Riceviamo e pubblichiamo il Comunicato Stampa della Cgil di Piacenza
Siamo di fronte a dichiarazioni gravi di per sé, ma se a compierle è stata una parlamentare della Repubblica italiana allora la gravità di quelle parole è inaudita. Ci aspettiamo una pronta smentita di scuse dall’onorevole della Lega. Si chiudevano i sindacati in un’esperienza politica autoritaria, antidemocratica e drammatica che abbiamo già vissuto nel Ventennio fascista. I tratti di quel periodo riecheggiano nelle parole della parlamentare e non sono accettabili in un dibattito pubblico fondato sulle libertà Costituzionali”.
E’ dura la presa di posizione della Segreteria confederale della Camera del Lavoro di Piacenza a una serie di esternazioni sui social dell’onorevole Elena Murelli (Lega) in cui la parlamentare, in risposta a una presa di posizione della Cgil sul caso della nave Diciotti della Guardia Costiera, ha scritto sui social il suo “consiglio”. “Pensate ai lavoratori o chiudiamo la Cgil” ha scritto il 26 agosto. E pochi giorni prima, il 22 agosto, ha pubblicato sul suo profilo un posto con il commento “Chiudiamo non i porti ma la Cgil”.
“Sono dichiarazioni gravi. Un conto – prosegue la Cgil di Piacenza in una nota – sono le opinioni, tutte legittime quando espresse nel solco di un dibattito non violento. Un altro, è il fatto che una parlamentare teorizzi la chiusura di un sindacato perché ha un opinione diversa da quella del governo che sostiene. E’ tempo di occuparsi dei problemi di lavoratori e pensionati e smetterla con dichiarazioni che nemmeno in questa campagna elettorale permanente in cui il Paese sembra sprofondare sono accettabili”.
In queste ore, inoltre, una consigliera comunale di Piacenza eletta nelle file del Carroccio ha fatto sapere di voler “buttare via” la tessera della Cgil. “E’ in corso un attacco politico violento nei confronti della Cgil, evidentemente la nostra coerenza e i nostri valori danno fastidio – sottolinea la nota della Cgil di Piacenza -. Quello che ci preme sottolineare è il fatto che siamo dispiaciuti se la consigliera comunale ha cambiato idea rispetto ai valori che con la sua iscrizione alla Cgil ha deciso liberamente di condividere. Valori quali l’antirazzismo, il multiculturalismo, la solidarietà e l’autodeterminazione. Il “DNA” di questo sindacato è scritto nel suo Statuto, e il DNA non mente. Se qualcuno nella sua carriera politica ha subito modificazioni genetiche non è al sindacato che si può dar colpa”.