In occasione dell’80esimo anniversario dalla morte di Giuseppe Ricci Oddi, l’omonima galleria ricorda il suo fondatore con una cerimonia che si svolgerà presso il cimitero urbano lunedì 23 ottobre a partire dalle ore 16.
Il collezionista piacentino nasce il 6 ottobre del 1868 e a soli 14 anni perde il padre. Compiuti gli studi classici nel liceo cittadino, si iscrive alla facoltà di Giurisprudenza, prima presso l’Università di Torino e poi presso quella di Roma. Dopo la laurea torna a Piacenza per attendere all’amministrazione dei suoi beni, alla conduzione delle sue aziende agricole e dell’industria “Le officine meccaniche”.
Nel 1897, a 29 anni, ottiene dalla madre la piena disponibilità di tutto un piano del suo grande palazzo di via Poggiali come appartamento personale; quindi compra diversi mobili per arredarlo e anche due quadri di discrete dimensioni per dare “colore” al suo salotto: “Pecore tosate” di Filippini e “Dopo Novara” di Previati. Questo è l’inizio, quasi casuale, della collezione di opere d’arte , già segnato, però, dalla volontà di guardare oltre i confini municipali: i due quadri infatti non vengono acquistati a Piacenza, dove comunque operano artisti di fama consolidata, ma in un centro come Milano.
Con il passare degli anni, Ricci Oddi diventa un collezionista sempre più competente ed entusiasta, anche grazie ai numerosi consiglieri ed esperti d’arte che si susseguono al suo fianco: lo scultore Oreste Labò, lo storico dell’arte Leandro Ozzola, l’architetto Giulio Ulisse Arata, Laudadeo Testi, Carlo Pennaroli e tanti altri. Il piacentino concepisce l’ambizioso progetto di documentare lo sviluppo delle arti figurative in Italia (non senza alcuni significativi esempi stranieri) dal Romanticismo ai contemporanei, in modo che la sua raccolta diventi un punto di riferimento per artisti e critici che vogliano approfondire i loro studi.
Egli destina alla collezione di opere d’arte tutta la sua attenzione e le sue risorse finanziarie e quando, nel 1924, decide di donare la raccolta alla città, fa costruire a sue spese anche l’edificio atto a contenerla. Inoltre egli, nel suo testamento, lascia alla galleria tutto il denaro liquido, le azioni e persino i gioielli di famiglia, per permettere importanti acquisti che avrebbero integrato la raccolta dopo la sua morte e agevolato la gestione ordinaria della Galleria.
(Dal sito www.riccioddi.it)