“Ben vengano le sottoscrizioni di protocolli d’intesa e di atti similari se il tutto serve a definire uno spartiacque tra aree militari ed aree demaniali, così da avere un quadro chiaro di come sarà possibile utilizzare quest’ultime nei prossimi anni. Ma si eviti di farne occasione per sfilate più o meno elettorali o per dare nuovi incarichi a questa o quell’Università per studi destinati a rimanere tali, come pure i relativi master plan. Al riguardo, infatti, il Comune di Piacenza ha già dato”, lo sostengono in una nota i consiglieri comunali di Fratelli d’Italia, Foti e Opizzi che aggiungono “In particolare giova ricordare che quella che oggi viene identificata come l’area naturale sulla quale realizzare il nuovo ospedale, cioè la Caserma Lusignani, solo poco tempo fa nello studio commissionato al Politecnico ristabiliva lungo la via Emilia Pavese e via Einaudi un principio insediativo con due ambiti che ridefinivano i due affacci di cui quello a nord, tenendo conto della vocazione commerciale della via Emilia, veniva destinato ad edifici per attività commerciali o terziarie.”
“E’ pur vero – continuano Foti e Opizzi – che solo i paracarri sono immobili, ma qui c’e’ una mobilita’ di opinioni e di idee tale che ricorda una Babele. Oltretutto, al di la’ della migliore ottimale collocazione del nuovo ospedale, occorrerebbe pensare prima – e per tempo – a quale utilizzo fare dell’area che ospita l’attuale struttura ospedaliera. O si pensa di lasciare nel più completo abbandono e alla portata di ogni balordo un’area attigua al centro storico di pregevole interesse storico-artistico, tanto da risultare in più parti vincolata?”.
“Ogni nostra preoccupazione – evidenziano i consiglieri di Fratelli d’Italia – e’ pienamente giustificata solo che i pensi, che giusto 10 anni fa, la sinistra dava per scontato e già festeggiava la realizzazione a Le Mose del “Polo Industriale Militare di Piacenza” (“PIMP”), anche allora con un investimento previsto di oltre 200 milioni di euro. Che fine abbia fatto quel progetto e’ ben chiaro a tutti, essendo puntualmente fallito, ma in compenso di fiumi di parole e di interviste ne sono stati spesi, e tanti.”
Foti e Opizzi concludono il loro intervento auspicando che “si faccia finalmente qualcosa di concreto e che serva effettivamente a Piacenza. Dopo 15 anni, con la regia e la presenza delle stesse persone di allora, non vorremmo – infatti – che si riaffermasse l’affermazione gattopardesca del tutto cambia affinché nulla cambi“.