“No al fanatismo vegano, rispetto per il nostro lavoro”, allevatori contro il film Food Revolution

Una trentina i presenti al sit-in organizzato questa sera dal consorzio La Carne Che Piace contro il «fanatismo vegano». In Largo Battisti, a pochi metri dalla proiezione del docufilm “Food Revolution” (incentrato sui danni che secondo il regista sarebbero provocati dagli allevamenti), rappresentanti e operatori del mondo agricolo hanno sorretto uno striscione con un messaggio inequivocabile: “Rispetto per il nostro lavoro. Tradizione, storia e qualità”.

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«Siamo qui per contestare chi da tempo mette in dubbio il ruolo centrale del comparto agricolo e zootecnico», ha dichiarato il presidente del consorzio Giampaolo Maloberti, una realtà che da anni promuove una filiera territoriale di qualità per bovini e suini. «Gli attivisti vegani vogliono far credere che tutti i mali del mondo, come l’inquinamento o l’immoralità, siano imputabili ai consumatori e produttori di carne. Bisogna rispettare il lavoro generazionale di chi ha fatto dei campi e dell’enogastronomia un indotto per numerose famiglie».

Presente anche Filippo Gasparini, presidente di Confagricoltura: «Nel corso della mia vita, non avrei mai pensato di dover manifestare in un Paese sviluppato per difendere l’attività agricola, che è alla base del progresso umano. Al bestiame e alla coltivazione corrisponde l’inizio della civiltà. Inoltre», ha aggiunto Gasparini, «l’agricoltura rappresenta una fondamentale fonte occupazionale per la nostra Provincia».

Nicolò Lavezzi, membro di giunta di Coldiretti, ha specificato che «chiunque è libero di mangiare ciò che vuole, ma nessuno può permettersi di attaccare l’agricoltura classica. Il nostro è un lavoro gravoso, che dura 365 giorni all’anno, soggetto alle condizioni meteorologiche e ostaggio di prezzi fermi da vent’anni. L’agricoltura dà un reddito ai nuclei famigliari e preserva il territorio».