Alla Scala è in scena il capolavoro di Riccardo Zandonai, Francesca da Rimini, dopo quasi 60 anni dalla prima rappresentazione. Ai lettori piacentini, amanti dell’opera lirica, alcune curiosità relative all’accoglienza che l’Opera trovò presso il Teatro Municipale di Piacenza nel febbraio del 1921. Il nostro Luigi Illica, ribelle e anticonformista, aveva molto apprezzato il giovane musicista per altro stimatissimo da Casa Ricordi. Francesca da Rimini trovò a Piacenza un grande successo di pubblico.
Illica conosceva a memoria il Teatro Dannunziano e approvò immediatamente l’enorme sforzo che Tito Ricordi realizzò sul dramma Francesca da Rimini. Era il 1914, l’Europa si preparava al Primo Conflitto Mondiale, ma nell’aria si respirava la dolce atmosfera simbolista che pervadeva tutti gli idiomi. I giornali piacentini parlavano della prima rappresentazione dell’Opera tenutasi a Torino il 19 febbraio 1914. Zandonai aveva 30 anni ma in lui già aveva preso piede il sentimento del vivere comune non già volto alla militanza politica o letteraria ma alla immedesimazione totale nella sensibilità post decadente. Proprio questo è stato esaltato nel bellissimo spettacolo scaligero diretto con sapiente maestria da Fabio Luisi. Le atmosfere delicatissime di sfondo wagneriano e straussiano ci hanno svelato una partitura ricchissima di timbri e di ampi squarci descrittivi. La tragedia dannunziana costellata di ampi colpi di scena, ambientata in un medioevo di corti e castelli ove l’amore assume un ruolo centrale per le vicende dinastiche, vive nella musica di Zandonai di un pathos originalissimo.
Lo spettacolo presenta una perfetta circolarità; scenicamente la grande statua di donna posta al centro della scena, la suddivisione dello spazio giocata su diversi registri sovrapposti racconta la vicenda: l’amore e la guerra. La percezione delle infinite sensazioni legate alla vicenda di Paolo e Francesca è squisitamente soggettiva. Il libretto di Tito Ricordi drammaturgicamente denso, colpisce efficacemente ogni istante del vissuto dei personaggi. Così l’intrinseco rapporto di musica e parole giunge ad un apice ineffabile nel progressivo divenire del sentimento d’amore dei due amanti. Proprio questo aveva commosso Luigi Illica, lo stemperare della passione nella poesia dei sentimenti
I protagonisti vivono il proprio essere in scena come altrettanti simboli universali della realtà dell’amore. Ricordiamo l’intero cast guidato dalla raffinatissima bacchetta di Fabio Luisi; regia di David Pountney; scene di Leslie Travers; Francesca, Maria José Siri; Paolo il bello, Marcello Puente; Giovanni lo sciancato, Gabriele Viviani; Malatestino dell’Occhio, Luciano Ganci; Samaritana, Alisa Kolosova.
Essenziale ma assai evocativa la regia di David Pountney nella concezione moderna e sempre contemporanea della complessa dinamica amorosa: passione, gelosia, morte.
Maria Giovanna Forlani