E’ morto a Washington Michael Novak. Filosofo cattolico, era nato nel 1933. Il ricordo dell’avvocato Corrado Sforza Fogliani.
Lo ricordo quando venne a Piacenza; alcuni anni fa, per un confronto con l’Ambasciatore Romano. Duellarono signorilmente, su concetti che sembravano aerei ed erano invece concretissimi. Oggi, dopo Benedetto XVI, sono anche di grande attualità. Da posizioni moderate, Novak combatté costantemente, in tutta la sua vita, il weberismo e la concezione che il sistema di mercato – solitamente confuso con il capitalismo – sia congeniale al solo protestantesimo. “Lo studioso – ha scritto Carlo Lottieri – evidenziò, e dimostrò, che senza il cattolicesimo difficilmente l’Occidente avrebbe mai conosciuto quel peculiare dinamismo all’origine di tanti successi”.
Le pubblicazioni di Novak influenzarono fortemente il dibattito politico. Ma, allora, non eravamo – come oggi – in tempi di sconsiderato pauperismo, in tempi nei quali non si comprende che i meno agiati non li ha vestiti San Martino con tanti pezzi di mantello, ma la rivoluzione industriale. Allora, Reagan (quello contrastato da tutti i dem, quello che la nostra Rai definiva il cowboy, quello i cui voti provenivano “dal profondo Sud”: un film che ci tocca ai giorni nostri rivedere) era impegnato a rilanciare l’economia con il mercato e ad abbassare le tasse – è oggi ritenuto il miglior Presidente che abbiano avuto gli Stati Uniti negli ultimi tempi – proprio nello stesso momento in cui Giovanni Paolo II stava portando il suo attacco pacifico alla disumanità del totalitarismo socialista (che, poi, crollò su se stesso).
Oggi, certo, la situazione è diversa, e non solo perché non ci sono né Reagan né (san) Giovanni Paolo. E’ diversa anche perché, nel frattempo, lo Stato ha aumentato la propria invasività, la tassazione è diventata una rapina, la sovranità rappresenta una costante minaccia all’autonomia della persona, gli ordinamenti statuali producono – ovunque – deficit e spesa pubblica incontrollata, così rovinando prima di tutto i lavoratori anche se i demagoghi del populismo addebitano questi inconsulti risultati alla cattiveria dell’uomo in sé e cioè predicano essi stessi, senza accorgersene, contro il Vangelo. Invece, è solo ora di pensare seriamente a ritornare ai periodi, anche della nostra storia, caratterizzati dal pluralismo degli ordinamenti giuridici.