Malattie veneree e gay pride, Tagliaferri (FdI): “Nessuna correlazione, ma una questione legata all’uso dei fondi pubblici”

“Da alcuni anni si riscontra nel nostro paese un preoccupante aumento delle malattie veneree. Dati emersi dal Centro malattie sessualmente trasmissibili del Dipartimento di dermatologia del Sant’Orsola a Bologna. […] Questi dati si registrano mentre nel capoluogo regionale, a livello culturale e informativo si promuove il Gay pride, il Gender bender, l’aborto facile all’insegna di una libertà sessuale il più ampia e disinibita possibile”. Una frase, pronunciata dal consigliere regionale Giancarlo Tagliaferri di Fratelli d’Italia, che ha scatenato le ire di Arcigay. Ora Tagliaferri replica alle polemiche con una nota pubblicata sulla sua pagina Facebook:

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TANTO RUMORE PER NULLA! (riferito a chi ha voluto strumentalmente fraintendere la mia interrogazione alla Giunta regionale in merito ad “allarmante aumento delle malattie veneree”). L’esegesi ci insegna che ci sono diversi modi di interpretare un testo, anche stravolgendolo. Fortunatamente, in questo caso, l’interpretazione autentica la può dare chi il testo lo ha scritto. Con il mio atto di sindacato ispettivo ho semplicemente ripreso dati pubblicati dal quotidiano La Repubblica e resi noti della dott.ssa Antonietta D’Antuono, responsabile del centro malattie sessualmente trasmissibili del dipartimento di dermatologia del Policlinico Sant’Orsola, che mi pare nessuno abbia fino ad ora contestato. Stando a questi dati, illustrati nel corso di una seduta della commissione Sanità del Comune di Bologna, e relativi al capoluogo regionale, «Sono 100-120 ogni anno i casi di sifilide, “per la maggior parte si tratta di uomini con una maggiore incidenza tra gli omosessuali”, mentre 300 quelli di clamidia, per lo più donne, e 170 casi di gonorrea. I picchi si registrano tra i ragazzi tra i 18 e i 25 anni e negli uomini dai 50 anni in poi”. Non ho mai scritto che non vi siano Associazioni che si muovono sul versante della prevenzione, ma proprio il dato riportato, per il quale “il 50% dei contagiati dichiarano di non usare alcun tipo di contraccettivi e solo l’8% afferma di usare sempre il preservativo”, evidenzia una cronica mancanza di informazione sulle malattie sessualmente trasmissibili e che quindi ancora tanto deve essere fatto in questo senso. Con la mia interrogazione, chiaramente provocatoria, chiedevo alla Giunta regionale se era al corrente di tale dato, che personalmente ritengo preoccupante, e se non intendesse intervenire con più forza sul versante dell’informazione e della prevenzione.

Nel farlo, ovviamente, ho citato anche da dove potevano essere attinti i fondi relativi, cioè da voci di spesa che ritengo francamente inutili. Con ciò non ho mai voluto intendere che sia responsabilità del Gay pride, né tantomeno dell’aborto, la diffusione delle malattie sessualmente trasmissibili, ci vorrebbe solo un matto a pensarlo. Volevo soltanto evidenziare il fatto che sarebbe meglio spendere il denaro pubblico, cioè quello delle nostre tasse, per finanziare campagne di informazione e prevenzione sulle malattie sessualmente trasmissibili, piuttosto che utilizzarlo per propinare la cultura dell’aborto facile tramite la pillola del giorno dopo o per finanziare vere e proprie pagliacciate come il Gay pride o il Gender bender. Si può essere d’accordo, oppure dissentire, ma questo è il bello della democrazia.  Su certi temi esiste una linea di discrimine ben precisa, d’altro canto io mi sono candidato per Fratelli d’Italia proprio perché credo nella tutela della vita e ritengo che certi esibizionismi siano pagliacciate, nocive anche alle cause che intenderebbero promuovere, altrimenti mi sarei candidato con la sinistra.