In Emilia Romagna 120mila persone negli alloggi popolari, straniero il 29% degli assegnatari

Niente casa pubblica a chi già ne possiede una all’estero, estendendo un requisito che fino ad oggi riguardava solo l’eventuale proprietà di immobili in Italia. E più chiarezza e trasparenza nei criteri per accedere e continuare a risiedere negli alloggi di Edilizia residenziale pubblica (Erp), grazie alla unificazione e al riordino di tutti gli atti e di tutte le norme approvate negli anni dalla Regione Emilia-Romagna. E’ quanto previsto nell’Atto unico sul tema Edilizia pubblica approvato oggi dalla Giunta regionale guidata dal presidente Stefano Bonaccini e che sarà ora portato all’esame dell’Assemblea legislativa per l’approvazione definitiva entro l’estate. Tra le novità di maggior rilievo, l’obbligo da parte di chi fa richiesta di un alloggio Erp di non essere proprietario o usufruttuario di case in Italia o all’estero; prima del provvedimento approvato dalla Giunta, il vincolo riguardava appunto solo l’eventuale proprietà di immobili in Italia. Sarà compito dei Comuni verificare l’esistenza di questo requisito attraverso la dichiarazione Isee (che tiene conto del reddito, del patrimonio e delle caratteristiche del nucleo, per numerosità e tipologia) presentata al momento della domanda per ottenere l’alloggio Erp.

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“Il tema dell’accesso, e soprattutto, della permanenza nelle case di Edilizia residenziale pubblica sono stati al centro delle politiche abitative di questa Giunta- spiega la vicepresidente della Regione Emilia-Romagna, con delega alle politiche abitative, Elisabetta Gualmini-. Temi sui quali si è intervenuti in modo significativo, ma diversificato nel corso di questa legislatura. Per questo abbiamo ritenuto di riunire in un Atto Unico le norme per l’accesso e la permanenza negli alloggi Erp. Stessa cosa per quanto riguarda la determinazione del canone di locazione. Tutto questo per dare un contributo di chiarezza e trasparenza su un tema complesso e di grande delicatezza. Infine, abbiamo scelto di considerare come discriminante per l’accesso alla casa pubblica il non avere, da parte del richiedente, nessun’altra casa in proprietà. In Italia o all’estero. E questo per un evidente principio di equità e di giustizia sociale. Una misura già adottata dalle altre Regioni- chiude Gualmini- e che abbiamo condiviso con tutte le parti in causa, dagli enti locali all’Acer fino ai sindacati”.

I requisiti per l’accesso
I requisiti di accesso all’edilizia residenziale pubblica e soprattutto le condizioni necessarie a mantenere il diritto a risiedere nell’alloggio pubblico assegnato, contenuti nella riforma del 2015 e riportati nell’Atto unico, sono diversi. Si va dal reddito alla composizione del nucleo familiare, fino alla residenza anagrafica o all’attività lavorativa in Emilia-Romagnada almeno 3 anni. In particolare, il provvedimento distingue tra l’accesso agli alloggi, per cui è necessario avere un Isee non superiore 17.154 euro e 35.000 euro di patrimonio mobiliare e la permanenza negli stessi, se con Isee non superiore a 24.016 euro. Oltre aunpatrimonio al di sotto di 49.000 euro.

La situazione dell’Edilizia residenziale pubblica in Emilia-Romagna
In Emilia-Romagna il patrimonio di edilizia residenziale pubblica (Erp), gestito perlopiù dall’Acer, comprende attualmente 55.699 alloggi, il 97% dei quali di proprietà dei Comuni. Le case occupate sono 50.053 (90% del totale). Attualmente nelle case popolari vivono circa 120mila persone, delle quali 84mila (71%) sono italiane, 2.783 comunitarie (2%), 32.212 extracomunitarie (27%); Marocco, Albania e Tunisia i Paesi più rappresentati. La classe di età più presente è quella degli ultra 65enni, circa il 25% (30mila); 24mila (20%) sono minorenni. I nuclei familiari sono 50.053, 18mila dei quali (37%) sono composti da una sola persona e 14mila (30%) da due persone.