Con la forza del teatro raccontare l’indicibile: la storia del piccolo profugo siriano Alan Kurdi, annegato a settembre 2015 sulla spiaggia di Bodrum, in Turchia. È quello che fa “Alan e il mare”, lo spettacolo scritto e diretto da Giuliano Scarpinato e prodotto da CSS Teatro stabile di innovazione del FVG e Accademia Perduta/Romagna Teatri.
Sarà in scena a Piacenza al Teatro Filodrammatici martedì 17 e mercoledì 18 aprile alle ore 10 nel cartellone della Stagione di teatro scuola 2017/2018 “Salt’in Banco” di Teatro Gioco Vita, curata da Simona Rossi e organizzata dal Centro di produzione teatrale diretto da Diego Maj con Fondazione Teatri e Comune di Piacenza, la collaborazione dell’Associazione Amici del Teatro Gioco Vita e il sostegno della Fondazione di Piacenza e Vigevano. Lo spettacolo è adatto a tutto il pubblico a partire dagli 8 anni (ultimi anni delle primarie, scuole secondarie di 1° grado e superiori).
Protagonisti Michele Degirolamo, Federico Brugnone, in video Elena Aimone. Le scene sono di Diana Ciufo, le videoproiezioni di Daniele Salaris, le luci di Danilo Facco, i movimenti scenici di Gaia Clotilde Chernetich, i costumi di Giuliano Scarpinato, che firma il testo e la regia e che nel lavoro drammaturgico è stato coadiuvato dall’assistente Gioia Salvatori.
Alan e suo padre Abdullah lasciano una notte il loro paese, in Siria, dove la guerra sta portando via le scuole, le case, gli alberi; salgono su una barchetta sgangherata e colma d’anime, per arrivare molto lontano. Ma quella notte una grande onda rovescia la barchetta, come fosse di carta: Alan scivola via dalle braccia forti di suo padre, cade giù dentro il mare profondo. Lì diventa fratello delle alghe, dei coralli, dell’anemone colorato: un bambino – pesce, che da quel momento appartiene all’acqua, per sempre. Da quel giorno, Abdullah torna sempre alla stessa ora davanti al mare che ha preso Alan, per portargli i fiori più belli. Prega per il suo bimbo, prega forte: e così un mattino, all’alba, Alan lo sente, ed esce fuori dalle onde per abbracciare il babbo. Solo per pochi minuti però: quando il mare scandisce il suo rintocco, Alan deve tornare indietro.
Così il giorno dopo, e poi ancora l’altro; ma ad Abdullah non bastano pochi minuti, non vuole vivere senza il suo bambino. Decide di andare da lui, entrare nel mare; Alan lo prende per mano e lo guida nella sua nuova casa. Lì, ancora una volta, Abdullah potrà restare solo per poco tempo; lui non appartiene al mare, ma alla terra, ed è là, gli sussurra all’orecchio il suo bimbo speciale, che dovrà continuare a vivere ed essere felice.
«Da qualche anno ho intrapreso un percorso di ricerca nel delicato ambito del teatro per le nuove generazioni, con il desiderio di portare all’attenzione dei più giovani temi difficili, complessi, che sfuggono a soluzioni semplici e necessariamente edificanti. Ho un’opinione molto alta e nobile dei miei giovani spettatori, da sempre capaci di sorprendermi con la loro sensibilità ed intelligenza. Ecco perché credo sia possibile, nonostante la dolorosa vicinanza temporale con quanto è accaduto, provare a raccontar loro in teatro la storia di Alan».
Per raccontare questa storia, si è partiti dalle testimonianze reali dei suoi protagonisti.
«Ma il teatro – spiega ancora Scarpinato – ha delle possibilità in più rispetto a quelle della cronaca: sono quelle del sogno, della trasfigurazione, che rendono possibile far lievitare il cuore doloroso delle cose, amplificare la vicenda di uno e farla diventare quella di molti. Ecco quindi che alle parole, alla vita narrata, si aggiungono le immagini, e la vita “immaginata”: proiezioni realizzate in videomapping daranno vita a sogni, aspettative, desideri. Non solo: porteranno in scena il luogo da cui la voce e la presenza di Alan giungeranno, una sorta di Atlantide, piccolo Eden subacqueo tra le cui spume, sabbie, coralli la piccola esistenza del bambino è rimasta impigliata. Allo spettatore, giovane o adulto, spetterà il compito di raccoglierla, quell’esistenza; come porgendo l’orecchio ad una conchiglia per sentire, in qualsiasi luogo ci si trovi, il lontano rumore del mare».