Amianto all’ex galoppatoio di Borgotrebbia, Rabuffi: “Sarà rimosso, ma non grazie alla politica”

“Nel “comunicato stampa” diffuso dal neo Assessore all’Ambiente Paolo Mancioppi relativamente alla copertura in cemento-amianto dell’ex maneggio di Borgotrebbia, è doveroso fare qualche precisazione per una corretta informazione ai cittadini”. Lo scrive il consigliere comunale Luigi Rabuffi della lista Piacenza in Comune.

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I “15 anni di rimpalli di responsabilità e intoppi burocratici”, che avrebbero impedito la rimozione dell’eternit sembrano riferirsi più a una disputa politica tra gli schieramenti di centro-destra e di centro-sinistra che alla realtà dei fatti, tant’è che il consigliere Fiazza replica all’assessore attribuendo alla passata Amministrazione (nonché al Comitato e a sé stesso) i meriti della prossima rimozione.

In realtà la storia è ben diversa. Le difficoltà con cui si sono scontrati i predecessori del neo assessore nell’affrontare la questione “amianto” (tanto a Borgotrebbia, quanto in altri quartieri della città o nelle frazioni) sono dovute a un “vuoto” legislativo che l’Assessore Mancioppi ben conosce e con il quale potrebbe scontrarsi in futuro per situazioni analoghe.

Infatti, non tutti sanno che per quanto riguarda le coperture in amianto il D.M. 06/09/94 non prevede l’obbligo di rimozione di tali manufatti se fanno parte di un fabbricato o comunque di un immobile, a differenza invece dell’amianto abbandonato, per il quale la normativa “Rifiuti – D.Lgs 152/2006″ prevede una particolare procedura sanzionatoria accompagnata dall’obbligo di rimozione (anche mediante i poteri sostitutivi in capo al Sindaco).
Nonostante la crescente e lecita preoccupazione avvertita dai cittadini per la grande diffusione di vecchi manufatti (specie tettoie) che col tempo rendono l’amianto che li compone un pericolo per la salute umana, la valutazione sullo stato dei materiali è ad esclusivo carico dei proprietari che, per le analisi, possono rivolgersi a consulenti privati, professionisti di fiducia o ad ARPAE (Agenzia Regionale per la Prevenzione, l´Ambiente e l´Energia dell’Emilia-Romagna). In base al giudizio risultante dalle analisi, l’unico intervento pubblico possibile è quello da parte dell’Ausl (Azienda Unità Sanitaria Locale) la quale, se il giudizio risulta “pessimo”, può proporre al Sindaco di far ricorso all’ordinanza che lo investe in qualità di Autorità Sanitaria Locale, come da art. 50 del D.Lgs 267/2000.

Premesso ciò, non risulta che l’AUSL di Piacenza in nessun caso pregresso, né tanto meno per il capannone di Borgotrebbia, abbia mai proposto ufficialmente al Sindaco di emettere provvedimenti di tale portata, limitandosi invece a richiamare al massimo le Linee Guida Regionali.

Per tutto ciò, la morale è molto semplice. La situazione dell’ex maneggio di Borgotrebbia si risolverà, e speriamo finalmente e definitivamente, non per i meriti del centro destra (insediatosi tra l’altro da solo un mese, tempo ovviamente insufficiente per risolvere una situazione così ingarbugliata), né per meriti o demeriti della giunta precedente.

La storia dell’ex galoppatoio di Borgotrebbia andrà a buon fine per il semplice motivo che l’impresa edile che ha acquisito l’immobile si trova oggi obbligata – per l’avvio dei lavori di rifacimento e di ristrutturazione legati all’investimento immobiliare programmato – a bonificare l’area rimuovendo e smaltendo, con tutte le precauzioni del caso, le attuali coperture in cemento-amianto oggetto della lunga disputa.

Personalmente ne sarò felicissimo. Lo sarò soprattutto per il Comitato e per i residenti di Borgotrebbia che da anni si battono per tutelare la propria salute ma lo sarò anche per tutti i piacentini che respirano quotidianamente il tossico smog padano dovuto al mix di inquinamento da traffico, da emissioni industriali e civili oltreché da tante “schifezze” pericolose come l’usurato amianto di Borgotrebbia.

Quindi, come diceva il saggio, “tutto è bene ciò che finisce bene,” ma sia ben chiaro: nessun merito alla nuova o alla vecchia Amministrazione perché mai come in questo caso il colore politico non c’entra niente.