Il 15 marzo si celebra la settima giornata nazionale del fiocchetto lilla, dedicata alla sensibilizzazione e alla prevenzione del Disturbi del comportamento alimentare. La data è stata scelta per ricordare Giulia, una ragazza morta nel 2011 per bulimia nervosa. L’iniziativa parte dal padre che ha voluto trovare un’immagine simbolo della delicata fragilità di questa condizione giovanile. “Non può, non deve capitare ad altri. Questa esperienza deve servire a tutte le persone e le famiglie che vivono un dramma di questo genere”.
Il fiocchetto lilla sarà esposto anche quest’anno nella nostra città, giovedì 15 marzo: in quella giornata, l’ambulatorio dedicato ai Disturbi del comportamento alimentare (Medicina interna) rimarrà aperto dalle 9 alle 17 per visite gratuite e informazioni. L’iniziativa si svolge in collaborazione con l’associazione Puntoeacapo. In quella giornata verranno anche distribuiti fiocchetti lilla agli altri reparti, preparati dalle pazienti.
Il servizio si occupa della presa in carico di pazienti adulti con Disturbi del comportamento alimentare: l’equipe è composta da Jessica Rolla, medico specialista in Scienza dell’alimentazione, una dietista dedicata (Maria Antonietta Pazzoni), la psicoterapeuta (Monica Premoli) e Alessandro Rampulla, esperto in Nutrizione umana. “Il nostro ambulatorio – spiegano gli esperti – garantisce una presa in carico psico-nutrizionale del paziente a livello ambulatoriale con assistenza al pasto assistito o accesso al day hospital in casi selezionati”. Dall’inizio dell’anno sono 12 i nuovi casi a Piacenza che si sono presentati all’attenzione dell’equipe in aggiunta alle pazienti già in carico. Sono circa 200 persone dall’inizio del 2017, che hanno afferito all’ambulatorio per una valutazione di DCA”.
“Al pasto assistito in ambulatorio – continuano – partecipano mediamente da 5 a 10 pazienti al giorno. Vengono effettuati incontri di gruppo con le famiglie a cadenza quindicinale e all’occorrenza colloqui di sostegno rivolti al singolo nucleo”. L’Ausl di Piacenza ha attivato dal 2003 il Programma per il trattamento dei disturbi alimentari, diretto da Giuliano Limonta, costituito dal dipartimento di Salute mentale e dipendenze patologiche e dalle unità operative di Medicina interna e Pediatria.
“I disturbi del comportamento alimentare – evidenziano i professionisti piacentini – negli ultimi decenni sono notevolmente aumentati, con un abbassamento dell’età d’esordio sia per l’anoressia nervosa, sia per la bulimia nervosa”.
Secondo le stime (fonte ADI 2016), in Italia ne soffrono circa 3 milioni di giovani, di cui il 95,9 per cento sono femmine e il 4,1 per cento maschi. Il numero di decessi in un anno per anoressia si aggira tra il 5,86% e il 6,2%, mentre per bulimia tra l’1,57% e l’1,93%. L’Organizzazione mondiale della sanità li considera la seconda causa di morte per i giovani dopo gli incidenti stradali.
“La letteratura scientifica ci conferma che la prognosi viene influenzata soprattutto dalla precocità dell’intervento e dalla continuità assistenziale. La riabilitazione nutrizionale dei disturbi dell’alimentazione, a ogni livello di trattamento, si deve svolgere all’interno di un percorso multidisciplinare integrato, che prevede l’associazione del trattamento psichiatrico o psicoterapeutico con quello nutrizionale”. Durante la terapia si deve sempre tenere conto che la malnutrizione e le sue complicanze contribuiscono a mantenere la psicopatologia del disturbo e ostacolano il processo di cura. “Per i familiari la scoperta di questa problematica è spesso un evento inatteso che genera confusione e paure, con un forte impatto sulla vita familiare creando conflittualità e conseguente peggioramento delle relazioni. La famiglia tuttavia può costituire una risorsa da affiancare ai professionisti nel percorso di cura”.