Maloberti (La Carne Che Piace): “Nessuno può annullare il diritto a macellare gli animali”

«Nessuno, men che meno i poteri forti delle istituzioni europee, possono annullare il nostro diritto a macellare e allevare gli animali». Giampaolo Maloberti, presidente del consorzio di allevatori e macellai La Carne Che Piace, si dice «infastidito – così come i suoi iscritti – dal tentato indottrinamento dei mass media sulla bontà della dieta di “fanatismo vegano” o sull’ondata dei cibi non convenzionali, come gli insetti».

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«Gli insetti, quelli che i burocrati dell’Ue chiamano “novel food”, non possono rappresentare un’alternativa alla zootecnia, tacciando quest’ultima come fonte d’inquinamento globale. Quale sarebbe l’impatto ambientale di un allevamento di scarafaggi o cavallette su grande scala? Come si farà a garantire la tracciabilità del prodotto e le adeguate misure di sicurezza?».

«È vergognoso inoltre che i consumatori di carne vengano additati da qualcuno come criminali. Queste nuove dottrine alimentari, che annullano la tradizione gastronomica dei nostri territori e l’indotto di numerose famiglie, fanno il solo interesse delle grandi multinazionali sovrastatali tese ad imporsi sulle piccole realtà produttive sinonimo di qualità e controlli. I piatti vegani stanno distruggendo la tradizione culinaria italiana, portando sulle tavole cibi che spesso provengono da altre parti del mondo. Sono preoccupanti le reazioni di alcune famiglie che vorrebbero eliminare la carne dall’alimentazione dei bambini: ai più piccoli servono proteine, ferro, vitamina B12 per crescere… Nella dieta vegana mancano gli amminoacidi essenziali: bisognerebbe condannare questo tipo di genitori, che compromettono lo sviluppo dei bambini. Ed è altrettanto assurdo che vogliano vietare la caccia. Quest’ultima», aggiunge Maloberti, «se regolamentata e controllata, può definirsi una ricchezza. Il nostro Consorzio è pronto ad ascoltare le aziende che trattano la selvaggina per ridurne la presenza in montagna e facilitare la vita di agricoltori e allevatori, nonché a porsi da catalizzatore di chiunque voglia fare squadra sulla produzione di derrate con materia prima locale».