Un volume prestigioso (più di 300 pagine con 400 fotografie) dedicato a uno dei marchi più blasonati del mercato automobilistico (Bugatti, nato 110 anni fa), che ha in copertina l’ultima nata della casa passata nel 1998 al Gruppo Volkswagen, la Divo: 8.000 di cilindrata, 1.500 cavalli, costa 5 milioni di euro e i 150 esemplari che verranno prodotti sono già stati prenotati. “Bugatti, una leggenda legata all’Italia” (Artioli Editore), libro strenna 2018 della CoBaPo (il Consorzio delle Banche Popolari), è stato presentato a Palazzo Galli (Sala Panini) dal presidente CoBaPo Mario Crosta, dall’autore Daniele Buzzonetti e dall’editore Antonella Artioli, coordinati da Robert Gionelli che ha sottolineato come «questa strenna prosegua nel solco della strada imboccata in passato con altre pubblicazioni dedicate al motorismo sportivo, disciplina nella quale Piacenza si è sempre distinta: Enzo Ferrari debuttò come pilota proprio nella nostra città».
Il dottor Mario Crosta ha portato – nella veste di direttore generale della Banca di Piacenza – i saluti di Presidenza e Direzione dell’Istituto di credito di via Mazzini, mentre come presidente CpBaPo si è detto orgoglioso di presentare, al primo anno del suo mandato, «un libro che ben sintetizza il genio italiano, la capacità di fare imprenditoria, segno di speranza per il futuro».
Antonella Artioli ha espresso soddisfazione, come editore, di aver proseguito la tradizione dei libri dedicati ai grandi marchi automobilistici emiliani, mentre il curatore del volume, il giornalista Daniele Buzzonetti, ne ha delineato i contenuti. Il libro si apre con gli ultimi modelli creati dalla casa ora tedesca (la cui filosofia è direttamente spiegata dal presidente Stephan Winkelmann) nell’atelier di Molsheim, in Alsazia, dove le auto vengono assemblate a mano da un gruppo scelto di tecnici e operai («auto che fanno sensazione»). Quindi viene raccontata la storia di Ettore Bugatti, milanese emigrato in Francia (e passato poi in Germania) che creò il mito che porta il suo nome. «Aveva una personalità straordinaria – ha spiegato Daniele Buzzonetti -. Fratello di un pittore-scultore e figlio di un ebanista creatore di mobili, possedeva il culto del bello che trasferiva nel pensare le sue automobili, che non erano solo veloci e tecnologicamente avanzate ma anche, appunto, belle». Il 1 dicembre 1941 (nel 1939 aveva perso il figlio Jean durante un collaudo) Ettore Bugatti venne costretto a vendere la fabbrica di Molsheim a un gruppo industriale tedesco. Nel 1946 la fabbrica fu requisita dal Governo francese. E qui entrò in gioco Romano Artioli che – presente in sala Panini – è stato invitato a raccontare come riuscì a strappare al Governo francese il marchio Bugatti riportandolo in Italia (nel 1990 inaugurò lo stabilimento di Campogalliano): «Fu una dura battaglia – ha evidenziato Artioli -: ci sono voluti 40 anni di lavoro duro, a 20 anni aprii la mia prima officina, il “Garage 100 miglia”, per avere le credenziali che mi permettessero di presentarmi dal Governo francese chiedendo il marchio Bugatti, allora utilizzato per la produzione di carrelli per aeroplani. Al primo “assalto” fu un no, poi vinsero le elezioni i liberali, con i quali si riuscì a raggiungere un accordo. A Campogalliano costruimmo, su progetto dell’architetto Giampaolo Benedini (anch’egli presente a Palazzo Galli, ndr), una fabbrica costruita per l’uomo, dove il personale si trovava talmente bene che non riuscivo a mandarlo a casa, nemmeno il sabato e la domenica».
«E’ Romano Artioli – ha concluso Buzzonetti – che creò il concetto della Bugatti come l’automobile più veloce al mondo. I modelli attuali raggiungono i 400 orari».