Sul fatto di Strà del 1944 – nove civili persero la vita in un’azione di rappresaglia dei nazifascisti, le cui ragioni non sono mai state chiarite – indagheranno l’Autorità giudiziaria tedesca e la Procura militare italiana. L’importante circostanza, assolutamente inedita, è emersa nel corso del confronto pubblico fra tre studiosi (Pino De Rosa, Ermanno Mariani, Claudio Oltremonti), sul controverso episodio della Seconda guerra mondiale, che si è tenuto questa sera – mercoledì 14 novembre – a Palazzo Galli (in una Sala Panini stracolma, con la Sala Verdi videocollegata), coordinato dal presidente del Comitato esecutivo della Banca di Piacenza Corrado Sforza Fogliani. Ad annunciarlo è stato Claudio Oltremonti, riferendo che a seguito delle sue ricerche negli archivi tedeschi è stata trovata la formazione delle SS presente a Strà e si sta verificando se c’è ancora qualcuno, appartenente a quella formazione, in vita. Lo stesso Oltremonti è stato convocato dalla Procura militare a Verona a dovrà andare a testimoniare.
Ma vediamo di ricordare che cosa accadde quel 30 luglio del 1944. Un gruppo misto di tedeschi e fascisti attaccarono la Rocca d’Olgisio, base partigiana. La sparatoria fu intensissima e proseguì sino all’arrivo dei rinforzi partigiani che misero in seria difficoltà gli attaccanti, che ripiegarono verso Pianello e le località limitrofe. Giunti a Strà – che aveva costituito la base di un punto d’attacco per il bombardamento della Rocca – i nazifascisti si fermarono, dandosi al saccheggio e pranzando nelle osterie e nelle abitazioni. Nel pomeriggio le nove persone (tra loro donne, anziani e un bimbo di 2 anni) radunate nella bottega della famiglia Riccardi, furono uccise. La causa scatenante della strage di civili non è mai stata accertata. Tra le ipotesi della rappresaglia, l’uccisione di un soldato tedesco o una provocazione degli abitanti della casa. Ancora, c’è chi ha ipotizzato una vendetta per il fallito attacco alla Rocca d’Olgisio.
Lo storico Pino De Rosa, autore del volume “Strà finalmente la verità”, ha riferito la sua ricostruzione di quanto avvenuto a Strà, frutto di anni di ricerche e di testimonianze raccolte. «Una cosa si può oggi affermare rispetto al passato – ha affermato De Rosa – quel giorno a Strà fu ucciso il maresciallo tedesco Walter Koch (è sepolto al cimitero di Piacenza, ndr) da alcuni colpi di fucile partiti da qualcuno nascosto in un campo di mais. A quel punto i suoi compagni persero la testa e si fecero prendere dal desiderio di vendetta. Non fu una rappresaglia ma un atto inconsulto. Se avessero voluto fare una rappresaglia sarebbero andati il giorno seguente nel carcere di Piacenza a prelevare qualche partigiano per fucilarlo».
Il giornalista Ermanno Mariani, alla terza ristampa del suo libro “L’eccidio di Strà”, arricchita da nuove ricerche storiche, ha sostenuto che sulla vicenda le inchieste più importanti sono state quelle fatte dalla Squadra Mobile nel 1945 e dai Carabinieri nel 1948 «perché le più vicine all’episodio». A parere del cronista piacentino, per capire quello che successe a Strà, occorre rifarsi ad un episodio del 27 aprile del ‘44: «Giovanni Lazzetti, detto il Ballonaio – ha raccontato Mariani – organizzò un’imboscata lungo la via Emilia in Valtidone, senza spargimento di sangue ma con un bottino di 800 fucili. Questo fece imbestialire i nazifascisti». Mariani ha aggiunto che nel suo libro viene individuato, senza farne il nome, chi materialmente sparò a Strà: «Una persona di San Nazzaro, poi esule negli Stati Uniti, da dove non è più tornato».
Claudio Oltremonti, autore del volume “Nelle S.P.I.R.E. del regime”, presentato di recente nell’ambito dell’autunno culturale della Banca di Piacenza, ha da parte sua stigmatizzato l’iniziativa del Governo tedesco che nel 1964 lanciò un appello agli altri Stati europei affinché -prima che si prescrivessero i reati compiuti durante la guerra – producessero elementi, se ne avevano, per riaprire alcuni casi. «Lo Stato italiano mandò anche il fascicolo di Strà, ma non si arrivò a nessuna conclusione. La sentenze dei giudici furono piuttosto sconcertanti e a mio parere – ha argomentato Oltremonti – quella fu una manovra per metter una pietra tombale sui crimini di guerra». Claudio Oltremonti – premesso che forse tutta la verità su Strà non si conoscerà mai – ha sostenuto che «l’unica verità è che le dittature, di qualsiasi colore siano, vanno tenute lontane dalla nostra vita, perché non tengono conto dei diritti dell’uomo».
Il presidente Sforza Fogliani ha concluso ringraziando i presenti «di aver civilmente assistito a un confronto civile di cui occorre ringraziare i relatori».