Riceviamo e pubblichiamo la nota firmata da Silvia Felice, presidente dell’associazione Arca di Noé, in merito ai recenti casi di “presunti attacchi al bestiame da parte del lupo, per confutare le dichiarazioni rilasciate a riguardo da Coldiretti”.
Capita, recentemente, di vedere pubblicate notizie di presunti attacchi di lupi a danno di capi allevati in zone agro-silvestri. Episodi che dividono l’opinione pubblica in fazioni avverse. Da un lato chi si schiera in difesa del lupo, anche in considerazione della ragionevole prevedibilità di dinamiche predatorie nella lotta per la sopravvivenza, dall’altro chi individua nel lupo un nemico pericoloso da eliminare a qualunque costo e, allo scopo, trova gioco facile a sfruttare siffatti eventi per alimentare e diffondere una psicosi collettiva. Nel mezzo le istituzioni le quali, nel proprio ruolo di mediazione dei contrapposti interessi, spesso propendono per soluzioni che non compromettano gli equilibri del consenso elettorale. Di qui il recente tentativo di governo che, con il sostegno di molte regioni, sta tentando di reintrodurre nell’ordinamento giuridico l’abbattimento selettivo del lupo.
Prendiamo le mosse da alcuni articoli pubblicati il 29 ottobre scorso che, nel dare la notizia di alcune pecore morte in località Poggio di Bettola per presunto attacco di lupi, imprimono al resoconto giornalistico un taglio allarmistico, anche attraverso la scelta di un titolo che condanna il lupo a priori. ”Lupi attaccano allevamento, 4 pecore sbranate” è il titolo che apre alcuni dei servizi in cui non solo la figura dell’allevatore ed il suo rapporto con le pecore vengono idealizzati in chiave edulcorata, quasi a voler mistificare l’inesorabile sorte di questi animali sfruttati a scopo produttivo, ma addirittura si paventa il rischio di future aggressioni ai danni dell’uomo.
Facciamo esplicito richiamo agli studi scientifici ed alle note conoscenza etologiche sul lupo, in primis, per denunciare l’assoluta infondatezza di questo timore, essendo il lupo una specie schiva e timorosa che la storia, anche contemporanea, ci consegna come vittima di spietato bracconaggio piuttosto che come reale pericolo per l’uomo.
Secondariamente per sollecitare ad una seria riflessione sui reali motivi sottesi all’aggressione del bestiame da parte del lupo. Secondo gli studiosi questi attacchi sono da ricercare anche nella destrutturazione gerarchica del branco, indebolito dalla perdita degli esemplari uccisi illegalmente dall’uomo. Ne deriva la scelta da parte del lupo, di un tipo di predazione più facile, ai danni di animali mansueti.
Denunciamo con forte preoccupazione la pretestuosità della recente campagna mediatica di avversione nei confronti del lupo, il quale oltre a non costituire minaccia per l’incolumità umana, non è neppure sempre responsabile dei danni cagionati agli allevatori, che, in ogni caso, possono accedere ai vigenti meccanismi risarcitori.
Invochiamo, inoltre, una maggior correttezza deontologica da parte dei giornalisti nel trattare tematiche come la presente che, per l’insita complessità, richiederebbero approfondimenti scientifici e statistici piuttosto che un facile sensazionalismo basato sull’effetto intimidatorio della sugestione di scenari catastrofici.