Il baule di Verdi sarà restituito a Piacenza: “E’ solo questione di tempo”

Baule di Verdi

Il caso del baule di Verdi sollevato da BANCAflash (notiziario – com’è noto – della Banca di Piacenza) continua a destare l’interesse della stampa nazionale nonché di sempre nuovi ambienti. In particolare, della questione sono già stati investiti sia il Parlamento che il Consiglio comunale di Piacenza (quest’ultimo, per interessamento del Gruppo consiliare Liberali piacentini). Una risposta in punto è attesa alla ripresa dei lavori dopo le ferie da parte del Ministro per i beni culturali e dell’Assessore alla cultura del Comune di Piacenza, Polledri, che si è già interessato al problema. La documentazione, sia parlamentare che consiliare, è disponibile sul sito dell’Istituto.

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Intanto, è stato appurato che è certo che il baule di Verdi contenente la cospicua documentazione di cui si è più volte scritto dovrà essere restituito a chi ne ha il legittimo possesso e cioè il dott. Angiolo Carrara Verdi. Il problema è solo quello relativo al tempo entro il quale il baule deve essere restituito. Al proposito deve sottolinearsi che la preziosa documentazione è stata asportata perché possa essere catalogata e regestata ai fini di un progetto di digitalizzazione: ma, su questo particolare aspetto, va sottolineato che la digitalizzazione comporterebbe la perdita di importanti diritti patrimoniali posto che non vi è stata al proposito un’espressa e specifica autorizzazione per la quale occorrerà un apposito provvedimento di ablazione da parte della competente Autorità in mancanza di pieno consenso da parte della proprietà che fino ad oggi non risulta essere stato dato. E’ allora da concludersi che, essendo il materiale in questione stato trasferito a Parma nel gennaio di quest’anno (il notiziario della Banca di Piacenza ha dato l’informazione nel luglio scorso), le operazioni di catalogazione dovrebbero già essere state compiute, ricordandosi peraltro a Piacenza che il polittico del Mazzola rimase a Parma in restauro per più di 18 anni (neppure il restauro del Cenacolo di Leonardo da Vinci è durato tanto) fino a che la Banca di Piacenza – in appoggio alla richiesta della parrocchia interessata – non lo ha riportato nel suo luogo naturale.

Nel frattempo, permane sempre il grosso interrogativo sul fatto che la documentazione verdiana sia stata portata non all’Archivio di stato di Piacenza (territorialmente competente per legge) ma all’Archivio di stato di Parma. Né a giustificare la cosa sembra sufficiente il fatto che con quest’ultimo collabori il Ministero beni culturali e l’Istituto di studi verdiani (nel quale il Ministero nomina un proprio rappresentante).