“Parlare di Eutanasiaè parlare del conflitto etico fra la ragione, la coscienza e il sentimento di pietà che ciascuno di noi ha o dovrebbe avere nei confronti dei propri simili, anche se molte persone sono , forse perché non conoscono approfonditamente il problema, schierate a favore dell’eutanasia stessa. Non è un problema facile da affrontare e da risolvere anche sul piano dell’etica e della bioetica, per non parlare del profilo religioso”. E’ il commento di Maria Lucia Girometta, consigliere comunale di Forza Italia.
“L’Eutanasia si articola in eutanasia attiva, eutanasia passiva e suicidio assistito. Non ci si può limitare all’approfondimento del concetto di eutanasia in senso stretto senza includere nell’analisi anche l’accanimento terapeutico e le cure palliative che sono ad essa strettamente connesse. L’Europa è molto interessata al problema e la legislazione straniera è abbastanza differenziata. Basta citare l’Olanda dove, nel 2000, il parlamento ha approvato, prima nazione al mondo, la legalizzazione vera e propria dell’eutanasia e, dal 1 aprile 2002. la legge è entrata effettivamente in vigore. In Italia abbiamo due punti di vista che possiamo considerare consolidati e inequivocabili: uno riguarda la legislazione attuale e l’altro la posizione della Chiesa cattolica. Per quanto riguarda la legislazione, in Italia l’eutanasia attiva non è assolutamente normata dai codici del nostro paese, ragion per cui essa è assimilabile all’omicidio volontario. Nel caso si riesca a dimostrare il consenso del malato si tratta di omicidio consenziente. Anche il suicidio assistito è considerato un reato. In Parlamento sono stati depositati diversi disegni di legge che riguardano questa materia: ce ne sono tendenti a legalizzare l’eutanasia e ce ne sono altri ( per fortuna ) che tendono a renderla ancora più difficile da GIUSTIFICARE”.
Il secondo punto di vista è quello della posizione cattolica. Secondo la Chiesa, infatti, la vita è stata donata da Dio che solo ne può disporre, ragion per cui l’eutanasia è un omicidio. Il “ no” all’eutanasia fa leva sulla persona come valore in sé, indipendentemente dalle sue capacità o dalle sue condizioni. La vita umana non è un bene “disponibile” ne da parte del paziente, che l’ha ricevuta né da parte del personale sanitario. L’eutanasia rappresenta una “deriva “ deontologicamente inaccettabile. E’ doveroso richiamare il pensiero di San Francesco, che non è un punto di vista religioso bensì “laico”, nel senso che l’esperienza di assistere e curare persone che soffrono molto, dà la capacità di affrontare la vita anche nel dolore, accettandola negli inevitabili limiti, compresa la morte vista come una porta sulla vita”.