“Esiste una soluzione per risolvere l’emergenza siccità della diga del Brugneto, che fino ad ora è rimasta inascoltata”. A dirlo è Giampaolo Maloberti, ex consigliere provinciale e socio del consorzio Rivo Villano, che ricorda quando “nel 2012, con un ordine del giorno voluto dal sottoscritto e votato dalla maggioranza di centrodestra , nell’ultima amministrazione provinciale democraticamente eletta, si decretò – giustamente – di riquantificare l’acqua da rilasciare. Oggi la capienza corrisponde a 25 milioni di metri cubi, di cui, stando agli accordi presi tra la Regione Emilia-Romagna e la Regione Liguria, durante il periodo estivo ne vengono rilasciati 2,5 milioni verso il Trebbia, a fini irrigui. Con il provvedimento votato, si sarebbero dovuti contenere solo 12 milioni nell’invaso, aumentando notevolmente la quantità di acqua a disposizione dei coltivatori piacentini”.
Maloberti spiega il motivo di quella specifica misura: “Genova necessita di 1 milione d’acqua al mese, quindi – anche se non piovesse per un anno intero – il fabbisogno sarebbe garantito, facendone così defluire di più verso il Trebbia. La politica si è resa incapace di valutare obiettivamente la situazione, rendendosi responsabile della grave carenza degli ultimi giorni. Alla presentazione , con toni entusiastici da parte dell’ assessore Gazzolo , del protocollo sperimentale durato 3 anni, che prevedeva un rilascio aggiuntivo di 1,5 milioni di metri cubi , fui l’unico a dire che il problema non era risolto perché il fabbisogno idrico della vallata era ben superiore. Si conferma l’inutilità del Contratto di Fiume, che dovrebbe operare per la riqualificazione del Trebbia, in collaborazione con il comune di Genova, specificatamente per il problema del rilascio del Brugneto: come sempre succede in Italia, quando non si vogliono risolvere i problemi, si organizzano tavoli, commissioni e cabine di regia. Le poltrone crescono, gli stipendi pure, e i disagi restano. Basta ragionarci, dibattere, cercare di capire, trovare le colture meno idroesigenti. Le banane? I cactus allevando cammelli?”.
“Quando ci si renderà conto, una volta per tutte, dell’importanza che il settore agricolo riveste nell’economia della provincia, anche in termini occupazionali di manodopera fissa e stagionale, sarà troppo tardi. Le eccellenze delle nostre terre rappresentano cultura, tradizione e indotto. E queste derivano da colture irrigue che necessitano di acqua per lo più proveniente da derivazioni superficiali facendo presente che il ricorso alle falde sotterranee crea maggiori problematiche ambientali” conclude Maloberti.