A Montale, quartiere della periferia est di Piacenza, trovate sotto un cavalcavia in un cesto, zampe di gallina tranciate, insieme alla testa, verdure varie e bottiglie di rum, certamente usati per un rito woodoo attuato per soggiogare ‘lucciole’ nigeriane, giunte nel nostro paese in cerca di un futuro diverso dalla schiavitù e violenza. A Modena – notizia di ieri – una giovane di 21 anni costretta a prostituirsi con rito woodoo. A Ravenna, su ordine della Direzione distrettuale antimafia sarda, sono stati arrestati 27 nigeriani del clan criminale “Calypso Nest” con le accuse di associazione di stampo mafioso, sfruttamento della prostituzione e traffico internazionale di stupefacenti. Il clan Calypso Nest è riconducibile al noto gruppo mafioso della ‘Supreme Eiye Confraternity’ operante a livello internazionale, una gang criminale nata negli anni 80 come costola dei Black Axe, culto segreto studentesco nigeriano dedito ad attività illegali. Alfredo Fabbricini, a guida della II divisione della Direzione Centrale Anticrimine SCO che – come riportato dalla stampa – ha parlato di Bologna, Ferrara e Parma, quali centri della mafia nigeriana.
Il consigliere regionale Giancarlo Tagliaferri di Fratelli d’Italia interroga la Giunta per sapere quale sia l’incidenza delle donne che si rivolgono ai centri di accoglienza antiviolenza, vittime della mafia nigeriana che le obbliga a prostituirsi. Considerando che la Regione sostiene giustamente i Centri che accolgono e proteggono le donne dai racket mafiosi, oltre che dalla violenza domestica e di ogni genere, se non intenda costituirsi parte civile in tutti i processi contro i casi di mafia nigeriana, reinvestendo gli eventuali proventi provenienti da sequestri alle cosche mafiose nigeriane, proprio in quegli stessi centri che sottraggono loro, salvandole, donne in stato praticamente di schiavitù.