“La rivalità calcistica passa in secondo piano….Divisi dal colore uniti nel dolore”. C’è tutto in questa frase, postata su Facebook da un supporter di una città che non è Piacenza. E’ morto Marco Reboli e il mondo del calcio, il mondo ultras, non possono non sentire una terribile stretta al cuore. Marco Reboli è stato, e sarà, uno dei simboli del tifo biancorosso, fedele al Piacenza, sempre in prima linea, nella buona e nella cattiva sorte. Marco è deceduto nella notte tra sabato e domenica dopo un lungo periodo di malattia.
Nato nel 1959, da oltre quarant’anni era una delle colonne portanti della curva Nord. Tra i primi a gioire per i successi, ma anche tra i primi a spendere tempo ed energie per salvare il suo Piace, nel momento in cui rischiava di fallire o di essere acquistato da sedicenti imprenditori. Pronto a esultare ma anche a tirare fuori le unghie.
“Ma perché non fate la radiocronaca dell’intera partita e fate solo collegamenti?” mi incalzava ogni domenica, quando commentavo in diretta per Radio Sound le partite in trasferta del Piace. “Non possiamo – spiegavo – per una questione di diritti e concessioni”. Ma tanto sapevo che la domenica successiva me lo avrebbe chiesto di nuovo. Perché Marco Reboli pretendeva che, almeno la domenica, tutti i piacentini si concentrassero sul Piacenza, andassero allo stadio invece che al supermercato. Inconcepibile non amare la squadra della propria città.
“La Curva Nord piange lo storico leader Marco Reboli. Siamo senza parole. Comunichiamo che i gruppi organizzati non seguiranno la squadra oggi in quel di Pistoia. Aggiorneremo nelle prossime ore per rendere il migliore omaggio possibile ad uno degli esponenti massimi della storia del nostro tifo”. Questa la nota dei tifo biancorosso in vista della giornata di oggi.
“Ciao Principe, tifa da lassù”, scrivono in tanti, tantissimi. E non solo da Piacenza.
Federico Gazzola