Centinaia di clienti, un giro d’affari di oltre 30mila euro e otto misure di custodia cautelare: sette con le accuse di spaccio di sostanze stupefacenti in concorso e una per favoreggiamento.
Tutto è iniziato nel 2017 quando la polizia gettò luce su un traffico di droga che coinvolgeva un uomo e una donna, entrambi militari del Genio Pontieri. Nel febbraio 2017, le segnalazioni di alcuni cittadini avevano spinto gli agenti della Squadra Mobile, guidati all’epoca dal dirigente Salvatore Blasco, a prendere di mira due uomini di origini pugliesi: un 34enne caporal maggiore dell’esercito in forza al Genio Pontieri e un 42enne civile. Gli inquirenti avevano cominciato a seguire i due con appostamenti e pedinamenti, operazioni che ben presto avevano permesso di raccogliere sufficienti elementi a conferma dell’attività illecita dei due amici. Una volta in possesso delle prove necessarie la Squadra Mobile aveva deciso di intervenire mettendo in atto, il 18 maggio, un doppio blitz. Il 42enne è stato bloccato mentre percorreva via Emmanueli al volante della sua Audi: nascosti in un vano creato ad hoc all’interno della portiera l’uomo trasportava quattro grammi di cocaina già divisi in dosi. Il 34enne, invece, ha ricevuto la visita dei poliziotti direttamente nella sua abitazione di Pontenure, condivisa con la fidanzata, una 24enne di origini calabresi, anche lei arruolata nel Genio Pontieri. Gli agenti avevano setacciato la casa dei due fino a quando si erano imbattuti in un quantitativo davvero ingente di droga, nascosta nel muro del bagno e coperta da una mattonella: 400 grammi di cocaina, un bilancino di precisione, materiale per il confezionamento delle dosi e oltre mille euro in contanti. Non solo, oltre alla sostanza stupefacente i poliziotti avevano rinvenuto anche scatole di medicinali utilizzati per l’attività sessuale: tra questi il Kamagra, la cui vendita è vietata in Italia. I tre erano stati arrestati con l’accusa di detenzione di sostanze stupefacenti ai fini di spaccio. Secondo la polizia i tre avevano avviato un giro di spaccio piuttosto importante, basti pensare che la cocaina sequestrata, venduta al dettaglio, avrebbe fruttato oltre 30mila euro. Da lì dunque è iniziato il secondo filone di indagine, coordinato dall’attuale dirigente della Squadra Mobile, Serena Pieri, e dal pm Matteo Centini.
Gli inquirenti hanno scoperto che il 42enne civile, Fabrizio Musciaglia, si riforniva di cocaina da uno spacciatore all’ingrosso residente a Brescia, un albanese di 33 anni, Vatnikaj Blerim. Una volta portata la droga a Piacenza, Musciaglia si affidava a due uomini di fiducia, Maurizio Dagliano e Alessandro Berenato, che smerciavano la sostanza stupefacente, reperivano i clienti e comunque fiancheggiavano il 42enne, chiamato “boss”. All’interno del gruppo anche una donna, Giulia Ratti, compagna del leader di questa organizzazione, che tra i suoi incarichi aveva quello di fornire urina pulita a quei clienti che, per motivi professionali o privati, dovevano sottoporsi a controlli periodici. Le indagini si sono incentrate intorno a Musciaglia, indagini difficili dal momento che il 42enne faceva di tutto per rendersi irreperibile: auto a noleggio, cambiamenti continui di utenze telefoniche e precauzioni di vario tipo. Difficoltà aumentate dopo la “soffiata” di una delle otto persone coinvolte, accusata di favoreggiamento: un uomo che dopo essere stato ascoltato dalla polizia per una cessione di droga aveva raccontato tutto al “boss” spingendolo ad aumentare le precauzioni. Centinaia i clienti, la maggior parte dei quali facoltosi: in un caso Musciaglia aveva portato la cocaina direttamente a Montecarlo, dove uno dei clienti si trovava in vacanza. Cocaina purissima e molto costosa: un giro d’affari di circa 30mila euro al mese. Alle otto custodie cautelari si aggiungono quattro denunce spiccate nei confronti di persone ascoltate dalla polizia e considerate poco collaborative: tra questi l’ex calciatore Nicola Berti.
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