L’Associazione dei liberali piacentini prende atto con favore che, a causa di positive, recenti prese di posizione (quella autorevole, ad esempio, di Confapi), si è riacceso nella nostra comunità il dibattito circa l’opportunità che la nostra Camera di Commercio si leghi alle province di Parma e Reggio Emilia, diventando così sede secondaria – assieme a Reggio Emilia – di una Camera avente sede legale a Parma (come da atto ministeriale). L’Associazione rileva, anzitutto, che il problema è stato dalla nostra Associazione sollevato tempestivamente, ma che esso cadde – a suo tempo – nel silenzio assoluto. Secondariamente, l’Associazione sottolinea che il fatto che la nostra Camera di Commercio si leghi a quelle anzidette non è (o non era, perlomeno) una necessità (essendo lo stesso – ferme le norme di legge – totalmente libero), ma era invece il frutto di una libera scelta, a tenore della vigente normativa.
A questo punto, si pone almeno un’altra osservazione. La scelta a favore di Parma – con il parere contrario del rappresentante in Camera di Commercio della Banca di Piacenza – a suo tempo fatta (non imposta da alcuna norma: ci sono Camere di commercio che – nelle nostre condizioni – sono rimaste esattamente com’erano e come sono sempre state), è da considerarsi irreversibile? A parere dell’Associazione liberali, no. Anche a seguito di una decisione della Corte costituzionale, la (sostanziale) confluenza della Camera di commercio di Piacenza in quella di Parma, non ha più fatto alcun passo avanti.
Questo sarebbe anzi il momento giusto per non confermare la scelta (errata, a parere dei liberali) di legarsi a Parma e Reggio Emilia. In sostanza, coloro che hanno a suo tempo votato la confluenza con Parma (e sono, in particolare, tutti i rappresentanti di tutte le organizzazioni di categoria presenti in Camera di Commercio, mondo bancario escluso) devono ora decidere se vogliono legarsi in tutto e per tutto a Parma o se sono disponibili a valutare – almeno per ora – la possibilità di guardare ad altre soluzioni, non escluse quelle (nella nuova situazione politica) di rimanere liberi e indipendenti.