Armi, droga, merce rubata e la latitanza dopo l’omicidio: condannato a otto anni

Guardia di Finanza e nel riquadro l'arrestato

Ricercato per omicidio era stato trovato a Piacenza e nella sua abitazione la guardia di finanza aveva trovato droga e armi. E’ stato condannato a 8 anni di carcere e a una sanzione di 30mila euro Altin Merhori, albanese di 43 anni. L’uomo ha scelto il rito abbreviato e per lui il pm Antonio Colonna aveva chiesto 9 anni di reclusione.

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Latitante dopo un omicidio commesso a Milano nel 1997 si era trasferito a Piacenza con una nuova identità. Ma nonostante il suo impiego da autotrasportatore (svolto, secondo gli investigatori, grazie a documenti falsi), avrebbe continuato la sua attività criminale. La guardia di finanza, dopo aver scoperto la sua presenza a Piacenza lo aveva arrestato nel febbraio 2017. Perquisendo la sua abitazione, le fiamme gialle avevano trovato merce rubata per 100mila euro e centinaia di chili di droga tra cocaina e marijuana. Non solo, l’uomo aveva in casa giubbotti antiproiettile, due pistole, taser e strumenti per la fabbricazione di documenti falsi.

Era a piede libero da oltre 13 anni ma con ancora una pena di 12 anni da scontare per una condanna inflitta nel 2004 dalla procura generale di Milano per l’omicidio di un proprio connazionale, seguito dalla distruzione e occultamento del cadavere, nonché per il reato di sfruttamento della prostituzione. Proprio negli ambienti della prostituzione era maturato quel delitto commesso a Sesto San Giovanni.

Prove alla mano i finanzieri hanno deciso di perquisire qualsiasi ambiente avesse a che fare con il 42enne, dalla sua abitazione fino all’azienda di autotrasporti dove era impiegato. In un nascondiglio creato all’interno della sua abitazione è stata trovata una vasta quantità di droga: 2,5 chilogrammi circa di cocaina purissima e 10 chili di marijuana occultati all’interno di fusti in materiale plastico, bilance di precisione e materiale per il confezionamento delle sostanze stupefacenti. Droga che, una volta rivenduta, avrebbe fruttato circa 700mila euro. Non solo: erano anche presenti scatole di lidocaina cloridrato (un potente anestetico presumibilmente utilizzato per narcotizzare le vittime di furti all’interno di abitazioni private), due pistole, tre caricatori e 150 munizioni, cinque giubbotti antiproiettile, passaporti, carte d’identità, patenti di guida e certificati anagrafici tutti falsi, numerosi cellulari e SIM card e uno strumento per la lettura delle carte di credito. E parliamo solo dell’abitazione. I militari hanno controllato anche un magazzino in uso all’azienda per cui l’uomo lavora e anche lì hanno sgranato gli occhi: nel capannone erano stati stoccati numerosi elettrodomestici (tra cui lavatrici, asciugatrici, piani a gas), pneumatici e calzature di marca, tutti nuovi e provento di furto. Merce per un valore totale di 100mila euro.

I difensori Mauro Pontini e Gianpaolo Cristofori hanno annunciato ricorso in appello: i legali, infatti, chiedono l’assoluzione per quanto riguarda la detenzione di armi, la falsificazione dei documenti e il possesso di droga. Per quanto riguarda le armi, secondo i difensori, non sarebbero state eseguite le dovute perizie, in merito alla droga, invece, si tratterebbe di sostanze dal principio attivo inferiore ai limiti di legge. Infine i documenti non sarebbero stati falsi, ma il 43enne avrebbe cambiato identità secondo un iter del tutto lecito.