L’Assemblea legislativa approva la richiesta di modifica, presentata da Paolo Zoffoli del Partito democratico, alla norma regionale sul gioco d’azzardo: provvedimento per stabilire l’entità delle sanzioni ai trasgressori che non rispettano la distanza dei 500 metri dai luoghi sensibili e per assicurare lo svolgimento dell’attività all’interno degli ippodromi (in particolare per la struttura di Cesena). Sì da Pd, Ln, Fi, Fdi, M5s, Si e Misto-Mdp, voto d’astensione invece dal Misto-Mns.
Nel caso di inosservanza del divieto di sospensione dell’attività, se l’esercizio ad esempio non rispetta la distanza dei 500 metri da luoghi sensibili (come le scuole), ha spiegato lo stesso Zoffoli, “è prevista una sanzione da 5mila a 9mila euro”. Nei casi, invece, di inosservanza del divieto di nuova installazione di apparecchi, ha aggiunto, “si applica una sanzione pari a 9mila euro (per ogni apparecchio) e il suo blocco tramite sigilli, e qualora la violazione venga reiterata si procede con la sospensione temporanea dell’attività, da 10 a 60 giorni”. Inoltre, con l’approvazione di questo progetto di legge, ha evidenziato il consigliere, “non verrà più applicato il divieto di esercizio di attività a una distanza inferiore a 500 metri dai luoghi sensibili agli sportelli e ai picchetti degli allibratori negli ippodromi, limitatamente alle scommesse nelle giornate in cui si svolge il programma di corse”.
Nel 2016, ha rilevato in aula Giancarlo Tagliaferri (Fdi), “in Emilia-Romagna sono stati giocati 4,5 miliardi di euro, circa 1000 euro a persona, compresi i neonati”. Il consigliere ha poi presentato un emendamento, accolto dall’Assemblea, per vietare la nuova installazione di apparecchi in immobili concessi da enti pubblici a terzi in locazione, in comodato o in uso gratuito per fini sociali e aggregativi, come i circoli, rivolti agli anziani, ai minorenni e a chi appartiene a categorie protette.
Massimiliano Pompignoli (Ln) nel ribadire la necessità di perseguire la linea dura sul tema del gioco d’azzardo, ha però rilevato lacune nella normativa regionale, poco chiara in alcuni passaggi e di difficile applicazione per gli enti territoriali.
Andrea Bertani (M5s) ha parlato di “azzardopatia, cosa diversa dalla ludopatia”. L’obiettivo della legge, ha poi ribadito, “è quello della tutela della salute del cittadino, ridurre e allontanare l’offerta dai luoghi frequentati da un pubblico più sensibile”. Il consigliere pentastellato ha poi presentato un emendamento, accolto dall’Assemblea, per vietare il gioco d’azzardo nei punti di raccolta delle scommesse, i cosiddetti corner.
Andrea Galli (Fi) si è detto d’accordo con le limitazioni contenute nella norma regionale. La ludopatia, ha sottolineato, “è una dipendenza, in Italia il fatturato collegato all’azzardo ha superato nel 2017 i 95 miliardi di euro”.
Michele Facci (Misto-Mns) ha ricordato che “l’Emilia-Romagna spende 3,7 milioni di euro all’anno, in ambito sanitario, per il contrasto alla ludopatia”. Inoltre, ha criticato la scelta di lasciare carta bianca ai Comuni relativamente all’individuazione di ulteriori luoghi sensibili sul loro territorio.
Giancarlo Tagliaferri (Fratelli d’Italia): “I divieti devono valere per tutti”
“Una legge ‘manifesto’, quella varata dalla Giunta regionale nel 2013 contro i rischi connessi alla dipendenza dal gioco d’azzardo, che presentava diverse lacune. Oggi è passato un nuovo testo che le corregge seppure parzialmente. L’emendamento che ho presentato per sanare un’evidente disparità di trattamento tra i diversi esercizi è stato infatti approvato dalla maggioranza solo in parte. Rimane, quindi, in sospeso un nodo che non si è voluto sciogliere del tutto”.
Lo afferma Giancarlo Tagliaferri, presidente del gruppo assembleare Fratelli d’Italia, commentando il nuovo testo della legge regionale approvato oggi.
“Il problema affrontato nell’emendamento a mia firma – rileva il consigliere – è che certi centri sociali gestiti da associazioni vicine politicamente alle amministrazioni locali emiliano-romagnole, luoghi di aggregazione di giovani e anziani, continuano a fare orecchie da mercante di fronte al divieto di detenere le macchinette mangiasoldi. La legge, al contrario, non deve consentire facili vie d’uscita. Faccio l’esempio del Centro sociale Tricolore e del Centro sociale Insieme, entrambi a Reggio Emilia, dove slot machines e affini sono tuttora in funzione nonostante il Comune avesse previsto la rimozione di questi giochi elettronici entro il 2015. Se è stato imposto il divieto di installare nuovi apparecchi per il gioco d’azzardo entro i 500 metri dai luoghi sensibili (scuole, ospedali, chiese, luoghi di cura, impianti sportivi, strutture socio-sanitarie) è evidente che questi centri di aggregazione rientrano pienamente in questo elenco”.
“La diffusione della ludopatia – sottolinea Tagliaferri – è ormai endemica. Nel 2016, solo per dare una misura di grandezza della dipendenza, in Emilia-Romagna sono stati giocati 4,5 miliardi di euro, con una spesa pro-capite di 1.014 euro. Un dato preoccupante. Nonostante le competenze in materia siano nazionali, la Giunta emiliano-romagnola ha voluto piantare la solita bandierina emanando nel 2013 una legge ad hoc. Il testo è stato rivisto per colmarne le lacune. Sia in materia di sanzioni da irrogare a chi trasgredisce i divieti imposti, sia per scongiurare un affossamento della stagione ippica negli ippodromi storici della regione, con ricadute negative anche per il turismo. Non possiamo che concordare su questi due punti, ma abbiamo sollecitato la maggioranza a dare segnali chiari anche sui problemi da noi denunciati. I centri sociali non devono essere considerate ‘zone franche’ dove si possa tranquillamente giocare in barba alle norme, visto che gli anziani o i giovani che li bazzicano non sono meno rischio di quelli che frequentano i luoghi considerati ‘sensibili’”.