Riceviamo e pubblichiamo la nota di Gianluca Argellati e del dipartimento scuola di Forza Italia.
Forza Italia che vuole promuovere la cultura sul nostro territorio dice ai cittadini italiani “Difendiamo le nostre tradizioni: è giunta l’ora di destarsi dal torpore a cui siamo stati costretti sotto il vessillo della multiculturalità e, di rivendicare con orgoglio le nostre radici culturali e cristiane, pretendendo che nelle aule delle scuole frequentate dai nostri figli o nipoti sia presente il crocifisso”. In Italia, infatti, i cristiani (cattolici, protestanti, ortodossi, etc.) rappresentano la religione di maggioranza e, la diffusione di altre religioni, non appartenenti al cristianesimo è stata in gran parte determinata dai fenomeni migratori degli ultimi decenni, come dimostrano le indagini statistiche: infatti, secondo il CESNUR (Centro studi sulle nuove religioni) al 2016 in Italia risiedono circa 2 milioni di musulmani; 257.300 buddisti; 177.200 induisti; 150.000 sikh e si stima, complessivamente, una percentuale di cattolici pari al 71,1%; di non religioso o altro al 24,5%; Islam al 3,1%; Buddhismo al 0,4%; Induismo al 0,3%; Sikhismo al 0,2%. Mentre, secondo la precedente indagine Doxa, nel 2014 i cattolici erano in numero superiore e rappresentavano il 75% dei residenti; i credenti senza religione il 10%; i non credenti il 10% e un ulteriore 5% professante altre religioni.
Se, infatti, facciamo due conti spiccioli con la realtà che ci circonda, e non si tratta di essere agnostici, laici, cattolici, credenti, non credenti, “bigotti” e, chi più ne ha più ne metta, notiamo, purtroppo, che, a poco a poco, stiamo perdendo le nostre tradizioni e la nostra identità di popolo italiano.
I cittadini italiani hanno un importante compito: hanno il dovere di trasmettere ai loro figli e alle generazioni che verranno il patrimonio identitario della nostra nazione, fatto di tradizioni, cultura, valori e sentimenti, ma per riuscire a farlo è necessario, oggi più che mai, salvaguardarlo e valorizzarlo, affinchè i suoi valori non vadano persi e non venga mai cancellata la nostra identità di popolo italiano nel quale convivono, da sempre, componenti laiche e cristiane.
Perchè, ricordiamo, come già affermava, paradossalmente, Herriot, “La cultura è quello che rimane nell’uomo quando ha dimenticato tutto”.
E siccome nel contesto culturale italiano il crocifisso rappresenta il simbolo in assoluto più idoneo ad esprimere l’elevato fondamento di quei valori civili di tolleranza religiosa, di rifiuto di ogni discriminazione, di solidarietà umana, di rispetto reciproco, che orgogliosamente connotano la nostra civiltà, Forza Italia Emilia Romagna, nella persona dell’On. Elio Massimo Palmizio si fa promotrice di questo messaggio e invita tutti cittadini della nostra regione a pretendere che il crocifisso sia presente nelle aule delle nostre scuole. Soprattutto in un contesto come quello attuale che vede nelle scuole statali dell’Emilia Romagna un trend di incremento generale della presenza di alunni con cittadinanza non italiana, con più di 90.000 stranieri (il 16,6 %) nel solo anno scolastico 2016-17.
Se poi questa nostra richiesta dovesse urtare la sensibilità di qualcuno, e venissimo considerati dei “bigotti”, dei tradizionalisti o degli “impositori di stato”, pazienza, quello che conta veramente per noi è che questo simbolo continui ad essere profondamente radicato nella nostra cultura di popolo italiano, non volendo con questo gesto nè promuovere, nè tanto meno imporre la nostra religione sugli altri, ma semplicemente ricordare le radici culturali e cristiane di cui è permeata l’Italia, che ne hanno fatto un Paese di cultura e di eccellenza nel mondo.
Spetterà poi ai singoli genitori interpretare il simbolo della nostra cultura secondo il proprio codice di riferimento. Perchè se è vero che la libertà religiosa degli uni si ferma dove comincia la libertà religiosa degli altri, è altrettanto vero che il crocifisso, non può per sua stessa natura essere considerato “perturbante” per gli studenti che appartengono ad altre religioni o per coloro che non professano nessuna religione.
Tuttavia, a fronte delle molteplici polemiche che in nome dei principi di libertà di coscienza e di laicità dello Stato italiano continuano a imperversare sull’argomento ho interpellato l’avv. Enrico Sirotti Gaudenzi, Responsabile Dipartimento Giustizia e membro del Coordinamento Regionale Forza Italia, per analizzarne il quadro normativo di riferimento, il quale ha affermato: << Ci tengo a precisare che per Forza Italia il crocifisso non è negoziabile: si tratta di una questione di rispetto della cultura e delle tradizioni del nostro Paese. Il crocifisso in ogni caso non discrimina affatto, al contrario, rappresenta tutti i cittadini allo stesso modo della bandiera nazionale o dell’immagine del Presidente della Repubblica. Esso è il simbolo per eccellenza di quel diritto alla libertà religiosa, alla tolleranza e al rispetto di cui lo stato italiano si è sempre fatto promotore e, questo vale anche per uno stato che si professa laico. Non a caso, la maggior parte dei cittadini italiani lo vuole nelle scuole frequentate dai propri figli. Trovo assurda, invece, la circostanza che molti stranieri anzichè ringraziare lo stato italiano per l’ospitalità offerta loro, non si sforzino minimamente di capirne e di accettarne gli usi e costumi e, richiedano, addirittura, che questo simbolo nazionale venga rimosso dalle nostre aule scolastiche.
Ad ogni modo la legge parla chiaro: l’esposizione del crocifisso nelle aule scolastiche è espressamente stabilita dall’art. 118 r.d. 965/1924 per le scuole medie e, dal r.d. 1297/1928 (TABELLA C) per le scuole elementari, disposizioni che attualmente devono ritenersi ancora in vigore in quanto non abrogate ad opera dalla nuova regolamentazione concordataria sull’insegnamento della religione cattolica, perchè le norme citate, di natura regolamentare, sono preesistenti ai Patti Lateranensi e non si sono mai poste in contrasto con questi ultimi.
Con la legge 641/1967 sull’arredamento delle scuole elementari e media si sono estese poi le indicazioni del R.D. del 1928 (relativo alla sola scuola elementare) ad entrambi gli ordini, ribadendo implicitamente la presenza del crocifisso. (Legge alla quale, pochi mesi dopo è seguita una circolare del Ministero della Pubblica Istruzione in cui si specifica che nelle aule di elementari e medie dovevano essere presenti, tra le altre cose, il crocifisso e il ritratto del presidente della Repubblica, probabilmente, avendo la precitata normativa imposto tra le altre cose, anche la presenza del ritratto del re).
Successivamente è stato emanato il cosiddetto “Testo unico” della scuola del 1994, recante disposizioni legislative in materia di istruzione, relative alle scuole di ogni ordine e grado, che non ha né abrogato né modificato le disposizioni precedenti. Infine, il Consiglio di Stato, con due diversi pareri, il primo datato 1988 e il successivo del 2006, si è pronunciato a favore della presenza del crocifisso nelle aule scolastiche, affermando che il crocifisso esposto non va in contrasto con la libertà religiosa: “a parte il significato per i credenti, rappresenta il simbolo della civiltà e della cultura cristiana, nella sua radice storica, come valore universale, indipendente da specifica confessione religiosa [ …]non può costituire motivo di costrizione della libertà individuale a manifestare le proprie convinzioni in materia religiosa”. A ribaltare però il parere espresso dal Consiglio di Stato è successivamente intervenuta la Corte europea per i diritti dell’uomo che il 3 novembre 2009 con la sentenza Lautsi v. Italia ha stabilito in primo grado di giudizio che il crocifisso nelle aule è “una violazione del diritto dei genitori a educare i figli secondo le loro convinzioni e del diritto degli alunni alla libertà di religione”, imponendo all’Italia un risarcimento di 5.000 euro per danni morali. Il Governo Berlusconi IV ne annunciò subito ricorso in appello e il 18 marzo 2011 tale sentenza è stata ribaltata in secondo grado: i giudici della Corte europea dei diritti dell’uomo, con 15 voti a favore e due contrari, hanno, infatti, assolto l’Italia accettando la tesi in base alla quale non sussistono elementi che provino l’eventuale influenza sugli alunni dell’esposizione del crocifisso nelle aule scolastiche>>.