LE CAVERNE DELLE DONNE: LA GROTTA DI SAN COLOMBANO
Il 27 di agosto, con la guida dell’antropologa Michela Zucca dell’associazione Sherwood, specialista in storia delle donne, si farà un arkeotrekking in cui si visiteranno le grotte di San Michele di Coli per poi proseguire fino alle fonti termali di Bobbio: un itinerario legato alle acque magiche e ai riti femminili di fertilità e allattamento. Si tratta del secondo trekking archeologico condotto dall’antropologa e legato alla cultura delle Dea, dopo quello di luglio in cui escursionisti provenienti da tutto il Nord Italia sono andati sulla Pietra Perduca.
Appuntamento domenica 27 di agosto sulla piazza di Coli alle ore 9. L’escursione durerà tutto il giorno. Pranzo al sacco a cura dei partecipanti. Costo della visita guidata: 50 euro a testa. Minorenni gratis.
Si dice che proprio nella grotta di San Michele andò a morire San Colombano nel 615. Ma la caverna non era proprio quel che si dice un eremo: era un riparo sotto roccia preistorico frequentato fin dalla notte dei tempi, legati a culti femminili di fertilità: era il luogo in cui le donne andavano ad allattare e c’era già una chiesa, sicuramente costruita su un sito legato alla Dea Madre Nera.
D’altra parte, Colombano l’irlandese, strana figura di religioso, assieme agli altri due santi dell’Algovia (Gallo e Magno) sono accomunati dai simboli magici legati alla religione del Drago e dell’ Orsa, dee delle foreste e delle montagne, e si fermano nei luoghi in cui viene praticata la fede nella dea nera. Portano magici bastoni che guariscono e sembrano druidi. Fondano monasteri doppi, femminili e maschili insieme, e continuano a frequentare i luoghi dedicato alla Dea Oscura.
E la Dea Nera è presente nella zona di Bobbio e di Coli in molti modi: l’altare a Diana, che nella sua versione arcaica è una pietra nera, e poi si trasforma in un’immagine metamorfica dagli innumerevoli seni, ma sempre scura. Per non parlare poi della Pietra Perduca, nera come l’inferno, in cui da ere al di là della storia le donne andavano a partorire facendo riti di immersione….. e chissà che altro. Attestazioni a Mefite, altra dea nera legata alla montagna ma anche delle paludi e al trapasso, sono attestate da Cremona in giù: e chissà che cosa risulterebbe se si facessero studi sistematici anche in provincia di Piacenza.
Le grotte galattofore come quella di San Michele di Coli, frequentate sicuramente in età protostorica, presentano attestazioni di un uso taumaturgico e terapeutico dell’acqua anche attraverso la pratica dell’incubatio. Nel Medioevo alcune vasche naturali sono state adattate per la raccolta delle acque di stillicidio, dove probabilmente si svolgeva il rituale che consisteva nell’immersione delle donne nell’acqua miracolosa. Da notizie orali attestate fin dal Medioevo (ma chissà quanto antiche….) pare che in molte di queste caverne in corrispondenza delle stalattiti fossero posizionati dei vasi sistemati per la raccolta dello stillicidio, il latte della Dea, l’acqua della montagna.
L’Arcangelo compare in luoghi segnati da fenomeni naturali particolari quali le grotte, gli abissi, i fenomeni vulcanici o le acque sotterranee, comunque in rapporto con il mondo dell’ignoto in grado di evocare antiche paure. Con l’avvento del Cristianesimo e nel corso del Medioevo il mondo sotterraneo non è più luogo di residenza delle potenze divine ctonie preposte alla rigenerazione della natura ma diviene sede delle entità diaboliche e dei percorsi diretti verso gli Inferi. Nell’immaginario popolare la grotta diviene passaggio verso l’altro mondo e pertanto deve essere custodita dalla santità dell’ Arcangelo.
Ma S. Michele è detto anche “principe delle acque” e spesso è associato alle fonti galattofore e a culti preposti alle nascite, al latte e alle capacità nutritive delle donne. Si tratta di un aspetto terapeutico e magico-religioso, legato allo stillicidio delle grotte, che si inserisce nel più vasto fenomeno, diffuso in tutta l’ Europa, della venerazione delle fonti o “pocce lattaie” da parte delle donne prive di latte, «per una facile analogia tra l’acqua biancastra dello stillicidio e il latte».
L’acqua lattiginosa è stata considerata terapeutica in tal senso anche in tempi recenti in numerosi grotte dedicate a S. Michele, , spesso sede di rinvenimenti archeologici pre – protostorici: l’Angelo, vincente sul male e guida delle anime verso il disegno divino, diviene anche taumaturgo attraverso le abluzioni con le acque miracolose.
Una simile valenza taumaturgica dell’Arcangelo si evidenzia nell’uso delle acque da parte delle donne in tantissime grotte-santuario come Monte S. Angelo sul Gargano, la Grotta di Pertosa o la Grotta di S. Angelo di S. Chirico Raparo al di sotto della nota abbazia medievale.
Nel corso del trekking si parlerà anche della Resistenza e del massaro di Coli, della stele micaelica, unica stele cristiana in stile irlandese che risale ai tempi di San Colombano e che sta nella parrocchiale di Coli; di santa Cecilia che incontreremo in una delle chiesette lungo il cammino, protettrice dei musicisti che proprio in questa zona, detta delle Quattro Provincie (Pavia, Piacenza, Alessandria, Genova) riescono ad evitare i divietio inquisitoriali e a conservare una musica antichissima….