L’autonomia di Piacenza da Parma ai tempi di Maria Luigia, una collezione di preziosi manifesti

Si va dal proclama del 12 marzo 1831 col quale Maria Luigia dichiarava “nulli e come non avvenuti tutti gli Atti emanati dal potere ribelle esercitato nei Nostri Stati” (gli atti, cioè, del Governo provvisorio costituito a Parma) al provvedimento con il quale la stessa Maria Luigia dichiarava “la fedele città di Piacenza” sede del governo “insino a nuovo ordine”. Sono tutta una serie di manifesti con provvedimenti di Maria Luigia che la Banca di Piacenza ha recentemente acquisito e che sono ora esposti al pian terreno di Palazzo Galli, nella sala antistante lo “Spazio Arisi” (la galleria, cioè, sulla storia e lo sviluppo della Banca locale, dalla sua costituzione ottant’anni fa ad oggi).

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Sono manifesti datati da Piacenza e risalenti a diverse epoche sia antecedenti che successive al periodo nel quale la duchessa abitò per alcuni mesi a Piacenza a Palazzo Mandelli (poi sede del Consiglio provinciale e della Prefettura ed oggi della Banca d’Italia). Tutto ciò perché Maria Luigia pubblicava i propri provvedimenti sia a Piacenza (datati Piacenza) che a Parma (datati Parma) e ciò in applicazione dell’Atto finale del Congresso di Vienna che le aveva affidato “i Ducati di Parma e Piacenza” (non, il Ducato di Parma e Piacenza). Risulta da un altro manifesto del Governatore di Piacenza e “Consigliere di stato effettivo” Luigi Bianchi, che durante il soggiorno a Piacenza della duchessa nel 1840, si sarebbe tenuta udienza “ogni settimana da un consigliere di stato al fine di ricevere le suppliche indiritte al Trono, e di darvi corso giusta le prescritte norme”. L’udienza settimanale si teneva il martedì, dalle 11 alle 3 dopo mezzogiorno, in una sala del Palazzo, con l’avvertimento che questo sarebbe stato “l’unico mezzo legale per ottenere che le preci innalzate a Sua Maestà durante il suo soggiorno in questa città giungano all’alto loro destino”.

Un altro manifesto pubblica un sonetto diffuso in occasione della “rinnovazione del ponte di Trebbia vicino a Piacenza”. Un altro, decreta l’arresto degli “individui tutti, i quali, dal giorno della nostra partenza da Parma sino a quello dell’ingresso delle Truppe Austriache nella detta città hanno composto il governo rivoluzionario di Parma”.
Una raccolta, in sostanza, di manifesti che sono di una rara preziosità, illuminante su quei momenti e che valorizzano appieno la funzione di Piacenza nell’ambito del Ducato (o più correttamente, come visto, dei Ducati).