“E be’, sono già finiti? Sono passate più macchine della polizia che corridori!”. Chi non si intende di ciclismo, con ogni probabilità, si aspettava un’esperienza differente, una lunga e interminabile scia di atleti in sella alla propria bicicletta. E invece chi si è scelto il proprio metro quadrato di città per assistere al passaggio del Giro d’Italia si è visto passare davanti agli occhi un vero e proprio lampo della durata di qualche secondo. D’altra parte parliamo di atleti di caratura internazionale, soliti a raggiungere velocità impressionanti.
Questo dunque è quanto, pochi istanti e l’attesa del Giro d’Italia si è già tramutata in ricordo. Ma il Giro è anche questo: la lunghissima via Pietro Cella completamente sgombra da macchine, deserta, al posto
dei marciapiedi due lunghissime file di piacentini a perdita d’occhio. Le decine di auto e moto della polizia con a bordo agenti che salutano la folla, ricambiati dagli spettatori. L’agente della Municipale che dice al bimbo: “Sali sul marciapiede che stanno arrivando”. La carovana di auto di servizio che annuncia con gli altoparlanti: “Il Giro d’Italia saluta Piacenza!”. L’anziana signora munita di bandiera tricolore. E poi i disagi, le imprecazioni per le strade chiuse al traffico, l’entusiasmo degli appassionati e le bandiere rosa. Anche questo, e forse soprattutto questo, è il Giro d’Italia a Piacenza.