Le imprese artigiane italiane, nonostante gli sforzi compiuti anche nell’ultimo anno per contrastare la crisi economica, non vedono la ripresa. Il 2016, infatti, si è chiuso con una perdita di 15.811 imprese e a fine anno il saldo complessivo ha registrato, in Italia, un totale di 1.342.389 unità, il valore più basso del terzo millennio. La riduzione rispetto al 2015 è stata dell’1,2%. Un calo particolarmente pesante, soprattutto se comparato ai dati macroeconomici del sistema Italia. Nel 2016, infatti, il numero complessivo delle imprese registrate alle Camere di Commercio è aumentato di 41mila unità circa, con una variazione positiva dello 0,7%. I posti di lavoro sono saliti dell’1,1%, ben 242mila occupati in più nell’arco dei dodici mesi in esame. La decimazione dell’artigianato si è accanita principalmente su tre settori: le costruzioni, le attività manifatturiere e i trasporti. In controtendenza risulta il settore dei servizi: le imprese attive nel no-leggio, i viaggi e i servizi di supporto alle imprese sono aumentate del 3,9% (+1.893) e quelle attive nei servizi per la persona sono cresciute dello 0,5% (+864).
L’erosione della base produttiva artigiana è frutto sostanzialmente della scarsità di nuove imprese. Nel 2016 si è toccato il record negativo del nuovo millennio con appena 82.995 new entry (più di 137mila nel 2007). L’anno scorso sono diminuite le cessazioni (-98.806 imprese, pari al 7,4%) ma non tanto da compensare il calo di natalità.
“Una diminuzione così significativa delle imprese – sottolineano il Presidente provinciale di CNA, Dario Costantini e il Direttore Enrica Gambazza – crediamo sia dovuta principalmente alla situazione di stagnazione dell’economia e al perdurare della crisi, ma anche alla grande difficoltà delle stesse a rimanere sul mercato per l’elevata pressione fiscale, per la soffocante burocrazia, la non certezza del sistema giudiziario e la sempre più elevata concorrenza sleale. Il fattore più preoccupante è che le aziende cessate non sono contrastate dalla nascita di nuove attività, un segnale molto preoccupante per il dato di prospettiva, segno di un sentimento ancora di sfiducia”.
La situazione nazionale evidenziata da CNA relativa al mondo dell’artigianato, trova riscontro an-che a livello locale con i dati recentemente diffusi dalla Camera di Commercio. Nel 2016, infatti, Piacenza ha perso, complessivamente, 239 aziende (-0,8%), tanto che la consistenza complessiva è scesa sotto le 30mila unità. Costruzioni (-105), agricoltura (-68), attività manifatturiere (-63), com-mercio (-50) e trasporti (-22) i settori più colpiti. Negli ultimi anni il numero di aperture di nuove at-tività è stato sempre inferiore alle chiusure.