Linee di mandato, Reggiani (Pd): “La giunta Barbieri vuole una città ferma, cupa e chiusa in se stessa”

Riceviamo e pubblichiamo il comunicato di Annalia Reggiani, segretaria del Partito Democratico di Piacenza: “Le linee di mandato sono politicamente uno degli atti fondamentali di un’amministrazione, caratterizzano il suo operato e l’impronta che vuole dare alla propria visione della città di domani. Ebbene, è chiarissimo come l’idea della Piacenza prossima ventura che esce dalle poche righe in cui sono racchiuse le linee di mandato Barbieri sia di una città ferma, cupa e chiusa in se stessa”.

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Alla luce del susseguirsi di polemiche con al centro l’amministrazione comunale di Piacenza che, nelle ultime settimane, hanno occupato parecchio spazio sui quotidiani locali, è per il Partito Democratico di Piacenza doveroso fare le opportune precisazioni, mettendo in chiaro la realtà della situazione. Da pochi giorni – e a distanza di diversi mesi dal suo insediamento- la giunta Barbieri ha comunicato le proprie linee di mandato, cioè gli obiettivi che nel corso dei prossimi cinque anni si prefigge di raggiungere per il benessere dei cittadini ( o meglio, come piace all’amministrazione in carica sottolineare, dei “piacentini”, con buona pace di chi in città non c’è nato). Le linee di mandato sono politicamente uno degli atti fondamentali di un’amministrazione, caratterizzano il suo operato e l’impronta che vuole dare alla propria visione della città di domani. Ebbene, è chiarissimo come l’idea della Piacenza prossima ventura che esce dalle poche righe in cui sono racchiuse le linee di mandato Barbieri sia di una città ferma, cupa e chiusa in se stessa. La progettualità è limitata ad opere di mera conservazione del decoro urbano, senza nessun accenno alla realizzazione di opere pubbliche ( nemmeno al portare a termine quelle ormai pienamente avviate), ad un incremento dei presidi di pubblica sicurezza, senza un collaterale e contemporaneo serio progetto di prevenzione, quale elemento imprescindibile, che individui strategie per il miglioramento viabilità, il recupero delle zone più degradate e a rischio, la creazione di centri educativi e luoghi di aggregazione giovanile ( come Spazio 4, cui invece è noto che l’amministrazione Barbieri ha dichiarato guerra), ad un welfare che ha come primo obiettivo dichiarato il sostegno alle “giovani coppie con figli” in una realtà sociale in cui oltre il 40% dei nuclei familiari è composto da una sola persona ( anziani e disabili, le vere categorie deboli per cui il welfare è stato inventato). Sicurezza, si legge praticamente ovunque, forse perché questa è la parola che ogni cittadino (leggi “piacentino”) vuole sentirsi dire. Però l’errore della giunta Barbieri è quello di non aver considerato a pieno il vero significato del termine: sicurezza per i cittadini deve voler dire anche e soprattutto fiducia, persino certezza, di avere una città in grado di offrire le strutture ed i servizi che gli sono necessari ( piscine, palestre per le scuole, parcheggi, autostazioni e parchi); una città in cui si mandino a scuola i propri figli senza timore per la loro salute (con interventi mirati – e non contrari – allo sviluppo della mobilità sostenibile ) e non una Piacenza in cui si usi l’auto persino arrivare in piazza; una città in cui si possa trovare un lavoro e non una Piacenza totalmente priva di un piano per lo sviluppo economico.

Le osservazioni espresse nei giorni scorsi da alcuni cittadini esponenti di due delle più importanti realtà economiche del nostro territorio (che mi si consenta, qualche diritto di esprimere le loro preoccupazioni lo avranno pure, dato che danno lavoro a tanti cittadini). debbono essere lette quali indicazioni per costruire per Piacenza un domani migliore, perché riempire le buche nelle strade ed aumentare il numero degli agenti di polizia municipale va bene, ma certo non serve a garantire un futuro migliore a noi e ai nostri figli.

Spiace vedere come, specialmente in un contesto storico economico come quello attuale, tali indicazioni non vengano prese da spunto, per il bene della città, ma siano occasione per cercare di instillare dubbi di trasparenza su quanto fatto di buono in passato. Dubbi che, peraltro, certo chi già sedeva in consiglio ieri quale minoranza , così come chi vi è in più alti scranni oggi, avrebbe sicuramente potuto e potrebbe approfondire oggi (avendone oltretutto particolare competenza “professionale”). Attaccare a testa bassa calunniando con espressioni gravi come quelle usate nella nota pubblicata oggi è indice di arroganza amministrativa e povertà di contenuti. Invece di lanciare strali generici, se vi fossero nomi e accuse circostanziate, sarebbe dovere di un buon amministratore- come ben noto ai numerosi avvocati in giunta- recarsi in Procura della Repubblica. Altrimenti, nell’impossibilità di continuare a sentirsi infamare senza motivo, probabilmente saranno altri a dover adire a vie più formali.

Sia consentita infine una chiosa su due concetti che ben possono rappresentare il pensiero della precedente e dell’attuale amministrazione. A Piacenza fino ad un anno fa si sosteneva il Festival del Diritto, oggi si paventa quello del Dovere: ma mentre il diritto ha come sfondo l’individuo, le sue potenzialità, le sue aspirazioni, lo sfondo del dovere è l’opposto. “Ciò che non è vietato è permesso, nel primo caso; ciò che non è permesso è vietato, nel secondo” (Gustavo Zagrebelsky – Diritti per forza). Per chi si riconosce nei valori e ideali del partito democratico, la scelta è scontata.