L’utilizzo o meno del piombo nelle munizioni è al centro di un’interrogazione di Tommaso Foti (Fdi-An), dove si ricorda che l’European Chemicals Agency (ECHA) “ha certificato che il piombo può continuare a essere usato nelle munizioni senza alcun tipo di limitazione e senza necessità di alcuna particolare autorizzazione”. Così come uno studio dell’European food safety authority (EFSA), nel 2010, “sulla presenza di piombo negli alimenti e sulla pericolosità per la salute umana” avrebbe stabilito – scrive il consigliere – “che il rischio di effetti clinicamente importanti sulla salute umana, agli attuali livelli di esposizione al piombo, è bassa e che non ci sono significative differenze di esposizione per il segmento ‘grandi consumatori’ di cacciagione, il cui livello di rischio rientra nei parametri medi rilevati.
Mentre è stato messo in evidenza come cereali, verdure, acqua del rubinetto e aria siano gli elementi che maggiormente contribuiscono ai rischi derivanti dall’esposizione del piombo”. Foti specifica che “in ambito nazionale il tema è ancora aperto”: l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) avrebbe “costituito un tavolo tecnico sul tema del piombo nelle munizioni, che si riunisce dal 2013”, mentre in Emilia-Romagna, con due determine del 2016 e del 2017, redatte dal responsabile del Servizio prevenzione collettiva e sanità pubblica, “si è di fatto previsto l’uso esclusivo di munizioni prive di piombo per l’abbattimento dei capi di fauna selvatica nei casi in cui siano destinati alla commercializzazione”.
Nel documento – aggiunge l’esponente di Fdi – si dà comunque atto del fatto che, “non essendo univoca l’interpretazione di quanto previsto… in riferimento alla selvaggina cacciata né a livello nazionale né comunitario, è stato posto… uno specifico quesito al ministero della Salute”. Nei fatti – rimarca Foti – la Regione ha “introdotto in maniera surrettizia il divieto di utilizzare munizioni con il piombo”. Infatti, pur sapendo che il ministero non darà risposta al quesito perché è tuttora attivo il tavolo tecnico sulla questione, – spiega – la determinazione dirigenziale stabilisce che, nelle more dell’espressione del parere richiesto e tenuto conto del principio di precauzione, si prevede l’uso esclusivo di munizioni prive di piombo per l’abbattimento dei capi di fauna selvatica in tutti i casi di commercializzazione, mentre ne è esclusa la selvaggina per il consumo domestico privato.
Per altro – evidenzia – neppure l’utilizzo di materiali alternativi al piombo per le munizioni “ha fornito risultati scientificamente positivi agli stessi test superati invece dal piombo in ordine a impatto sull’ambiente, salute umana e performances/rischi di natura balistica”, si ricorda, in particolare, – rileva – che “il rimbalzo di un proiettile è quanto di più pericoloso possa verificarsi, in quanto il proiettile, in seguito all’impatto su superfici dure o con basse angolazioni, devia anche molto fortemente dalla traiettoria primitiva in direzioni del tutto casuali e tanto più è ‘duro’, tanto più va lontano, in quanto l’energia da esso posseduta non si disperde con la sua deformazione”.
Alla luce di queste considerazioni, Foti pone una serie di quesiti alla Giunta: in primo luogo, quale giudizio si esprima sul contenuto della determina dirigenziale e, in secondo luogo, se dalle risultanze dei campionamenti condotti dal Servizio veterinario delle Ausl emerga in maniera chiara che l’unica possibile fonte dei valori abnormi di piombo riscontrati nella selvaggina è la cessione di piombo da parte del munizionamento utilizzato dal cacciatore.
In caso di risposta affermativa, il consigliere vuole sapere quali analisi siano state eseguite su altri esemplari provenienti dai medesimi areali per escludere che la presenza di percentuali abnormi di piombo non sia dovuta a cause diverse, quali ad esempio l’acqua o al cibo assunti dalla cacciagione.
Foti domanda inoltre alla Giunta se non ritenga che l’introduzione del divieto cautelativo, in attesa della risposta del ministero a un quesito che rimarrà probabilmente disatteso, in carenza di una evidenza scientifica condivisa, significa di fatto proibire sine die, contra legem, l’utilizzo del munizionamento in piombo e vuole sapere se sia nota l’estrema pericolosità nell’esercizio venatorio dell’utilizzo di munizionamento monolitico “duro”.
A fronte di quanto espresso, il consigliere invita infine l’esecutivo regionale a revocare la determina e a modificare la legge di settore, introducendo quanto disposto dal decreto 184/2007 del ministro dell’Ambiente, dove si prevedono limitazioni sull’uso di munizioni contenenti piombo.