“Il regime dell’arte”, a palazzo Galli gli aspetti piacentini della mostra

"Il regime dell'arte"

«Ricchetti dipingeva nell’ultima stanza dell’attuale sede degli Amici dell’Arte (allora Istituto fascista di cultura, ndr). Io ero l’unico che poteva vederlo all’opera: vivevo lì in quanto figlio del custode della Ricci Oddi e un bel giorno mi trovai a fare da modello per la figura del balilla. Non posavo mai per più di un quarto d’ora, poi mi mandava fuori a giocare. Dopo si riprendeva, ma il pittore non mi ha mai chiesto di restare immobile, potevo muovermi come desideravo. Ricchetti era solito fare la pausa pranzo. Chiudeva la porta della sala, ma lasciava le finestre aperte per far asciugare il colore. Ricordo che un giorno decisi di entrare di nascosto dalla finestra: mi avvicinai al quadro, intinsi il pennello nella tavolozza dei colori e diedi due pennellate vicino al cesto con la frutta. Poi andai da mio padre, il quale capì subito che avevo combinato un guaio. Mi costrinse a confessare tutto a Ricchetti, che non mi sgridò: disse “ma sai che hai ragione, la sola frutta stona” e dove avevo fatto il danno dipinse, lo definì in dialetto, un “bel piston ad vëin”, un bottiglione di vino. Alla fine fu molto generoso: quando vinse il premio al concorso di Cremona (40mila lire, che andò a ritirare in camicia nera presa in prestito, perché non ne possedeva una, ndr) mi diede una lauta mancia, che subito consegnai a mio padre».

Radio Sound

Si è chiuso con questa bella testimonianza di Giovanni Ferrari (il piacentino ritratto da bambino a rappresentare il balilla del quadro di Ricchetti) presente tra il pubblico, l’incontro che si è tenuto a Palazzo Galli (Sala Panini) – nell’ambito dell’autunno culturale della Banca di Piacenza – per la presentazione della mostra “Il Regime dell’Arte” in corso al Museo civico Ala Ponzone di Cremona, che ripercorre la vicenda storica del “Premio Cremona”, il concorso pittorico voluto da Roberto Farinacci nel 1939 (con altre successive edizioni nel 1940 e nel 1941) con l’intento di sostenere l’idea dell’arte come celebrazione dei valori e delle imprese del fascismo. La prima edizione del concorso fu vinta dal pittore piacentino Luciano Ricchetti con l’opera “In ascolto” (il tema era “Ascoltazione alla radio di un discorso del Duce”), dipinto di grandi dimensioni (per regolamento i quadri partecipanti non potevano essere inferiori a 5 metri quadrati) che raffigurava una famiglia contadina riunita per ascoltare alla radio un discorso di Mussolini.

E Giovanni Ferrari posò, all’età di 8 anni, proprio per la parte del quadro raffigurante il balilla, dipinto che – dato il tipo di soggetto – nel 1945 fu tagliato in tanti pezzi, diventati opere singole che vennero in parte ritrovate grazie al lavoro di ricerca dei compianti Ferdinando Arisi e Stefano Fugazza. Il frammento Il balilla (olio sui tela di 33 cm x30) è stato acquistato nel 2007 dalla Banca di Piacenza (si trova in una sala di rappresentanza al primo piano di Palazzo Galli) ed è stato prestato alla mostra di Cremona (dove sono esposti anche il frammento Madre e figlio di proprietà della Galleria Ricci Oddi e un disegno preparatorio).
Robert Gionelli, che ha moderato l’incontro, ha riferito dei colloqui avuti con il prof. Arisi sul quadro di Ricchetti, dai quali vennero fuori particolari interessanti: nel 1970 lo stesso Arisi fu testimone dell’intervento di ritocco de Il balilla compiuto da Ricchetti (tolse la M dal berretto, la cravatta azzurra e lo firmò); per i soggetti de In ascolto l’artista piacentino si ispirò a parenti e conoscenti: per la figura del capofamiglia posò un amico artigiano, un certo Freschi, mentre erano state modelle la moglie di Ricchetti, Gemma Francani (la giovane fanciulla in piedi, sulla destra del dipinto) la primogenita Francesca (la piccola italiana) e il nipotino (il bambino tenuto in braccio dalla madre). Il prof. Rodolfo Bona, curatore (insieme a Vittorio Sgarbi) della mostra “Il Regime dell’Arte” (aperta fino al 24 febbraio 2019; per informazioni: 0372407770 – www.musei.comune.cremona.it), ne ha illustrato le caratteristiche a Palazzo Galli mostrando le immagini di alcune opere esposte e fotografie dell’epoca, precisando che sono stati rintracciati 65 dipinti sui 390 che avevano partecipato alle tre edizioni del Premio Cremona ed auspicando che se ne ritrovino delle altre per arricchire una mostra unica nel suo genere.

L’architetto Massimo Ferrari, presidente della Ricci Oddi, ha sottolineato «l’incredibile» lavoro del prof. Bona nella ricerca delle opere da esporre, quadri che per le loro grandi dimensioni raccontano più storie insieme e ha ricordato le prossime iniziative della Galleria: una mostra su Stefano Bruzzi ed una – il prossimo anno – su Fontanesi con doppia sede, Piacenza e Parma.