Più di 9 milioni di euro di benefici generati per la Pubblica Amministrazione, 1.940 lavoratori svantaggiati assunti, un fatturato complessivo che si avvicina ai 277 milioni di euro e quasi 7mila addetti al 77,5% con contratti a tempo indeterminato. È un impatto decisamente positivo quello generato in Emilia-Romagna dalle 203 cooperative sociali aderenti a Federsolidarietà/Confcooperative che svolgono inserimenti lavorativi. Un bilancio calcolato (su dati 2016) da una innovativa “Ricerca sull’impatto sociale ed economico dell’inserimento lavorativo nelle cooperative sociali” promossa da Federsolidarietà/Confcooperative Emilia Romagna e curata da AICCON.
La ricerca è stata presentata questa mattina al Palazzo della Cooperazione di Bologna nell’ambito dell’evento “Chi l’ha detto che il sociale costa?” alla presenza – tra gli altri – della vicepresidente della Regione e assessore alle Politiche sociali, Elisabetta Gualmini. Nel corso della mattinata hanno raccontato la loro esperienza le cooperative sociali For.B (Forlì), il Germoglio (Ferrara) e il Cigno Verde (Parma).
Sotto i riflettori le 203 cooperative sociali aderenti a Federsolidarietà/Confcooperative Emilia Romagna (su un totale di 455) che svolgono inserimenti lavorativi. Si tratta di imprese formate da 7.052 soci e che nel 2016 hanno generato un fatturato complessivo di 276,9 milioni di euro e un patrimonio netto di 65,9 milioni di euro (+17,9% dal 2012 al 2015), spendendo 111,4 milioni per il personale (+23,9% dal 2012 al 2015), ossia pagando stipendi a 6.926 addetti di cui 1.940 (dato 2017) sono lavoratori svantaggiati oggetto di inserimenti lavorativi (in aumento del 7,7% dal 2015 al 2017).
Le mansioni svolte sono le più svariate: si va dalla manutenzione del verde ai servizi socio-assistenziali per passare ai servizi educativi e scolastici, custodia e pulizie, fino a ristorazione e alloggio, commercio, trasporto e magazzinaggio, attività culturali e agricoltura. E se fino al 2014 la principale attività consisteva nel fornire beni e servizi alla Pubblica Amministrazione (51%), ora il rapporto si è invertito dato che nel 2016 i beni e servizi offerti alle imprese private hanno toccato quota 53,7%, a testimonianza di come la cooperazione sociale lavori sempre di più sul mercato privato.
Tra i beneficiari degli inserimenti lavorativi nelle cooperative sociali c’è sicuramente lo Stato grazie alle imposte versate (2,4 milioni di euro il dato misurato nel 2014 su un campione di 20 cooperative sociali), insieme agli stessi lavoratori ai quali è garantita la stabilità occupazionale; sono infatti a tempo indeterminato ben 8 posizioni su 10 (77,5%).
Dal campione analizzato emerge, in particolare, il valore aggiunto sociale dell’inserimento lavorativo nelle cooperative sociali. Lo testimonia il fatto che i lavoratori ordinari (non svantaggiati) con difficoltà di ingresso nel mercato del lavoro o fragilità sociali inseriti in cooperative sociali, sono pari al 10,7% del totale dei lavoratori (+1,5% sul 2014), di cui il 25,4% sono persone over 50. Inoltre in questo campione i lavoratori svantaggiati certificati sul numero di lavoratori normodotati nel 2016 sono il 54,5% (+4,1% sul 2014).
Un altro elemento significativo che emerge dalla ricerca riguarda il coinvolgimento e la partecipazione dei lavoratori che rappresentano la categoria di stakeholder maggiormente rappresentata sia nella base associativa (65,7% al 2016, +10,3% sul 2014) sia nel Consiglio di Amministrazione (68,4% sul 2016, +9,9% sul 2014).
Il valore aggiunto economico dell’inserimento lavorativo è testimoniato dai dati sul patrimonio netto che confermano un trend positivo delle 203 cooperative sociali di inserimento lavorativo: 65,9 milioni di euro complessivi per un aumento tra il 2012 e il 2015 pari a +17,9%. Anche il capitale sociale aumenta tra il 2012 e il 2015 (+24,8%), per un valore assoluto complessivo al 2015 pari a 14,6 milioni di euro.
Per calcolare gli effetti economici innescati dagli inserimenti lavorativi, i ricercatori di AICCON, in collaborazione con il Centro Studi Socialis, hanno poi fatto ricorso al metodo di valutazione “VALORIS” che si basa sull’analisi costi-benefici. Si è così scoperto che, a fronte di “costi” per la collettività dovuti a esenzioni fiscali e contributi pubblici, l’inserimento nel lavoro di persone con difficoltà certificate genera benefici economici ben maggiori in termini di imposte sui redditi versate dai lavoratori svantaggiati, IVA prodotta e spese pubbliche evitate grazie al miglioramento delle condizioni di vita di queste persone.
In definitiva, un lavoratore svantaggiato inserito in cooperativa sociale crea un valore medio di 4.729,74 euro per la Pubblica Amministrazione. Moltiplicando questo dato per i 1.919 lavoratori svantaggiati delle 203 cooperative sociali di Federsolidarietà/Confcooperative Emilia Romagna (dati 2016), ecco che si superano i 9 milioni di euro (9.076.371 €) di benefici e risparmi generati per la Pubblica Amministrazione.
“Nel corso del 2016, le nostre cooperative sociali hanno fatto risparmiare alla Pubblica Amministrazione in regione oltre 9 milioni di euro – ha affermato Luca Dal Pozzo, Presidente Federsolidarietà/Confcooperative Emilia Romagna –. La ricerca realizzata con AICCON evidenzia questo beneficio ancora poco conosciuto: le cooperative sociali infatti creano un valore economico per la collettività perché il costo dell’intervento pubblico per gli inserimenti lavorativi di persone svantaggiate è più basso dei vantaggi economici generati”. Dal Pozzo sottolinea inoltre come “le cooperative sociali aggiungono un pezzo fondamentale di welfare senza sostituirsi al sistema pubblico, ma arricchendolo con servizi alla persona. Se coinvolte in un progetto di inserimento lavorativo, le persone con difficoltà certificate di vario tipo possono diventare una risorsa per la comunità in cui vivono. E la cooperazione sociale si conferma uno strumento privilegiato per generare questi benefici collettivi”.
Come evidenziato Paolo Venturi, Direttore AICCON: “La cooperazione d’inserimento lavorativo si conferma un’innovazione in sé. È l’unica forma d’impresa con una finalità sociale capace di generare 3 benefici contemporaneamente: il primo è il recupero di soggetti svantaggiati attraverso il lavoro, il secondo è il rafforzamento del capitale sociale del territorio e il terzo è la capacità di generare politiche attive che qualificano la spesa pubblica”.