“Strumentale e miope equiparare le forme di violenza. C’è chi la utilizza per opprimere e smantellare diritti, chi per OPPORVISI. Chi per impedire il passaggio di un corteo, chi si difende per avanzare. La resisitenza non è violenza”. Controtendenza, collettivo organizzatore della manifestazione di sabato, propone le proprie considerazioni dopo il corteo culminato con i tafferugli in via Cittadella, dove un carabiniere è stato aggredito da alcuni manifestanti. In questa nota ufficiale, gli attivisti di Controtendenza espongono la propria versione.
“Sabato a Piacenza 2.000 persone sono scese in piazza determinate per esprimere la rabbia dopo il primo attentato terroristico, per mano neofascista e leghista, a Macerata. Per dire che covi incubatori di quel tipo di violenza terrorista non sono bene accetti nella città medaglia d’oro per la Resistenza. Casa Pound, partito dichiaratamente fascista, è nota in tutta Italia per le centinaia di aggressioni, minacce e omicidi a danni di immigrati, studenti e gente di sinistra. A Piacenza, da quando si è costituito il loro nucleo, è iniziata una spirale di provocazioni e intimidazioni continue, arrivando anche a minacciare una ragazza se avessimo organizzato qualcosa in opposizione a loro, come è successo sabato. Ma i piacentini hanno dimostrato di non essere disposti a cedere al ricatto della paura”.
“Il corteo di sabato ha saputo esprimere un grado di partecipazione, conflitto e coesione straordinari: un corteo di migliaia di persone che è rimasto compatto, unito e determinato dall’inizio alla fine, non cedendo ai divieti imposti ingiustamente dalla questura. Siamo stati contentissimi di vedere tantissimi giovani, che da tempo non si vedevano, ma anche tanti genitori e persone anziane, che spronavano le file davanti, come Ugo, storico partigiano che ha avuto il coraggio di mettersi in prima fila proprio mentre la questura cercava di impedire il raggiungimento di piazza Cavalli. Nelle sue parole abbiamo trovato il coraggio per non fermarci, nel suo ringraziamento dopo aver preso la piazza la conferma di essere nel giusto”.
“Molto triste e scandalistica la stampa che ha voluto immortalare solo due dei mille momenti che hanno caratterizzato il corteo: nessuno spazio ai nostri contenuti, alle interviste che abbiamo rilasciato, alle foto di un corteo immenso e partecipato, variegato e vitale. Strumentale e miope equiparare le forme di violenza. C’è chi la utilizza per opprimere e smantellare diritti, chi per OPPORVISI. Chi per impedire il passaggio di un corteo, chi si difende per avanzare. La RESISTENZA NON E’ VIOLENZA”.
“Qual è la violenza? Quella di un corteo di migliaia di persone che volevano manifestare per le vie del centro o della polizia che si è opposta in tutti i modi, arrivando a manganellare ragazzi a volto scoperto? Tra i manifestanti 6 persone hanno riportato ferite alla testa e di queste 3 affermano di essere state colpite con manganelli impugnati al contrario. Nessuno di noi ha infierito sul carabiniere (anzi, alcuni lo hanno aiutato a evitare il linciaggio), ma sottolineiamo che è stata una naturale conseguenza della situazione, a quel punto incontrollabile. Non accettiamo che la situazione sia capovolta: sarebbe ipocrita e falso. Così com’è ipocrita parlare di “antifascismo”, continuando nel frattempo a legittimare e lasciare spazio a organizzazioni neofasciste. Per questo sabato eravamo in piazza con lo stesso spirito di Macerata: lo spirito di chi vuol dire basta al fascismo, ma basta anche al suo sdoganamento operato da media e partiti e basta a chi ha reso il terreno fertile perché le idee razziste e fasciste attecchissero e si consolidassero. Se fra cent’anni parleranno di quest’epoca infame, fatta di lager e di CIE, fatta di precarietà e manganelli, parleranno anche di noi, che ci ribellavamo. Basta minacce, basta intimidazioni, basta provocazioni: i piacentini si sono stancati”.