Il Teatro alla Scala ha celebrato i 20 anni dalla scomparsa di Giorgio Strehler e i 10 anni dalla scomparsa di Luciano Damiani con la ripresa del memorabile spettacolo mozartiano de “Il ratto dal serraglio” andato in scena per la prima volta a Salisburgo nel 1965 e ripreso nel 1972 nel tempio del Piermarini. Si è trattato di una riproposizione del cosiddetto “Teatro totale” concepito da Strehler negli anni ’80 quando attendeva la fine della costruzione del Teatro che Milano gli avrebbe dedicato. Egli aveva pensato per questo Teatro la rappresentazione del “Così fan tutte”, la sublime apoteosi dell’impossibilità di raffigurare gli affetti.
“Il ratto dal serraglio” svela agli spettatori scaligeri il mondo incantato di una Turchia magica ove trionfa il potere di Selim Pascià e della sua corte di giannizzeri. Il personaggio sarà la chiave di volta dello spettacolo poiché sarà colui che con un gesto di magnanimità libererà le coppie dei due innamorati, Belmonte e Konstanze, Pedrillo e Blonde. Si tratta di una delle favole scritte da Mozart nel 1782 all’indomani della sua venuta a Vienna dopo aver lasciato sdegnosamente la corte di Salisburgo contro la volontà del padre Leopold.
La moda delle turqueries invalsa a Vienna entusiasmava l’aristocrazia e infatti il “Ratto” riscosse grande successo sul palcoscenico del Burgtheater per più di 60 repliche. Era per Mozart, ventiseienne, la stagione felice dell’amore, con la sua dolce consorte, Konstanze Weber, da poco entrata nella sua vita e destinata ad una spensierata quanto effimera presenza. “Nostro fratello Mozart” è nell’immaginario interiore di Giorgio Strehler, un compagno di vita, un amico fedele, nelle situazioni più disperate poiché è l’incarnazione della perfezione assoluta. Strehler viveva la presenza di Mozart nell’iter formativo del proprio teatro sociale come una guida sicura nel conseguimento dei massimi ideali estetici ed umanitari per educare l’umanità al Bene.
Insieme a Luciano Damiani “il ratto dal serraglio” era dunque l’espressione più genuina e insieme complessa di questa idea di teatro. Alla Scala l’opera è riproposta sotto la direzione del grande Zubin Mehta, il Maestro del rigore espressivo e della sfrenata energia lirica che si esprime nel canto, nella dinamicità dei gesti e nella poesia dei “concertati”. Mehta dirige l’orchestra scaligera con l’esaltazione convinta di una grande festa per piccoli e grandi che tutti coinvolge in una sfrenata celebrazione di bellezza e di bontà. La regia è semplice e procede di pari passo con le scene disegnate da Damiani: il Palazzo di Selim Pascià, la nave degli innamorati in uno spazio immaginario giocato su luci ed ombre che circondano i personaggi di un alone di mistero. Damiani concepisce il buio come luce; infatti dal buio escono i personaggi che si affacciano sulla scienza quando intonano le rispettive arie. Il gioco della commedia vive nei lazzi di Osmin, il guardiano del serraglio che Strehler fa recitare secondo i canoni della commedia dell’arte. Nell’Opera vivono insieme gioia e dolore, speranza e disillusione, coraggio e paura poiché il motivo portante è quello della fuga di due coppie di innamorati prigionieri di un tiranno apparentemente ostile.
Il giovane Mozart crede nel trionfo dell’armonia e della felicità che tutto placa e tutto conquista e infatti dopo lunghe traversie la chiarezza drammaturgica del genio conduce alla conciliazione di tutti gli opposti e alla risoluzione dei contrasti.
Selim Pascià libera gli amanti mentre trionfa – come diceva Strehler – la chiarezza della grande arte mozartiana nella luce di un finale luminoso e sereno che trasmette al pubblico l’incanto dell’amore ritrovato. Pregevole il cast dell’Opera che ricordiamo per intero: Direttore: Zubin Mehta; Regia. Giorgio Strehler (ripresa da Mattia Testi); Scene e costumi: Luciano Damiani (scene riprese da Carla Ceravolo; Costumi: ripresi da Sybille Ulsamer; Luci: Marco Filibeck; Konstance: Lenneke Ruiten; Blonde: Sabine Devieilhe; Belmonte: Mauro Peter; Pedrillo: Maximilian Schmitt; Osmin: Tobias Kehreer; Selim: Cornelius Obonya; Servo muto: Marco Merlini, e che évigile interprete di una proposta scenica che rimarrà nella storia come testimonianza di un passato che vive tra noi e che per mano ci conduce per le vie della bellezza assoluta.
Maria Giovanna Forlani