La voce flebile di una ragazzina: “Ho 16 anni e vengo dalla Romania, voglio andare a Bologna ma un uomo mi impedisce di uscire di casa”. Questa la telefonata giunta alla sala operativa della questura di Piacenza alle 18,30 di domenica scorsa, 26 marzo. La giovane ha raccontato di essere arrivata nella nostra città alcuni giorni prima insieme a un uomo conosciuto in patria: dopo aver messo piede in quella casa per la prima volta il suo “amico” le aveva impedito di uscire dall’abitazione. La 16enne ha fatto in tempo a comunicare in maniera imprecisa le proprie generalità, ma non ha saputo spiegare dove si trovasse. Poi la telefonata è terminata.
A quel punto la palla è passata alla Squadra Mobile della polizia: impossibile capire quale fosse la gravità della situazione ma una cosa era certa, bisognava agire in fretta. Gli agenti hanno subito comunicato alla procura di Piacenza il numero del cellulare con cui la sconosciuta aveva appena chiamato, chiedendo di localizzare la zona di provenienza della telefonata. Gli strumenti a disposizione hanno permesso di capire che la ragazza aveva telefonato dalla zona della stazione ferroviaria, genericamente parlando. L’utenza era invece intestata a un uomo del Pakistan, con ogni probabilità un prestanome.
Contemporaneamente i poliziotti hanno inserito il nome della 16enne nel database scoprendo trattarsi di una ragazzina di origini rom, già controllata un paio di volte in passato dalla polizia e già ospite di strutture di accoglienza a Modena e Bologna. Ancora troppe poche informazioni. A quel punto la questura di Piacenza ha richiesto la collaborazione dei colleghi della sezione Scientifica di Roma, dotata di strumenti di localizzazione telefonica estremamente precisi e sofisticati. Grazie a queste tecnologie gli inquirenti sono riusciti ad agganciarsi alla cella telefonica dell’utenza in questione ma proprio sul più bello il cellulare è stato spento, rendendo impossibile continuare le ricerche. Era la serata del 28 marzo: dopo solo due giorni di difficili indagini i poliziotti si stavano preparando a intervenire, ma purtroppo l’operazione è stata interrotta.
Fortunatamente il telefono è stato riacceso il giorno dopo e i poliziotti romani hanno potuto portare a termine la localizzazione: viale Sant’Ambrogio, con tanto di numero civico, l’informazione che la Squadra Mobile aspettava. Gli agenti, a quel punto, si sono precipitati davanti all’appartamento indicato e hanno iniziato a intimare ai residenti di aprire la porta. L’uomo di cui la ragazzina aveva parlato, un 28enne rumeno, ha tentato di scappare dal balcone ma trattandosi del secondo piano ha preferito desistere e si è arreso facendo entrare la polizia. Nell’abitazione le forze dell’ordine hanno trovato la ragazzina della telefonata, terrorizzata, e una donna, anche lei rumena, di 40 anni.
Tutti sono stati condotti in questura. Il 28enne ha negato di aver segregato la ragazzina in casa, spiegando che la 16enne in realtà aveva la possibilità di uscire quando voleva. E in effetti le parole dell’uomo hanno trovato riscontro nei fatti: la porta di casa, anche quando chiusa dall’esterno, era facilmente apribile dall’interno. La giovane, che spesso e volentieri rimaneva in casa da sola, avrebbe potuto uscire indisturbata.
La situazione è stata confermata dalla stessa minorenne che però ha raccontato di essere terrorizzata dal 28enne il quale la minacciava qualora le venisse in mente di scappare. “Mi diceva che mi avrebbe trovato, anche se fossi tornata in Romania, e a quel punto mi avrebbe fatto del male”. La presunta vittima ha raccontato di essere stata presa a schiaffi in due occasioni, per aver chiesto all’uomo di lasciarle raggiungere Bologna: quelle poche volte che usciva di casa lo faceva in compagnia della donna 40enne. Ha raccontato che l’uomo, in realtà, avrebbe voluto portarla in Svizzera per farla diventare una ladra professionista, e ha spiegato di aver avuto in due occasioni rapporti sessuali con lui, tenendo però a specificare trattarsi di rapporti consenzienti.
Al termine delle indagini l’uomo è stato arrestato per violenza privata, la donna denunciata per lo stesso motivo, mentre la ragazzina accompagnata in un centro di accoglienza per minori fuori Piacenza. Gli inquirenti si stavano preparando a formalizzare un’accusa di sequestro di persona, ma il fatto che la porta fosse realmente sempre apribile ha tramutato l’accusa. Per il 28enne, già raggiunto in passato da due decreti di espulsione dall’Italia (uno emesso dalla procura di Piacenza e uno da quella di Massa Carrara), è stato rilasciato dal giudice Italo Ghitti il nulla osta a una nuova espulsione in quanto soggetto pericoloso per l’ordine e la sicurezza pubblica. Fino alla prossima udienza del processo il rumeno sarà sottoposto all’obbligo di firma.