che abbiamo organizzato da gennaio a oggi” ha spiegato Calza. “Noi abbiamo messo a disposizione i mediatori culturali, in modo che tutti potessero apprendere queste informazioni, anche chi è arrivato da poco. E la Cgil ha messo a disposizione competenze e funzionari”.
Hanno fatto parte del percorso formativo cittadini ospiti a Piacenza provenienti da Togo, Burkina, Mali, Guinea, Niger, Gambia e Pakistan.
“Le politiche di respingimento sono sbagliate da un punto di vista etico, e non portano risultati: è come svuotare il mare con un cucchiaino. Progetti come questo sono importanti per un cambiamento di tipo culturale – ha detto Calza – dobbiamo cambiare il racconto dell’immigrazione, per contrastare quelle posizioni politiche che cavalcano le paure e fomentano le divisioni”.
“L’impegno della Cgil è rivolto a un obiettivo: far sì che anche il nostro territorio resti umano, e rimanere umani vuol dire occuparci di tutte le persone in difficoltà. Oltre ai precari, ai pensionati con la minima e alle persone in cassa integrazione e i disoccupati, dentro al nostro orizzonte ci sono anche i migranti. Anche per questo rivolgiamo un appello alle municipalità del territorio: si riapra il tavolo prefettizio sull’immigrazione, e chiediamo ai comuni di aderire al sistema sprarr, che permette una accoglienza più trasparente e integrata con politiche di cittadinanza, al di là dell’emergenza.
I protagonisti dell’incontro hanno sottolineato un altro aspetto che in questi giorni sta preoccupando il mondo dell’accoglienza: il codice fiscale per i richiedenti asilo. “Siamo d’accordo con la posizione dell’associazione giuristi per l’immigrazione: l’Agenzia delle Entrate ha inviato una circolare in cui si dice che i richiedenti asilo non hanno un codice fiscale, ma un codice numerico temporaneo di dodici cifre. Il problema è che i sistemi informatici pubblici e privati non riconoscono ancora questo cambiamento. Per la residenza, ad esempio, stiamo registrando tante incognite, e i casi di omocodia non aiutano. E’ un problema che va affrontato in tempi brevi”