L’invito rivolto alla Giunta regionale da Tommaso Foti (Fdi-An), in una risoluzione, è quello di chiedere al presidente del Consiglio dei ministri di trasmettere al capo dello Stato la proposta di revocare tutte le onorificenze dell’”Ordine al merito della Repubblica italiana” conferite a Broz Tito Josip, presidente della Repubblica socialista federativa di Jugoslavia, poichè “l’insignito se ne è reso indegno”. “Tito, nominato il 4 luglio 1941 comandante militare dell’esercito popolare di liberazione della Iugoslavia, promosse la mobilitazione generale per la resistenza, quindi, – spiega Foti – tra il 1941 e il 1945, ricoprì l’incarico di comandante in capo dell’armata popolare di liberazione della Iugoslavia: il primo maggio 1945, la IV armata di Tito entrò a Trieste, anticipando gli anglo-americani, e a Gorizia, e, in un clima di violenza politico-ideologica, fu emanato l’ordine di eliminare gli elementi legati al fascismo e/o dichiaratisi antititoisti”. A Tito è quindi ascrivibile – evidenzia – “una serie di crimini, tra cui quelli perpetrati nelle terre giuliano-istriano-dalmate, dove migliaia di italiani, tra cui oppositori al regime comunista, vennero uccisi e gettati nelle foibe”. Il consigliere, a sostegno della sua richiesta, riferisce che “il 3 ottobre 2011 la Corte costituzionale della Slovenia ha dichiarato incostituzionale l’intitolazione di una strada di Lubiana a Tito, avvenuta nel 2009, dichiarando che avrebbe comportato la glorificazione del suo regime totalitario e una giustificazione delle gravi violazioni dei diritti dell’uomo avvenute durante il suo regime”.
Nella Gazzetta ufficiale della Repubblica Italiana (n. 54 del 2 marzo 1970) – cita Foti – sono riportati la nomina di Tito, da parte del presidente della Repubblica, a “Cavaliere di gran croce, decorato di gran cordone”, l’elenco di 17 personalità jugoslave, a cui risulta conferita l’onorificenza di Cavalieri di gran croce, e di altri a cui fu conferita l’onorificenza di Grandi ufficiali e di Commendatori. A questo proposito, l’esponente di Fdi segnala che l’istituzione dell’”Ordine al merito della Repubblica Italiana”, le modalità del conferimento e dell’uso delle onorificenze sono disciplinate dalla legge 178/1951, dove se ne prevede la revoca nel caso in cui chi ne è insignito se ne sia reso indegno. La revoca è pronunciata con un decreto del presidente della Repubblica, su proposta del presidente del Consiglio dei ministri, sentito il consiglio dell’Ordine. “E’ dunque possibile, – ribadisce il consigliere – alla luce delle disposizioni di legge, procedere alla revoca dell’onorificenza, come già accaduto nei confronti del presidente della Repubblica araba siriana, Bashar Al Assad, a cui è stata revocata l’onorificenza dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana, con un decreto del capo dello Stato dell’11 marzo 2010”.
E’ evidente – spiega – che il conferimento dell’onorificenza a Tito deve essere valutato rispetto al contesto in cui è avvenuto, quando l’indagine storica non aveva ancora portato alla luce i crimini di cui si era macchiato. Oggi, tuttavia, – evidenzia – si deve porre rimedio in nome di tutte le vittime delle atrocità commesse, diversamente apparirebbe “indecoroso e contraddittorio” che la Repubblica italiana, da un lato, riconosca il dramma delle foibe, istituendo per legge il “Giorno del ricordo”, e, dall’altro, annoveri chi ordinò i massacri e la pulizia etnica degli Italiani d’Istria e dell’Adriatico orientale tra chi è insignito della propria massima onorificenza. Foti, infine, sollecita la Giunta a richiedere al presidente del Consiglio dei ministri se risulti attivato e in quale stato si trovi l’iter per la revoca delle onorificenze dell’“Ordine al merito della Repubblica italiana” ad altre quattro personalità jugoslave, che collaborarono attivamente con Tito.