“Nuovo capannone di logistica a Roncaglia. Nell’aprile 2017 l’ex assessore Silvio Bisotti dichiarò che la proposta di variante era stata pubblicata sul Bollettino Ufficiale dell’Emilia Romagna, con 60 giorni di tempo per opporsi. Chi era contrario aveva 60 giorni di tempo per opporsi ma nessuno lo ha fatto: Legambiente non dica che non lo sapeva”. Legambiente risponde alle parole espresse dalla maggioranza per controbattere alle critiche dell’opposizione in merito alla nuova struttura da 76mila metri quadrati che dovrebbe sorgere in zona Dossi di Roncaglia. Di seguito il comunicato.
Il sindaco Barbieri accusa Legambiente di non aver fatto osservazioni alla pratica Ex Mandelli. Purtroppo, nonostante l’impegno costante di tanti volontari ci manca quello staff di architetti, geologi, agronomi che servirebbero per arginare i sempre più numerosi progetti di aggressione al territorio che ogni giorno piovono come nei temporali estivi. E diventa sempre più difficile ripararsi, con osservazioni o ricorsi, se non si impone una consapevolezza a monte, da parte degli amministratori in primis, dei mutamenti climatici e sociali che stanno avvenendo in tempi maledettamente veloci.
D’altra parte lo stesso Sindaco non può negare che da decenni stiamo denunciando pubblicamente, in tutte le occasioni, i drammatici effetti della logistica, sia sotto il profilo ambientale che sociale.
Lo abbiamo fatto anche a fine 2016 / inizio 2017 attraverso il documento che abbiamo recapitato alla precedente Amministrazione comunale di Piacenza in occasione del percorso partecipato sul POC nel quale chiedevamo una moratoria a nuovi insediamenti o molto più recentemente nel documento che abbiamo contribuito a redigere della attuale Consulta Territorio e indirizzato a tutti i Consiglieri Comunali. Ci amareggia invece e un po’ ci sorprende la posizione del Sindaco – che in altre occasioni ha dimostrato ben altra autorevole fermezza, quando sostiene che nulla si poteva fare per contrastare una pratica che nasce da un’approvazione in Consiglio Comunale nel 2006 per arrivare ai giorni nostri. E’ vero, la pratica era stagionata, ma quel terreno agricolo era stato destinato dal PRG alla Mandelli, un’impresa simbolo della meccatronica e dell’occupazione di qualità. Poi a 49 lotti di imprese artigianali quando dalla Confindustria si lamentava – un giorno sì e un giorno anche – difficoltà di sviluppo a causa di mancanza di aree insediative. Talmente carenti che nessuno le ha mai richieste… L’insediamento logistico oggi ribalta completamente la logica della primitiva autorizzazione e si rivela in una autentica operazione speculativa immobiliare.
Il Sindaco sostiene che l’Amministrazione ha chiesto – nella bozza di Convenzione – compensazioni ben maggiori di quelle originariamente previste. Può essere, ma la vera compensazione che gli abitanti di Roncaglia si aspettano è di mantenere quel terreno a verde. Come fare? Senza incorrere nel ricorso dell’attuale proprietario che potrebbe vantare i cosiddetti “diritti acquisiti”? Forse bastava negare l’autorizzazione alla variante senza intaccare il diritto originario alla edificabilità dei 49 capannoncini, che con tutta probabilità non sarebbero mai stati realizzati per assenza di domanda. Nessun reato e nessun rischio da parte dell’Amministrazione che semplicemente avrebbe negato ciò che è in suo potere e dovere di negare, cioè l’alluvione di cemento che tale pratica rischia di inaugurare. Non è forse a tutti noto, infatti, la presentazione di 1,3 milioni di mq di manifestazioni di interesse agli uffici comunali da parte di operatori immobiliari che da anni stanno lavorando, neanche tanto nell’ombra, per realizzare il polo logistico BIS. Un progetto scellerato, che produrrebbe effetti devastanti su un territorio già colpito dall’alluvione del 2015 e con un tasso di inquinamento e di congestione da camion da record, a livello mondiale, come i dati dell’ESA testimoniano da tempo.
Nessuno chiede al Sindaco atti contro la legge o che mettano a rischio le casse del Comune per eventuali ricorsi, ma al contrario il coraggio di APPLICARE la legge perché in qualità di primo responsabile della salute della popolazione deve assumere atti di straordinaria amministrazione. La perversa dinamica che obbligherebbe le amministrazioni, anche di diverso orientamento politico, di attuare ciò che le amministrazioni precedenti avevano programmato, anche a dispetto delle promesse elettorali, non fa bene alla democrazia e rischia di trasformare un importantissimo e nobile ruolo politico in un banale esercizio notarile (con tutto il rispetto per la professione) che non è sicuramente ciò che i cittadini si aspettano ne, siamo sicuri, il Sindaco voglia interpretare, bastasse il fatto che la drammaticità della situazione ambientale di Piacenza non può consentire.